Bolsonaro nemico del pianeta mentre Lula cerca di mettere rimedio. Nel Brasile di Lula, dove la lotta alla deforestazione dell’Amazzonia e la salvaguardia dei popoli indigeni sono diventati una priorità politica, il procuratore generale, Augusto Aras, rilancia sulla tecnologia del GeoRadar, «uno degli strumenti più importanti per combattere i crimini ambientali, dalle invasioni dei cercatori d’oro al traffico di legname».
Un’expertise che potrebbe essere esportata anche oltreoceano.
La prima presentazione del sistema, sviluppato in collaborazione con l’Università brasiliana di Lavras, risale a ottobre, in pieno periodo elettorale e ancora sotto l’amministrazione di Jair Bolsonaro, finita tra l’altro sul banco degli imputati per la cattiva gestione della crisi umanitaria del gruppo etnico degli Yanomami. Ma è col nuovo esecutivo, in cui la ministra per i popoli indigeni Sonia Guajajara e la responsabile per l’Ambiente Marina Silva guidano la riscossa per la salvaguardia dell’Amazzonia e la cacciata di migliaia di trafficanti, che il GeoRadar sta mostrando tutte le sue potenzialità.
La tecnologia si basa «sulla georeferenziazione e riunisce oltre 450 banche dati di enti pubblici. Funziona come una sorta di mappa interattiva, sulla quale possono essere individuati quasi in tempo reale episodi di deforestazione o invasioni di aree indigene», afferma Aras.
Se prima occorrevano circa cinque mesi per raccogliere dati da utilizzare come prova, oggi in pochi minuti i pubblici ministeri sono in grado di identificare i crimini commessi nei luoghi più remoti del Brasile. Il sistema facilita anche la lotta agli incendi, con procure che possono individuare le aree colpite, e accedere alle immagini per identificare i responsabili del reato, ma anche per misurare con precisione l’entità del danno.
«Col GeoRadar abbiamo le condizioni necessarie per fare un buon lavoro», afferma il procuratore generale, sottolineando anche la recente assunzione di trenta magistrati per l’Amazzonia, dieci dei quali dedicati esclusivamente alla difesa delle popolazioni indigene e dell’ ambiente.
Un armamentario a cui si sommano, per la prima volta nella storia della Procura generale, la disponibilità di una flotta aerea e fluviale” per salvaguardare i polmoni del mondo da una lenta e inesorabile distruzione.