Tutti fedeli allo zar: per i medici russi "non c'è veleno" nel sangue di Alexei Navalny, non andrà in Germania
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Tutti fedeli allo zar: per i medici russi "non c'è veleno" nel sangue di Alexei Navalny, non andrà in Germania

I medici di Omsk hanno rifiutato di autorizzare il trasporto di Navalny in una clinica in Germania. Il suo staff: "Vogliono nascondere le prove"

Alexei Navalny
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21 Agosto 2020 - 08.16


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“Nessun veleno” è stato rilevato nel sangue di Alexei Navalny. Lo afferma Anatoly Kalinichenko, vicedirettore dell’ospedale, citato dai media internazionali. Il medico ha detto che i sanitari hanno già un quadro diagnostico completo su Navalny, ma che non possono ancora divulgarlo. Il primario dell’ospedale di Omsk, dove è ricoverato in coma l’oppositore russo Aleksei Navalny, “non è pronto ad assumersi la responsabilità” di autorizzare il suo trasferimento, come chiesto dai familiari. Ad annunciarlo su Twitter è uno dei collaboratori di Navalny, Ivan Zhdanov, mentre una Ong tedesca ha inviato già un’eliambulanza per portare in Germania l’attivista, in coma da ieri dopo un sospetto avvelenamento. 

“Il divieto di trasferire Aleksei Navalny” dall’ospedale di Omsk, dove da ieri è ricoverato in coma dopo un sospetto avvelenamento, “rappresenta una minaccia per la sua vita. Nelle sue condizioni, rimanere senza macchinari adeguati e senza una diagnosi è un pericolo mortale”. Lo ha denunciato su Twitter la portavoce dell’oppositore russo, Kira Yarmish, dopo la notizia che i medici hanno rifiutato di autorizzare il trasporto di Navalny in una clinica all’estero, come chiesto dalla famiglia e dai suoi collaboratori.

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“Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva promesso aiuto nelle cure e nel trasferimento in un’altra clinica e oggi i medici si rifiutano di dare il permesso”, denuncia Yarmish. Le fa eco il braccio destro dell’oppositore, Leonid Volkov: “E’ stata presa una decisione politica e non clinica, la vita di Aleksei è in grave pericolo. Tutto ieri abbiamo parlato con decine di dottori e tutti hanno confermato la stessa cosa: stare a bordo di un aereo di soccorso moderno è più sicuro che stare in terapia intensiva ad Omsk, portatelo via il prima possibile”.

Secondo lo staff di Navalny, il “niet” è legato alla necessità di nascondere le prove del suo avvelenamento. L’ultimo bollettino medico, su cui si basa il rifiuto del trasporto all’estero, parla di “condizioni instabili” per l’attivista, nonostante fino a ieri i dottori dichiaravano di essere riusciti a stabilizzare la situazione.
L’oppositore si trova in “coma profondo”, ma ancora non c’è una diagnosi ufficiale. Il suo braccio destro, Leonid Volkov, su Twitter ha denunciato: “Al Cremlino non importa niente della vita e della salute di Aleksei. La cosa importante per loro è che le prove che sia stato avvelenato non diventino di dominio pubblico”. “Il motivo per cui non danno l’autorizzazione è chiara”, ha twittato Nadia Tolokonnikova, membro del gruppo Pussy Riot, “dopo tre giorni tutte le tossine saranno rimosse dall’organismo e non ci saranno le prove dell’avvelenamento”.

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