l ministro Cingolani nuclearista e il Nobel Parisi che lo sbugiarda. Una storia italiana
Top

l ministro Cingolani nuclearista e il Nobel Parisi che lo sbugiarda. Una storia italiana

Il ministro per la transizione ecologica (e anche Salvini) spinge mentre il grande fisico li blocca: "L’Italia non è un buon posto per fare centrali nucleari: sono scettico“,

l ministro Cingolani nuclearista e il Nobel Parisi che lo sbugiarda. Una storia italiana
Il Nobel per la fisica Giorgio Parisi
Preroll

globalist Modifica articolo

2 Gennaio 2022 - 17.44


ATF

Alla faccia della Transizione ecologica. Altro che fonti rinnovabili. Il futuro è la fusione nucleare.

Si, avete letto bene. Il nucleare torna di moda. Nonostante i disastri prodotti, le centrali chiuse per mancanza di sicurezza Il nucleare sarà incluso tra le fonti energetiche indicate dalla Commissione Ue come meritevoli di ricevere un sostegno economico nell’ottica di riduzioni delle emissioni. Il quotidiano inglese Financial Times  ha riportato nei giorni scorsi i contenuti della bozza del documento finale che la Commissione si appresta a sottoporre a governi e parlamento europeo. La decisione, più volte rinviata,non sorprende ed era stata preannunciata da diversi esponenti della Commissione durante le scorse settimane. Ora però l’ok è scritto nero su bianco. In questi mesi Bruxelles è stata oggetto di forti pressioni da parte dei paesi che hanno sposato l’atomo. In primis la Francia, che dal nucleare ottiene circa il 70% dell’energia che consuma, ma che deve affrontare un ingente programma di ammodernamento e manutenzione dei suoi impianti. Un piano che, secondo il gruppo Edf (l’Enel francese) costerà almeno 50 miliardi di euro.

Parigi ha prevalso su Berlino che è invece molto più scettica sul nucleare. Tanto da avere ormai avviato il programma di spegnimento delle sue 6 centrali. A chiudere sono stati sinora gli impianti di Brokdorf  (Schleswig-Holstein),Grohnde(Bassa Sassonia) e Gundremmingen (Baviera). In funzione da 36 anni la centrale di Grondhe produceva quasi 410 miliardi di kilowatt/ora, più di qualsiasi altra al mondo. Gli ultimi tre impianti in funzione si trovano in Baviera, Baden-Wuerttemberg e Bassa Sassonia. La Commissione include in quella che in gergo viene denominata tassonomia verde”anche il gas. Una scelta che avvantaggia in primo luogo l’Italia, grande utilizzatrice di questo combustibile fossile. Il gas inquina meno di carbone e petrolio ma emette comunque Co2. Il problema del nucleare è invece legato allo smaltimento delle scorie e a ai rischi legati ad eventuali malfunzionamenti delle centrali.
Chi di questi rischi sembra fregarsene è Matteo Salvini. Il leader della Lega, in prenne ricerca di visibilità mediatica.  approfitta della notizia diffusa dal Financial Times per cavalcare il tema dell’emergenza energetica. “Sembra che finalmente anche la commissione si prepari a riconoscere gas e nucleare come energie green. L’Italia non può stare ferma”, dice il leader del Carroccio. Che aggiunge: “La Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendumche porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito”.

La bozza visionata dal Financial Times specifica che l’energia nucleare dovrebbe essere considerata una fonte sostenibile purché i paesi che ospitano le centrali siano in grado di smaltire in piena sicurezza i rifiuti tossici e di non causare “nessun danno significativo” all’ambiente. A queste condizioni la costruzione di nuove centrali nucleari sarà consideratagreen” almeno fino al 2045. Paletti aggiuntivi sono previsti anche per il gas. In particolare la Co2 emessa non dovrà superare i 270grammi per kilowatt. Il via libera a nuovi investimenti nel gas arriverà solo se serviranno per rimpiazzare petrolio e carbone. Il testo messo a punto dalla Commissione europea dovrà essere approvato dal Consiglio europeo, vero organo decisionale dell’Unione, che riunisce i capi di Stato e di governi dei Paesi Ue (via libera che non dovrebbe incontrare particolari ostacoli). Il testo dovrà anche ricevere semaforo verde dal Parlamento europeo.

Il nuclearista “riformista”.

Ora, che la causa del nucleare fosse abbracciata da Salvini era scontato. Ma che tra gli esegeti del nucleare “riformato” ci fosse anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, beh, questo dovrebbe far pensare il fronte governativo di centrosinistra. Di certo, al ministro Cingolani non si può imputare mancanza di chiarezza sul tema.

“Se veramente noi pensassimo che con le rinnovabili attuali nell’arco di 20 anni saremo in grado di sostituire tutto ciò che è prodotto da fossili – 460 miliardi di miliardi di joule usati nel modo – non avremmo, ad esempio, nemmeno gli accumuli. La tassonomia deve veramente guardare avanti. Io non sono d’accordo quando sento dire che si debbano escludere il nuovo nucleare o altre forme di tecnologia. Non mi riferisco ovviamente al vecchio nucleare, sia chiaro: prima, seconda e terza generazione in questo momento non le considero tecnologia nuove. Ma credo che, per il futuro dei nostri figli e nipoti, gli small modular reactors e soprattutto la fusione non possano essere fuori da un piano di visione, perché noi stiamo pensando a un futuro energetico molto più avanti che al 2030. Al 2030 la strada è segnata, sicuramente”. Così Cingolani intervenendo al Consiglio Ue Energia.

Non contento, il prode ministro ci torna su. E visto che per lui la fusione nucleare è il futuro, a chi impartire la lezione nuclearista se non ai giovani che del futuro sono l’emblema…

“È certo che il nucleare ci sarà nella tassonomia europea della finanza sostenibile, lo hanno già anticipato; è una fonte che non produce Co2”, sentenzia Cingolani nel corso di un incontro sul web con gli studenti delle superiori. “In futuro, quando avremo tutti i dati sui costi per megawatt, sulla produzione di scorie radioattive, su quanto sono sicure (le centrali di quarta generazione, ndr), allora il paese potrà prendere le sue decisioni, con un altro referendum, con leggi»” Oggi, dice il ministro, si spera “transitorio”, “la mia posizione di tecnico è che non farei le centrali di prima e seconda generazione, che sono complesse e hanno problemi con le scorie radioattive. Sono sicuro che vadano studiati i piccoli reattori modulari (le centrali di quarta generazione a fissione, ndr), che sono in pratica motori di navi nucleare, sono piccoli e più sicuri. Da lì potrebbero arrivare ottime notizie in termini di costi e benefici». Questi reattori, dice il ministro “sono in fase di studio in vari paesi, ci vorranno ancora diversi anni. Se si dovesse studiare una tecnologia del genere, credo che sarebbe saggio, io lo farei. Poi sono assolutamente certo che la fusione nucleare sarà la soluzione di tutto”.

Anche qui, avete letto bene. Per il ministro della (sic) Transizione ecologica, la “fusione nucleare sarà la soluzione di tutto”.

Il Nobel li stana

Si dirà: bisogna prendere sul serio le considerazioni del ministro, visto che lui di professione fa il fisico. 

Se non fosse che a esternare più di qualche dubbio è un signore che da fisico è stato appena insignito del Nobel per la fisica.

“Avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato in pianura Padana, avremmo avuto tre milioni di sfollati”, ha spiegato il fisico 

“L’Italia non è un buon posto per fare centrali nuclearisono scettico“, è questa la valutazione del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi espressa durante l’evento “Quark e glaciazioni. Conversando sul semplice e sul complesso” che si è svolto il mese scorso a Roma. 

“Avere un impianto per l’energia nucleare in una zona densamente popolata è un modo per massimizzare i danni rispetto ai benefici: se un incidente come quello di Chernobyl si fosse verificato inpianura Padana, avremmo avuto tre milioni di sfollati“, ha detto Parisi. “L’Italia è un Paese ricco di sole, mi pare più ragionevole investire sul solare”. Un altro serio problema riguardante il nucleare è quello delle scorie: “bisogna gestirle, un lavoro non facile”, sottolinea il premio Nobel. “E’ chiaro che ci saranno reattori di quarta generazione alcuni dei quali promettono di mangiarsi” le scorie per ridurle, ma al momento sono solo dei prototipi. Non è ancora chiaro quanto andrà avanti il nucleare di quarta generazione, mentre è più sicuro investire sul risparmio energetico, ad esempio coibentando le case”.

Che Salvini arrivi a comprendere la lezione del professor Parisi ne dubitiamo fortemente, ma il collega-ministro…

Il grande inganno

Di grande interesse in proposito, è un blog sul fattoquotidiano.it di Roberta Lombardi, Assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione digitale della Regione Laziono. Scrive Lombardi: “Se il nucleare diventa un “investimento verde”, oggetto cioè di finanziamenti agevolati per raggiungere gli obbiettivi globali di decarbonizzazione, siamo di fronte a un grande inganno. Soprattutto se a esprimere questa posizione in sede europea è l’Italia, per bocca del ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.

Il nostro Paese ha infatti già detto no al nucleare per ben due volte, rispettivamente con i referendum popolari del 1987 e 2011, e oggi un nuovo via libera non rappresenterebbe di certo la volontà dei cittadini italiani: né di quelli che all’epoca si sono recati alle urne per chiudere una volta per tutte il capitolo dell’energia nucleare, né di tutti coloro che oggi, memori del verdetto popolare, oltre che di disastri epocali come Chernobyl e Fukushima, chiedono un reale cambiamento verso una politica energetica basata sulle fonti rinnovabili che non impatti sull’ambiente e sulla collettività con processi produttivi problematici, come appunto quello del nucleare. Non è un caso infatti che Sogin, la società pubblica in house del Ministero della Transizione Ecologica, ancora oggi, nel 2021, stia cercando dove collocare il deposito nazionale di scorie nucleari, visto che nessun territorio lo accetterebbe di buon grado. C’è quindi anche questa criticità di ordine pratico, oltre che di natura democratica, nelle dichiarazioni fatte dal ministro Cingolani sul nucleare in occasione del Consiglio Ue dell’Energia. Cingolani ha detto di non riferirsi “al vecchio nucleare” ma a “tecnologie nuove” come “i piccoli reattori modulari e soprattutto la fusione”. Personalmente posso portare un esempio concreto: in Regione Lazio mi sto occupando dell’aggiornamento del Piano Energetico Regionale che dovrà contribuire a ridurre le emissioni inquinanti in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e soprattutto rispettare i criteri di sostenibilità ambientale. Pertanto i piccoli reattori nucleari citati dal ministro Cingolani non sono impianti adatti a tale scopo, visto che oltre alle scorie nucleari produrrebbero tutta una serie di materiali radioattivi (ad esempio guanti, tute e altri strumenti contaminati o a rischio contaminazione usati dagli addetti ai lavori ecc.) che comporterebbero un alto costo di smaltimento, sia a livello economico che ambientale, e che andrebbero persino realizzati ex novo. Mica siamo la Francia di Macron, che ha un ampio parco di centrali nucleari che non vede l’ora di ammodernare e aumentare a spese di tutti i cittadini europei. E in ogni caso, che interesse avremmo noi a far passare la linea francese? In cambio di cosa?”.

Bella domanda, aggiungiamo noi, che attende ancora risposta dal ministro Cingolani.

La Francia bifronte

Come raccontano fonti bene informate a Bruxelles, a spingere la Commissione europea verso una direzione nuclearista è stata la Francia. Stiamo parlando dello stesso paese su cui, a fine 2021, si è abbattuta l’ennesima tegola sulle sue centrali nucleari. Un incidente all’impianto di Tricastin, uno dei più “datati” del Paese, avvenuto a fine novembre ma su cui stanno emergendo i particolari in questi giorni, ha portato a contaminazione da trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, nelle acque sotterranee dell’unità di produzione di energia elettrica. L’autorità per la sicurezza nucleare (Asn) ha assicurato che la perdita è stata contenuta e che non è stata rilevata alcuna contaminazione nelle acque sotterranee al di fuori del sito, ma lo stesso gestore pubblicoÉlectricité de France(Edf), segnalando l’accaduto, ha parlato di “evento significativo”. E dopo aver effettuato un sopralluogo, l’Asn ha confermato: “Circa 900 litri di effluenti contenenti trizio sono penetrati nel terreno tra il 25 novembre e l’8 dicembre 2021”. Un episodio, tra l’altro, avvenuto nei giorni dello stop a quattro reattori nucleari chiusi a causa di un difetto rilevato in una tubatura.

Per ragioni di sicurezza sono stati fermati tutti gli impianti dello stesso tipo, due a Civaux e due a Chooz, al confine con il Belgio. Decisione che ha fatto precipitare in borsa il gruppo Électricitéde France.

 I reattori della centrale di Tricastin sono tra quelli francesi a cui si è deciso di prolungare di dieci anni l’operativitàGreenpeaceaveva lanciato un appello affinché l’ex ministero dell’AmbienteSergio Costa, chiedesse ufficialmente a Parigi che i cittadini italiani avessero voce nella consultazione pubblica che si è svolta in Francia, sui requisiti per continuare a far funzionare per altri dieci anni 32 impianti. E, in effetti, Costa e l’allora sottosegretario Roberto Morassut avevano inviato una nota a Parigi per chiedere che anche l’Italia fosse coinvolta. Quattro, in particolare, le centrali nucleari più vicine al confine italiano: Cruas, Saint Alban, Bugey e Tricastin, situate tra l’altro in zone di moderato o medio rischio sismico. Proprio Tricastin (a circa 250 chilometri da Torino), attiva dal 1974, destava le maggioripreoccupazioni,in caso di incidente serio. Non è questo il caso, anche se le ong hanno manifestato alcune perplessità e, comunque, non si è trattato del primo incidente. Nel 2008, in quella che fu la terza fuga radioattiva nel giro di tre settimane, furono contaminati un centinaio di tecnici durante le operazioni di manutenzione del reattore 4, nel 2011 un incendio divampò nella zona 1 della centrale, ma il disastro fu evitato perché nell’area non erano presenti materiali nucleari. Nel 2013, invece, un incidente simile a quello avvenuto a fine novembre, con la falda contaminata da trizio dopo fuoriuscite dai reattori 2 e 3.

Signor Ministro della Transizione ecologica, è ancora dell’idea che la fusione nucleare risolverà ogni problema?

Native

Articoli correlati