Il Sahel è ormai strategicamente il nostro sud: l'Italia sbaglia a sottovalutare

Perché l’Italia non c’era a Nouakchott al vertice sul Sahel, nemmeno a livello sottosegretario? C'erano Macron e il premier Sanchez, eppure...

Macron a Nouakchott al vertice sul Sahel
Macron a Nouakchott al vertice sul Sahel
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Mario Giro Modifica articolo

3 Luglio 2020 - 16.47


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Perché l’Italia non c’era a Nouakchott al vertice sul Sahel, nemmeno a livello sottosegretario? Forse la Mauritania non sembra nel nostro primario interesse ma la riunione del G5 Sahel, alla presenza di Macron e del premier spagnolo Sanchez certamente sì. La Spagna oltretutto sta prendendo in esame l’idea di dirigere le operazioni militari in Mali: se questo avviene l’Italia scalerebbe al terzo-quarto posto in ordine di importanza in un’area che rappresenta il nostro fianco sud prioritario. E non si dica che i nostri avevano altre priorità: Macron c’è stato anche nell’imminenza di rimpasto…
Sarebbe bene ricordare che due governi fa l’allora sottosegretario Amendola, oggi Ministro, fece un importante missione in Mauritania che ebbe buoni successi. Ma si sa: da noi la memoria è corta e la costruzione “a sistema” non ben vista. Invece è il caso di stare su pezzo e ben presenti in quell’area per seguire cosa stanno facendo i nostri partner sia europei che africani: abbiamo tanto investito nel Niger così come in Mali ecc., che ora sottostimarlo significa sprecare la politica innovativa fatta negli anni scorsi e che ci ha fatto issare ai primi posti sia come influenza politica che come investitori. Abbiamo aperto nuove ambasciate (cosa che non si faceva da decenni, anzi per lo più si chiudevano). Abbiamo finanziato e aiutato i bilanci di quei paesi, aumentato la cooperazione, nominato inviati speciali, fatto e ricevuto visite istituzionali di alto livello. Per la prima volta c’eravamo in Africa Occidentale con una presenza costruttiva e non avversativa. Alla Farnesina è depositata la memoria di tutto questo: sarebbe bene che i nostri politici ne facciano tesoro.
Ripetiamolo per l’ennesima volta: il Sahel è ormai strategicamente il nostro sud; in quell’area si svolgono buona parte delle conseguenze della guerra nata in Libia (e quindi anche una parte della soluzione); dal Sahel transitano immigrati e potenziali minacce di tipo diverso. E’ la terra di passaggio per l’Africa occidentale costiera, quella ricca dove vi sono buone opportunità per le nostre imprese. Oggi il Sahel è aggredito da un jihadismo assai forte ed influente; la Francia cerca alleati; la Spagna è già presente, così come la Germania e gli USA. I nostri soldati sono per il momento in Niger in posizione di attesa: non c’è un’idea, non abbiamo strategia.
Visto ciò che accade poco più a nord nel mediterraneo l’Italia avrebbe un ruolo importante: non si tratta di fare la guerra ma di evitare l’escalation in atto. Infatti le operazioni militari attuali sono in difficoltà e addirittura il governo del Mali (contro avviso francese) sta negoziando con i jihadisti di al-Qaeda (non con quelli dell’ISIS). D’altro canto gli americani fanno lo stesso coi Talebani. Di conseguenza sta nascendo nel Sahel un nuovo paradigma politico che va tenuto sotto osservazione. Siamo stati anche invitati. Dunque perché non esserci? Perché essere assenti nei luoghi dove le cose avvengono?

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