Europa, alla faccia della solidarietà: niente corridoi umanitari per l'Afghanistan
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Europa, alla faccia della solidarietà: niente corridoi umanitari per l'Afghanistan

Lo ha detto il premier conservatore sloveno Janez Jansa, il cui Paese detiene la presidenza di turno semestrale della Ue. E altri gli vanno dietro...

Profughi afghani al confine tra Bielorussia e Polonia
Profughi afghani al confine tra Bielorussia e Polonia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

22 Agosto 2021 - 17.49


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Europa-Afghanistan, alla faccia della solidarietà. solidarietà

Niente corridoi

L’Unione europea non aprirà corridoi umanitari per i profughi dall’Afghanistan né consentirà che si ripeta la grave crisi migratoria del 2015. Lo ha detto il premier conservatore sloveno Janez Jansa, il cui Paese detiene la presidenza di turno semestrale della Ue. “Non ripeteremo gli errori strategici del 2015. Aiuteremo solo coloro che ci hanno aiutato durante la missione Nato e i Paesi membri della Ue che difendono i nostri confini esterni”, ha detto Jansa citato dai media serbi.

“Non è compito della Ue o della Slovenia aiutare e pagare per tutti coloro che fuggono nel mondo”, ha aggiunto il premier sloveno le cui posizioni in tema di migranti sono vicine a quelle dell’ultraconservatore ungherese Viktor Orban e degli altri capi di governo del Gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia).

Intanto, sempre alla faccia della solidarietà, Atene ha annunciato di aver completato la costruzione di una barriera alla frontiera turca, per bloccare un’eventuale ondata di persone dall’Afghanistan dopo la conquista del potere da parte dei talebani. La recinzione esisteva già, ora è stata ampliata e implementata con un nuovo sistema di sorveglianza. “Non possiamo aspettare passivamente il possibile impatto” della crisi afghana, ha detto il ministro della Protezione dei cittadini Michalis Chrisochoidis. 

Morti a Kabul

Almeno 20 persone sono morte negli ultimi sette giorni all’interno e nei dintorni dell’aeroporto di Kabul durante le evacuazioni dopo che i talebani hanno preso il controllo della capitale afgana il 15 agosto. Lo ha dichiarato un funzionario della Nato, citato dalla Reuters sul suo sito web. “La crisi fuori dall’aeroporto di Kabul è una disgrazia. “Il nostro obiettivo è evacuare tutti gli stranieri il prima possibile”, ha detto il funzionario. “Le nostre forze stanno mantenendo una distanza dalle aree esterne dell’aeroporto di Kabul per prevenire eventuali scontri con i talebani”, ha aggiunto. In mattinata Sky News, citando un comunicato del ministero della Difesa britannico, aveva parlato di sette persone morte tra la folla vicino all’aeroporto di Kabul a causa della calca mentre cercavano di avvicinarsi allo scalo per lasciare il Paese. 

La confusione e il caos generano anche altri drammi. Sempre più bambini si stanno perdendo e scompaiono. L’allarme è stato lanciato da media locali come l’emittente ‘Ariana‘, che ha raccontato la storia di una famiglia di Kabul che si sta prendendo cura di un bambino rimasto incastrato nel filo spinato e che, nonostante gli sforzi, non è ancora riuscita a rintracciare i suoi genitori. Il bambino, che ha circa 6 anni, ha dichiarato che la sua famiglia è arrivata in aeroporto per fuggire dal Paese. Apparentemente suo padre è caduto tra la folla e da quel momento in poi il bambino ha perso i contatti con entrambi i genitori. Giornalisti locali riferiscono che diverse persone stanno postando foto di bambini scomparsi all’aeroporto.

I talebani starebbero rapendo i figli di chi partecipa alla resistenza organizzata contro di loro in montagne e valli a nord di Kabul, dove una resistenza organizzata sta combattendo sotto la bandiera di “Rivolta del popolo”. È quanto riferiscono all’agenzia LaPresse/Ap quattro funzionari. Khair Mohammad Khairkhwa, ex capo dell’intelligence nella provincia di Balkh, nonché Abdul Ahmad Dadgar, altro leader della rivolta, affermano che i combattenti talebani hanno attaccato le case dandole alle fiamme mentre portavano via i bambini. Altri due funzionari coperti dall’anonimato, inoltre, sostengono che i talebani abbiano rapito bambini figli di combattenti. I talebani non hanno risposto a richieste di commento sui combattimenti

La prima resistenza organizzata 

A nord della capitale una resistenza organizzata sta combattendo sotto la bandiera di “Rivolta del popolo”. Ed è proprio contro questi resistenti che, secondo quanto riferito dai funzionari, si starebbe scagliando la “vendetta” talebana. La resistenza sulle montagne e nelle valli a nord di Kabul ha portato un gruppo di combattenti anti-talebani a prendere il controllo di diversi distretti rurali. I combattimenti sono scoppiati nella provincia di Baghlan, circa 120 chilometri a nord di Kabul: le forze organizzate sotto la bandiera della “Rivolta del popolo” hanno preso il controllo di tre distretti intorno alla Valle di Andarab, annidata nella catena montuosa di Hindu Kush vicino al Panshir, unica provincia ancora non sotto il controllo dei talebani. 

I dettagli sui combattimenti restano incerti, ma si tratta della prima resistenza organizzata che si solleva contro i talebani da quando il loro blitz nel Paese in meno di una settimana ha consentito loro di prendere il controllo della maggior parte dell’Afghanistan e arrivare fino alla capitale. Domenica i talebani hanno dispiegato combattenti per lanciare in quella zona una possibile offensiva: hanno pubblicato online un video che mostra combattenti, comprese le loro forze speciali, che si preparano a recarsi nell’area, possibilmente per combattere contro le forze della “Rivolta del popolo”.

Prove di dialogo

 L’ex presidente afghano Hamid Karzai e l’ex vice primo ministro del Paese Abdullah Abdullah hanno incontrato i talebani nell’ambito dei colloqui iniziati questo fine settimana tra il movimento e ciò che resta dell’ex governo per chiarire il futuro politico del Paese. Karzai e Abdullah fanno parte del cosiddetto Consiglio di coordinamento, l’organismo che, insieme all’ex signore della guerra Gulbuddin Hemaktyar, rappresenta le autorità afghane dopo che il presidente Ghani è fuggito dal Paese. Intanto anche Ahmed Massoud, figlio del leggendario ‘Leone del Panshir’, eroe della resistenza ai sovietici, ha aperto ai talebani, ma a condizione che il loro governo non sia estremista. In un’intervista al giornale arabo al Sharq al Awsat, Massoud, che guida la resistenza nel nord, ha detto: “Siamo pronti a formare un governo inclusivo, ma quello che non è accettabile è la formazione di un governo afghano caratterizzato dall’estremismo”. Massoud ha anche dichiarato di essere “disponibile a perdonare il sangue di mio padre per portare pace, sicurezza e stabilità nel paese”.

Hashmat Ghani, fratello dell’ex presidente afghano Ashraf Ghani, ha dichiarato di aver accettato l’acquisizione del Paese da parte dei talebani, ma ha chiesto la formazione di un governo inclusivo. Parlando ad al Jazeera dalla sua casa di Kabul ovest, Ghani ha affermato che il riconoscimento del nuovo ordine a Kabul è una necessità “per il popolo afghano” in un momento in cui le forze straniere sono a pochi giorni dal loro ritiro definitivo.

“Talebani dappertutto da Herat a Kabul”

Sono una cittadina di Herat. Sono arrivata fino a Kabul e abbiamo avuto centinaia di problemi durante il viaggio. Dappertutto c’erano i talebani”. Lo racconta all‘Ansa una giovane donna afghana arrivata da un paio di giorni e poi trasferita con altri rifugiati in una struttura dell’Esercito nel nord Italia. Anche lei, come altre centinaia di persone in fuga, ha raggiunto l’aeroporto di Kabul dove negli ultimi sette giorni – ha dichiarato un funzionario della Nato citato dalla Reuters – almeno 20 persone sono all’interno e nei dintorni dell’area durante le evacuazioni dopo che i talebani hanno preso il controllo della capitale afghana il 15 agosto.

Johnson: “Martedì riunione del G7 sull’Afghanistan”

 La riunione virtuale dei leader del G7 sulla situazione in Afghanistan è stata convocata per martedì, lo ha annunciato il premier britannico Boris Johnson, il cui Paese detiene la presidenza del gruppo che comprende, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Canada, Italia, Francia e Giappone. “Martedì convocherò i leader del G7 per colloqui urgenti sulla situazione in Afghanistan. È fondamentale che la comunità internazionale collabori per garantire evacuazioni sicure, prevenire una crisi umanitaria e sostenere il popolo afghano per preservare i risultati degli ultimi 20 anni”, ha scritto Johnson su Twitter.  

Pentagono: ok a voli commerciali per accelerare evacuazioni L’Amministrazione Biden ha attivato la Civil Reserve Air Fleet per aumentare il ritmo delle evacuazioni da Kabul mentre sembrano deteriorarsi le condizioni di sicurezza intorno all’aeroporto e crescono i timori per possibili attacchi dell’Isis. Lo ha annunciato il Pentagono, spiegando che 18 aerei commerciali saranno utilizzati per fare la spola tra gli Usa e le basi statunitensi in  Qatar, Germania e Bahrein, dove si trovano in attesa molte persone già evacuate dall’Afghanistan. La propaganda talebana: “Il caos è colpa degli Usa”  Un funzionario talebano ha accusato gli Stati Uniti per il caos di questi giorni all’aeroporto di Kabul, “L’America, con tutta la sua potenza e le sue strutture… non è riuscita a portare l’ordine all’aeroporto. C’è pace e calma in tutto il Paese, ma c’è caos solo all’aeroporto di Kabul”, ha affermato il funzionario, AmirKhan Mutaqi.  

Afghanistan: aereo con richiedenti asilo in Usa a Sigonella 

Un aereo proveniente dall’Afghanistan con militari statunitensi e cittadini afghani richiedenti visto asilo speciale agli Usa e afghani vulnerabili è previsto atterri nel primo pomeriggio nell’aeroporto militare di Sigonella. È quanto si apprende dall’ufficio stampa Nas Sigonella. “La Stazione Aeronavale della Marina Usa di Sigonella – si legge nella nota dell’ufficio stampa della Nas di Sigonella –  è stata incaricata di supportare l’evacuazione sicura di cittadini statunitensi, di richiedenti visto speciale per immigrati (SIV) e di afghani vulnerabili. Ci aspettiamo di accogliere i primi sfollati già questo pomeriggio e stiamo lavorando in piena cooperazione e consultazione con l’Aeronautica militare italiana. Questa operazione richiederà uno sforzo da parte di tutti ed il mantenimento di un alto livello di impegno per il prossimo futuro”. 

 Biden parlerà alla nazione per la terza volta 

Il presidente americano Joe Biden terrà un nuovo discorso alla nazione per fornire aggiornamenti sugli sforzi di evacuazione dell’amministrazione in Afghanistan. L’intervento è previsto alle 16 ora locale, le 22 in Italia, dopo una riunione con il team sulla sicurezza nazionale nella situation room per ricevere aggiornamenti sulla sicurezza in Afghanistan. 

Blair impartisce lezioni

Non contento dei disastri che ha contribuito a collezionare in Irak, Tony Blair dà lezioni di coerenza e umanitarismo a Biden. L’ex primo ministro britannico che ha dispiegato truppe in Afghanistan 20 anni fa dopo gli attacchi dell’11 settembre, afferma che la decisione degli Stati Uniti di andarsene ha “allietato ogni gruppo jihadista in tutto il mondo”. In un lungo saggio pubblicato sul suo sito web nella tarda serata di sabato, Blair ha affermato che la decisione di ritirare le truppe è stata “tragica, pericolosa, non necessaria”. Ha aggiunto che la Gran Bretagna ha un “obbligo morale” di rimanere fino a quando “tutti coloro che ne avranno bisogno saranno stati evacuati” .

L’Onu avverte: “Si rischia una catastrofe assoluta”  

Con la presa del potere dei talebani, l’Afghanistan affronterà una “catastrofe assoluta con fame diffusa, persone senza casa e collasso economico a meno che non venga concordato un urgente sforzo umanitario sulla scia del ritiro dal Paese degli Stati Uniti”. A lanciare l’allarme ai leader mondiali è Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale per l’Afghanistan del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

“Dobbiamo portare rifornimenti nel Paese – ha aggiunto -, non solo in termini di cibo, ma anche di forniture mediche, di rifugi. Abbiamo bisogno di soldi e ne abbiamo bisogno ora”.

 McGroarty ha sottolineato che “se tarderemo per le prossime sei o sette settimane, inizierà a diventare troppo tardi. La gente non ha niente. Dobbiamo portare il cibo adesso e portarlo alle comunità delle province, prima che le strade siano bloccate dalla neve”.

La funzionaria Onu ha, inoltre, ricordato che un afghano su tre era già in crisi di fame, con oltre due milioni di bambini a rischio di malnutrizione. La siccità aveva già portato a una riduzione del 40% della produzione di grano, mentre la valuta afghana stava già crollando. E i tassi di Covid-19 sono alti. Come hanno osservato tutti in tutto il mondo, c’è stata l’escalation del conflitto negli ultimi due mesi: oltre 500mila persone sfollate, 250mila delle quali da maggio e ciò che è urgente ora è una qualche forma di cessate il fuoco che consenta un massiccio aumento della risposta umanitaria. L’imperativo umanitario non può andare perduto”.

Spiegatelo a quelli di Visegrad. 

 

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