Giovani, ecosostenibilità e climate change: i dati in Europa
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Giovani, ecosostenibilità e climate change: i dati in Europa

Secondo l’indagine realizzata da Ipsos per #ClimateofChange oltre il 70% dei giovani ritiene che i governi non prendano alcun provvedimento contro l’inquinamento

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19 Ottobre 2021 - 19.19


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A seguito del discorso di Greta Thunberg all’apertura dell’evento Youth4Climate: Driving Ambition tenutosi a Milano, l’attenzione nei confronti dei giovani e dell’ecosostenibilità è tornata a farsi sentire. Greta punta il dito contro le istituzioni politiche, colpevoli di aver trasformato il discorso circa il cambiamento climatico in slogan vuoti e “bla bla bla”. 

Infatti, secondo l’indagine realizzata da Ipsos per #ClimateofChange, campagna di comunicazione guidata da WeWorld, oltre il 70% dei giovani ritiene che i governi non prendano alcun provvedimento contro l’inquinamento e il riscaldamento globale, arrecando danni all’economia. 

Chi sono i giovani impegnati nella lotta al climate change?

Ad essere più coinvolti sono soprattutto i giovanissimi, ovvero coloro che vanno dai 13 ai 18 anni. Sono gli studenti della Dad, costretti all’isolamento e a fare lezione davanti a un pc. Per i più piccoli, poi, i rischi sono stati alti, in quanto a causa del prolungato isolamento in casa è possibile sviluppare patologie mentali. 

La generazione del Fridays For Future risulta parsimoniosa, attenta e ambientalista, soprattutto grazie alla diffusione di queste problematiche tramite i social. In un certo senso possono essere definiti come i giovani dal “pensiero circolare”, in quanto, nonostante le difficoltà riscontrate tra il 2020 e il 2021, tendono a essere meno individualisti e hanno un approccio comunitario. Sentono quindi un senso di appartenenza che nelle generazioni precedenti si era perso, consapevoli che soltanto tutti insieme come comunità sarà possibile effettuare un cambiamento. Ecco perché si impegnano maggiormente nel privato dando priorità all’ecosostenibilità nelle loro scelte d’acquisto quotidiane. 

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Nonostante si  parli nella maggioranza dei casi di minori, è anche vero che questi risultano già piuttosto autonomi nel pensieri e possiedono già una buona capacità di analisi critica degli eventi, sebbene con qualche distinzione. A questo si aggiunge anche un distacco maggiore dall’autorità genitoriale quando si tratta di temi nuovi, tra cui l’ambientalismo, la lotta alla disparità di genere e la lotta alle discriminazioni sulla comunità LGBT+. I genitori non hanno più il ruolo esclusivo, sono i ragazzi stessi a essere i protagonisti, a informarsi online, scambiare opinioni sui social e cambiare i loro comportamenti.

A seconda della loro consapevolezza economica i giovani possono dividersi in tre grandi macro famiglie di personalità:

  • gli inquieti, costretti a casa dalla pandemia, con uno scarso indice di consapevolezza ambientale ed economica;
  • i curiosi, amano apprendere sempre cose nuove e sono propensi alle amicizie internazionali;
  • i coscienziosi, quelli con la testa sulle spalle quando si tratta di decisioni ambientali ed economiche.

Altra sfumatura da considerare se ci si concentra sul territorio italiano è provenienza geografica. Sebbene infatti dal Nord al Sud i giovani si trovino d’accordo circa l’importanza delle azioni individuali che ognuno può adottare nel proprio piccolo per la salvaguardia del Pianeta, sono gli under 18 del Nord Est a essere i più propensi a un utilizzo meno individualistico del denaro. 

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L’inchiesta di Ipsos per #ClimateOfChange

Ipsos ha deciso di creare un’indagine dedicata ai giovani per la campagna di comunicazione #ClimateOfChange, guidata dall’organizzazione italiana WeWorld.

La campagna ha coinvolto 13 paesi europei e 26 realtà, come ad esempio l’Università degli studi di Bologna e il Comune di Bologna, e ha come obiettivo per i prossimi due anni quello di creare iniziative per i giovani in cui sviluppare una maggiore consapevolezza sulla correlazione tra cambiamento climatico e migrazioni.

Il sondaggio confronta quindi le opinioni, e naturalmente anche la consapevolezza, in merito al climate change e il nesso con la migrazione, ma anche all’attuale modello economico. Ad essere presi in considerazione sono stati i giovani tra i 16 e i 35 anni. Il profilo che esprime una preoccupazione maggiore nei confronti di questi temi ed è più volto all’attivismo è facilmente delineabile e si presenta come una donna under 24, studentessa molto istruita che vive nelle zone urbane del Sud Europa. 

Secondo quanto emerso dal sondaggio, i giovani europei vedono il cambiamento climatico come la priorità assoluta su cui dovrebbero concentrarsi i governi. Il 70% concorda con il fatto che, qualora le politiche non fronteggiassero il problema dell’inquinamento, questo sarebbe “un male per l’economia”. Secondo il 75% questo significherebbe che “il governo ha le priorità sbagliate”, mentre il 74% penserebbe che “il governo non ascolta la gente comune”

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Il 46% dei giovani intervistati considera il climate change uno dei problemi più gravi al mondo, nonostante ci si trovi nel bel mezzo della pandemia Covid-19. Soltanto l’8% dei giovani nega l’esistenza del cambiamento climatico, mentre il 43% ritiene che proprio i paesi più avanzati dovrebbero intraprendere la maggior parte delle azioni politiche ed economiche volte al miglioramento della situazione.

Anche i giovani italiani risultano essere molto o estremamente preoccupati per quanto riguarda il cambiamento climatico, il dato è superiore alla media europea, con un 54% contro il 46%. Non si tratta però di semplici polemiche o preoccupazioni che poi non si concretizzano mai in azioni significative, infatti 8 su 10 giovani dichiarano di voler votare o di aver già votato per politici che danno priorità alla migrazione climatica e ai problemi dell’ambiente. 

 

 

 

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