Guerra o pace: le grandi manovre continuano. E lo Zar Putin detta le condizioni
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Guerra o pace: le grandi manovre continuano. E lo Zar Putin detta le condizioni

Mosca  sembra aver compiuto un primo passo verso la de-escalation e annunciando il ritiro di una parte delle truppe schierate al confine con l’Ucraina visto che queste hanno terminato le esercitazioni militari nell’area. Ma...

Guerra o pace: le grandi manovre continuano. E lo Zar Putin detta le condizioni
Crisi tra Ucraina e Russia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Febbraio 2022 - 17.45


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Russia-Ucraina: le grandi manovre continuano. Avanti e indietro, bastone e carota, aperture e avvertimenti. 

Mosca  sembra aver compiuto un primo passo verso la de-escalation e annunciando il ritiro di una parte delle truppe schierate al confine con l’Ucraina visto che queste hanno terminato le esercitazioni militari nell’area. Ma Vladimir Putin, che ieri  ha incontrato a Mosca il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ora chiede un segnale da parte della Nato: “Non accetteremo mai l’allargamento della Nato fino ai nostri confini, è una minaccia che noi percepiamo chiaramente”, ha dichiarato nel corso della conferenza stampa congiunta aggiungendo che “le risposte dell’Alleanza sulla sicurezza” finora “non soddisfano le nostre richieste” ma ci sono dei “ragionamenti” che possono essere portati avanti. Il presidente russo ha inoltre aggiunto che “da 30 anni ci dicono che la Nato non si allargherà verso la Russia, invece è accaduto. E ci dicono che l’Ucraina non è ancora pronta per entrare nella Nato. Ma se questo avverrà domani o dopodomani, per noi non cambia nulla. Vogliamo risolvere questa questione adesso“. E avverte: “La Russia teme che i colloqui sulla sicurezza in Europa possano andare troppo per le lunghe senza ragione e non permetterà che nel protrarsi di questi colloqui la sua situazione possa peggiorare”. Sulle aspirazioni atlantiste di Kiev, però, tra i due leader c’è ancora distanza: “Sono stato chiaro che su alcune posizioni non ci sono possibilità di negoziare“, ha risposto Scholz a chi gli ha chiesto se si potesse ipotizzare una moratoria sull’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato. 

A dare l’annuncio del parziale ritiro russo è stato, nella mattinata di ieri, il maggiore generale Igor Konashenkov che in una nota ha spiegato: “Unità dei distretti militari meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviari e terrestri e oggi inizieranno a rientrare alle proprie basi. Mentre le misure di addestramento al combattimento si avvicinano alla conclusione, le truppe, come sempre avviene, effettueranno marce combinate alle proprie basi permanenti”. La notizia ha subito fatto il giro delle cancellerie con le conseguenti dichiarazioni del caso. L’Ucraina, attraverso il proprio ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, rivendica la paternità della de-escalation: “Insieme ai nostri partner”, cioè i Paesi occidentali, “siamo riusciti a impedire ogni nuova escalation da parte della Russia”, ha dichiarato. 

Ma l’America non ci crede

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto che gli Usa “non stanno osservando nessun ritiro delle forze russe dal confine” con l’Ucraina. Il capo della diplomazia Usa, intervistato da Msnbc, ha aggiunto che Washington, invece, “continua a vedere movimenti critici di unità russe verso la frontiera”. “C’è quello che dice la Russia e poi c’è quello che fa”, ha sottolineato Blinken. 

“A dire la verità, non abbiamo ancora visto alcun ritiro” da parte delle truppe russe. Lo ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Bbc, dicendo che del ritiro russo “ne abbiamo solo sentito parlare”. Intervistato in un campo di addestramento militare nell’Ucraina occidentale, Zelensky ha aggiunto che quando le truppe russe si ritireranno “lo vedranno tutti, non solo l’esercito. Ma per ora sono solo parole”. Dicendo di ritenere che “tutte le persone normali sperano in una de-escalation”, il presidente ucraino ha affermato che “per quanto riguarda la minaccia” posta dalla Russia “ho detto molte volte che siamo sereni su qualsiasi minaccia perché ricordiamo che tutto questo non è iniziato ieri. Succede da molti anni”.

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A stretto giro di posta mediatica arriva la risposta di Mosca: “Ogni movimento anomalo lungo la linea di contatto in Ucraina, ogni sparo, ogni provocazione potrebbero avere conseguenze fatali”. A lanciare il nuovo avvertimento è la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata da Interfax. “L’isteria fomentata dall’Occidente ha messo una dura pressione psicologica sulla popolazione ucraina, ma tocca a loro averci a che fare. Siamo preoccupati per un’altra cosa: si tratta di un Paese in una fase calda di conflitto interno, e quindi la condizione della popolazione, compresa la salute mentale, è importante”, ha aggiunto Zakharova, puntando il dito anche contro “i media occidentali”.

Il bastone e la carota

Sempre Lavrov,ha avvertito che vi saranno “rappresaglie” nel caso in cui il Regno Unito decidesse di imporre nuove sanzioni a Mosca per la crisi ucraina. Londra ha infatti avvertito che le aziende russe saranno penalizzate in caso di invasione dell’Ucraina.

Intanto gli Stati Uniti hanno condannato “fermamente” una proposta della Duma di riconoscere l’indipendenza delle due repubbliche separatiste ucraine. “Se Vladimir Putin accoglierà l’appello della Duma a riconoscere le cosiddette repubblica di Donetsk e Luhansk come indipendenti”, questo “equivarrà ad un rifiuto degli impegni degli accordi di Minsk, che fissano il processo per una piena reintegrazione politica, sociale ed economica di queste parti della regione ucraina del Donbass controllate dalle forze guidate dalla Russia e alleati politici dal 2014”, afferma il capo della diplomazia statunitense, per poi aggiungere  che questo “minerebbe ulteriormente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, costituendo una grande violazione del diritto internazionale”. Una scelta del genere da parte del Cremlino, conclude Blinken, “metterà ancora di più in dubbio la dichiarata volontà della Russia di continuare ad impegnarsi per trovare una soluzione pacifica di questa crisi, e – conclude – renderebbe necessaria una rapida e ferma risposta da parte degli Stati Uniti in pieno coordinamento con i nostri alleati e partner”.

 “La nostra opinione è che quello che sta accadendo in Donbass è un genocidio”. Così Putin rispondendo ad una domanda sulla richiesta della Duma di riconoscere le due repubbliche separatiste ucraine filo-russe di Lugansk e Donetsk. Quella dello “Zar” suona anche come una risposta indiretta alla presa di posizione americana.

I dubbi dell’Europa

Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha espresso cautela di fronte all’annuncio del ritiro delle forze russe dalla Crimea, sottolineando che è necessario prima “verificarlo”. Commentando la notizia ai microfoni di radio France Inter, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera ha detto che il ritiro, “se fosse vero, senza dubbio” sarebbe un segnale di distensione. Tuttavia ha aggiunto: “Bisogna sempre controllare”.

 “Credo che la diplomazia non ha abbia detto l’ultima parola ma ora dobbiamo vedere i fatti oltre alle parole”, incalza Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo. “La Nato non ha ancora visto segni chiari di ritiro”. E sul gas il presidente della Commissione Ue ha spiegato: “Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l’energia come leva di pressione e posso dire che per questo inverno siamo al sicuro. Con gli Stati membri abbiamo messo a punto misure di emergenza che possiamo mettere in campo se si arriva a una crisi totale: oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa. Ma dobbiamo anche investire per liberarci dalla dipendenza dalla Russia per il gas”. Dubbi sull’effettivo ritiro arrivano anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo cui le truppe russe “sono aumentate non diminuite”: “Stiamo monitorando molto da vicino cosa accade. Allo stesso tempo registriamo le aperture di Mosca al dialogo diplomatico e siamo pronti in questo senso. Ma stiamo ancora aspettando la reazione della Russia alle nostre risposte scritte inviate il 26 di gennaio”.

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Droni Usa da Sigonella sorvegliano russi da ieri

I droni americani continuano a sorvegliare i movimenti russi al confine con l’Ucraina e filo-russi nel Paese. E’ ancora in corso la missione di uno dei cinque droni Northrop Grumman Global Hawk decollato ieri dalla base di Sigonella e dotato del sistema Alliance ground surveillance Ags. Si tratta della prima importante missione da quando i droni sono operativi, cioè esattamente un anno fa, nel febbraio del 2021. La missione ha sorvolato, secondo i tracciati di Flightradar, per diverso tempo la regione del Donbass. E’ rientrato nella base in Sicilia, invece, un altro drone della pattuglia.

Decine di paracadutisti statunitensi sono atterrati in un aeroporto polacco vicino al confine con l’Ucraina oggi nell’ambito di un dispiegamento di diverse migliaia di soldati per rafforzare il lato orientale della Nato. Lo hanno constatato giornalisti della France Presse che hanno visto i soldati lanciarsi da un aereo militare Boeing C-17 e poi a terra salire su autobus all’aeroporto di Rzeszow, a circa 100 chilometri dal confine ucraino. Un altro gruppo di soldati, circa una decina, è salito a bordo di due elicotteri Black Hawk che sono poi decollati. Anche due elicotteri Chinook sono stati visti atterrare. Auto blindate, camion militari, container e decine di altri soldati sono stati notati in un campo improvvisato allestito all’interno dell’aeroporto. Gli Stati Uniti hanno annunciato l’intenzione di schierare temporaneamente un totale di circa 4.700 soldati in Polonia, in risposta all’accumulo di truppe russe intorno all’Ucraina, portando la presenza militare statunitense nel Paese a circa 10.000 soldati. Sono guidati dal generale Chris Donahue, l’ultimo soldato americano a lasciare l’Afghanistan.

Joe non smette l’elmetto

Se la Russia attaccherà sarà una guerra senza ragione, il costo umano per l’Ucraina sarà immenso. E anche il costo strategico per la Russia sarà immenso”. Così Joe Bidennel discorso di ieri alla Casa Bianca, nel quale ha sottolineato  che “il mondo non dimenticherà che la Russia ha morte e distruzione senza senso”. “Invadere l’Ucraina sarà come ferirsi da sola – ha detto ancora parlando della Russia – gli Usa e i nostri alleati risponderanno in modo deciso ed unito”. Gli Stati Uniti, inoltre, non “hanno ancora verificato” se la Russia abbia avviato il ritiro delle truppe dal confine.  Biden, che nel suo discorso si è rivolto direttamente anche ai cittadini russi dicendo che “non siamo vostri nemici, non stiamo minacciando la Russia”, ha ricordato che gli Stati Uniti e gli alleati sono pronti ad adottare sanzioni durissime “che non abbiamo adottato ai tempi della Crimea”. Ed ha ribadito che un eventuale attacco bloccherebbe l’operatività del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe portare gas russo in Germania. 

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“Non sacrifichiamo principi, ma c’è ancora molto spazio per la diplomazia”, ha affermato Biden ricordando che da “settimane siamo impegnati no stop per la diplomazia”. Il presidente americano ha ricordato il suo ultimo colloquio nel fine settimana con Vladimir Putin per dare “alla diplomazia tutte le possibilità di avere successo”.

Biden ha anche evidenziato che gli Stati Uniti hanno messo “sul tavolo idee concrete per la sicurezza in Europa, misure che si possono applicare sia alla Nato che alla Russia e che possono far avanzare la sicurezza comune”.

Il capo della Casa Bianca avrà un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sugli sviluppi della crisi in Ucraina alle 20.30 italiane. 

L’”ombra cinese”

La Cina potrebbe approfittare della crisi in Ucraina per fare qualcosa di “provocatorio” in Asia orientale e testare la reazione della comunità internazionale. E’ l’avvertimento del generale statunitense Kenneth Wilsbach, a capo delle forze aeronautiche statunitensi nel Pacifico, lanciato dall’Airshow in corso in questi giorni a Singapore. La Cina potrebbe vedere cosa sta accadendo in Europa “e cercare di fare qualcosa qui nell’Indo-Pacifico”, ha dichiarato il generale statunitense, aggiungendo che “non sarebbe sorprendente se cercassero di fare qualcosa che possa essere provocatorio e vedere come reagisce la comunità internazionale”. Le preoccupazioni di una mossa di Pechino sullo scacchiere asiatico, ha detto il generale, sono venute a galla quando la Cina ha espresso il proprio sostegno alla Russia sulla crisi in Ucraina, in occasione della visita a Pechino del presidente russo, Vladimir Putin, per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022. Nel caso di una crisi nell’Indo-Pacifico, Wilsbach, di stanza alle Hawaii, avrebbe un ruolo di primo piano: il generale non è entrato nel dettaglio delle mosse che Pechino potrebbe mettere in atto, limitandosi a dire che ci sono “diverse opzioni” a cui potrebbe ricorrere. Il crescente ruolo della Cina nell’Indo-Pacifico è stato tema di discussione la settimana scorsa per il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che ha incontrato a Melbourne i suoi omologhi di Australia, Giappone e India.

Il dossier ucraino torna ala Palazzo di Vetro

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu torna a riunirsi sull’Ucraina. Domani è in programma un incontro dei Quindici sull’attuazione degli accordi di Minsk: non si tratta di una riunione di emergenza, spiegano fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro all’Ansa, ma di un appuntamento “di routine, e il fatto che avvenga in questo momento, e durante la presidenza della Russia, non è preparato, è solo una coincidenza”. All’inizio del mese l’ambasciatore di Mosca all’Onu Vassily Nebenzia, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha spiegato ai giornalisti che a sette anni dagli accordi di Minsk “sfortunatamente non è stato fatto un singolo passo da Kiev per adempiere agli obblighi previsti, quindi probabilmente discuteremo non l’attuazione, ma la non attuazione degli accordi di Minsk”. 

Sabato riunione emergenza ministri Esteri G7 a Monaco

I ministri degli Esteri del G7 terranno una riunione d’emergenza sabato, a Monaco, in Germania, sulla crisi al confine tra Russia e Ucraina. Lo ha annunciato un portavoce del ministero degli Esteri tedesco. Il capo della diplomazia di Berlino, Annalena Baerbock, ospiterà i colloqui a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha spiegato il portavoce sottolineando che i ministri “si focalizzeranno sulla crisi sollevata dal dispiegamento di truppe russe vicino all’Ucraina”.

Le “manovre” continuano. Si spera solo quelle diplomatiche.

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