Un’immensa calamità naturale ha colpito la Romagna, lasciando dietro di sé un’impronta devastante nel settore agricolo. Confagricoltura Emilia-Romagna ha lanciato l’allarme, sostenendo che almeno 10 milioni di piante da frutto dovranno essere estirpate a causa dei danni irreparabili subiti. Peschi e kiwi, particolarmente sensibili al ristagno idrico, sono stati colpiti duramente, ma anche gli albicocchi non hanno potuto sfuggire alla loro sorte infelice. Questo evento catastrofico ha colpito uno dei distretti agricoli di maggior rilevanza, responsabile della produzione di una vasta quantità di frutta destinata ai mercati europei.
L’annuncio di Confagricoltura Emilia-Romagna ha gettato nel panico gli agricoltori locali, che si trovano ora ad affrontare la prospettiva dolorosa di dover sradicare milioni di piante che non possono più essere salvate. Questa catastrofe naturale senza precedenti ha causato un accumulo di acqua nei campi, danneggiando irrimediabilmente le radici delle piante e compromettendo la loro capacità di sopravvivere.
La Romagna, una regione che vanta una tradizione secolare nell’agricoltura e nella produzione di frutta di alta qualità, si trova ad affrontare una sfida senza precedenti. Il distretto agricolo colpito è noto per la sua eccellenza nella produzione di pesche, kiwi e albicocche, che vengono esportate in tutta Europa. La distruzione di milioni di piante da frutto avrà un impatto significativo sull’economia locale e potrebbe portare a una carenza di prodotti freschi sul mercato.
Gli agricoltori si trovano ora di fronte a una lotta contro il tempo per valutare i danni e organizzare l’operazione di estirpazione delle piante danneggiate. Una volta rimosse, sarà necessario un notevole sforzo per riportare i campi alla loro piena funzionalità e ripristinare la produzione di frutta di qualità che caratterizza la regione.
Coldiretti: raccolto frutta compromesso per anni
Coldiretti rincara la dose dicendo che in Emilia-Romagna “il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha ‘soffocato’ le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni”. Inoltre, nelle aree colpite dall’alluvione “sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione”.
E il bilancio potrebbe aggravarsi
Confagricoltura sottolinea che i danni si concentrano lungo l’arteria sommersa d’acqua che collega Bologna a Rimini, sfiorando il territorio del ferrarese. Il bilancio potrebbe anche aggravarsi, perché nella stima non sono incluse le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango, nelle aree collinari e pedemontane. Nelle prossime settimane rischia l’espianto un numero quattro-cinque volte maggiore: oltre 40 milioni di alberi da frutto delle specie più resistenti e robuste tra cui melo, pero, susino, ciliegio, olivo e vite.
Danni a serre, strutture, impianti rurali
Consistente, sottolinea Coldiretti, anche la produzione persa di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e “molto rilevante dal punto di vista economico le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica e ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango”. Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse “senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti”, dice ancora Coldiretti.
“Subito gli aiuti per ripartire”
Per questo “serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un commissario alla ricostruzione come ai tempi del terremoto”, sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini sottolineando, in vista del Consiglio dei ministri, che “gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.
Confagricoltura: servono 50mila euro per ogni ettaro
Si è aperta una voragine socio-economica e ambientale – commenta Confagricoltura – e occorrono non meno di 40-50mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione, fermo restando che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà fra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi”.