La Corte europea dei diritti umani condanna l'Italia per non aver protetto la gente della Terra dei Fuochi
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La Corte europea dei diritti umani condanna l'Italia per non aver protetto la gente della Terra dei Fuochi

Le autorità italiane hanno messo in pericolo la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l'area della Campania colpita per decenni dall’interramento di rifiuti tossici.

La Corte europea dei diritti umani condanna l'Italia per non aver protetto la gente della Terra dei Fuochi
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30 Gennaio 2025 - 12.10


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Le autorità italiane hanno messo in pericolo la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area della Campania colpita per decenni dall’interramento di rifiuti tossici.

A stabilirlo è stata la Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per non aver adottato misure adeguate nonostante la consapevolezza della gravità della situazione. La CEDU ha imposto al Paese l’obbligo di introdurre, senza indugio, interventi concreti per contrastare efficacemente l’inquinamento nell’area. La sentenza è definitiva.

La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, qualificabile come “imminente”. Inoltre, i giudici hanno sottolineato l’assenza di una risposta istituzionale sistematica, coordinata e completa, evidenziando la lentezza nella valutazione dell’impatto dell’inquinamento, laddove sarebbe stata necessaria maggiore rapidità. Il pronunciamento sottolinea anche il mancato impiego di tutte le azioni penali necessarie per contrastare lo smaltimento illegale di rifiuti.

“Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato”, scrive la CEDU.

La sentenza riguarda i ricorsi presentati da 41 cittadini e 5 associazioni. Tuttavia, la Corte ha accolto parzialmente le obiezioni del governo, respingendo i ricorsi delle associazioni e di alcuni individui. Secondo i giudici, le associazioni non possono essere considerate “direttamente interessate” da violazioni legate ai rischi sanitari derivanti dall’inquinamento e non hanno titolo per agire in rappresentanza dei loro membri. Inoltre, per alcuni dei ricorrenti non sono state trovate prove sufficienti della loro residenza in aree colpite dal fenomeno.

A commentare la sentenza è stato don Maurizio Patriciello, che sui social ha espresso la propria emozione:

“Quante calunnie abbiamo dovuto subire; quante minacce; quante derisioni; quante offese; quante illazioni… I negazionisti, ignavi, collusi, corrotti, ci infangavano… Siamo andati avanti. Convinti. Vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre e delle nostre vite. Grazie a tutti i volontari… grazie ai medici per l’ambiente… grazie alle Chiese campane con i loro vescovi e i loro preti…”.

Don Maurizio ha poi rivolto un pensiero a chi ha perso la vita a causa dell’inquinamento:

“Un ricordo commosso va ai nostri morti di cancro. Ai miei fratelli Giovanni e Francuccio. A mia cognata Giuseppina e a mio nipote Severino. Ai tanti, tanti bambini che il cancro ha dilaniato – scrive don Maurizio – Un ricordo particolare per il compianto magistrato Federico Bisceglia. A tutti voi che con noi avete lottato, sofferto, ingoiato lacrime e amarezze, un abbraccio grande quanto il sole”.

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