In seguito a un intenso nubifragio, la città di Bardonecchia, situata nell’Alta Valle di Susa, è stata colpita da un flusso di detriti e fango che può essere descritto come un vero e proprio tsunami di fango. Le immagini e i video di questa situazione sono stati diffusi sui social media.
Tuttavia, è importante chiarire che questo fenomeno non è da confondere con una frana. La terminologia tecnica corretta è “debris flow”, ovvero una colata detritica. Questo avviene quando una grande quantità di detriti si mescola con l’acqua in modo concentrato. Si verifica spesso dopo piogge intense, sia localizzate che prolungate. Il flusso si muove verso valle lungo un pendio o nel letto di un torrente, con velocità che possono superare i 50 km/h.
Questo processo è altamente pericoloso, come indicato dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Può causare danni significativi alle aree abitate, proprio come è accaduto a Bardonecchia, e può portare a perdite umane. La miscela di fango e detriti spesso contiene grandi massi e oggetti di vario genere che vengono trascinati durante il movimento verso valle. È importante notare che le attività umane che alterano il deflusso naturale dei corsi d’acqua possono peggiorare la situazione.
Questo tipo di fenomeno è suddiviso in tre zone: la zona di innesco, dove la colata ha origine; la zona di propagazione, in cui il flusso si muove verso valle inglobando ogni tipo di materiale lungo il percorso; e infine la zona di accumulo, dove l’acqua e i detriti si depositano creando una sorta di cono in una zona a pendenza ridotta.
La predizione delle caratteristiche di un “debris flow” richiede uno studio approfondito dell’origine e dei meccanismi di deformazione dei materiali causati dalle forze esterne. Questo non è un compito semplice, ma una possibile soluzione potrebbe essere la creazione artificiale di miscele che combinano l’acqua con parti di materiale di diverse dimensioni, prelevate da campioni simili al “debris flow” in questione.Regenerate
In seguito a un intenso nubifragio, la città di Bardonecchia, situata nell’Alta Valle di Susa, è stata colpita da un flusso di detriti e fango che può essere descritto come un vero e proprio tsunami di fango. Le immagini e i video di questa situazione sono stati diffusi sui social media.
Tuttavia, è importante chiarire che questo fenomeno non è da confondere con una frana. La terminologia tecnica corretta è “debris flow”, ovvero una colata detritica. Questo avviene quando una grande quantità di detriti si mescola con l’acqua in modo concentrato. Si verifica spesso dopo piogge intense, sia localizzate che prolungate. Il flusso si muove verso valle lungo un pendio o nel letto di un torrente, con velocità che possono superare i 50 km/h.
Questo processo è altamente pericoloso, come indicato dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Può causare danni significativi alle aree abitate, proprio come è accaduto a Bardonecchia, e può portare a perdite umane. La miscela di fango e detriti spesso contiene grandi massi e oggetti di vario genere che vengono trascinati durante il movimento verso valle. È importante notare che le attività umane che alterano il deflusso naturale dei corsi d’acqua possono peggiorare la situazione.
Questo tipo di fenomeno è suddiviso in tre zone: la zona di innesco, dove la colata ha origine; la zona di propagazione, in cui il flusso si muove verso valle inglobando ogni tipo di materiale lungo il percorso; e infine la zona di accumulo, dove l’acqua e i detriti si depositano creando una sorta di cono in una zona a pendenza ridotta.
La predizione delle caratteristiche di un “debris flow” richiede uno studio approfondito dell’origine e dei meccanismi di deformazione dei materiali causati dalle forze esterne. Questo non è un compito semplice, ma una possibile soluzione potrebbe essere la creazione artificiale di miscele che combinano l’acqua con parti di materiale di diverse dimensioni, prelevate da campioni simili al “debris flow” in questione.Regenerate