Il report di Legambiente: sono 12 le specie a rischio estinzione in Italia. Ecco quali
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Il report di Legambiente: sono 12 le specie a rischio estinzione in Italia. Ecco quali

La biodiversità sta diminuendo a causa della crisi climatica: tra le specie a rischio l'orso marsicano, il grifone e la tartaruga Caretta Caretta

Orso marsicano
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3 Marzo 2021 - 10.03


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Una crisi ambientale che sta colpendo molti paesi, e nonostante l’Italia ospiti circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa, la sua biodiversità sta diminuendo a causa della perdita di habitat, della crisi climatica, dell’inquinamento diffuso, dell’eccessivo sfruttamento delle riscorse, dall’attività antropica e dai crescenti impatti delle specie aliene invasive.

A fare il punto su alcune delle specie della nostra Penisola è il nuovo report di Legambiente dedicato alla fauna selvatica in cui si analizzano 12 specie a rischio e di elevato valore conservazionistico: il grifone, la trota mediterranea, il tritone crestato italiano, la lontra, l’orso bruno marsicano, il lupo e il camoscio appenninico, le farfalle e gli impollinatori, per poi passare alla fauna del Mediterraneo prestando attenzione a squali, delfini e alla tartaruga Caretta caretta.

Alcune di queste specie sono a rischio estinzione come il grifone, la trota mediterranea e l’orso bruno marsicano, le farfalle e impollinatori, altre sono in pericolo come il delfino comune e la tartaruga Caretta caretta; altre ancora come il tritone crestato italiano sono tra le specie per le quali è stata richiesta una protezione rigorosa e poi c’è chi grazie ai progetti Life e all’impegno dei Parchi è scampato all’estinzione come il camoscio appenninico e il lupo.

Una situazione quella della fauna selvatica nel complesso delicata e preoccupante come sottolineano anche diversi studi scientifici e gli stessi dati delle Liste Rosse italiane realizzate dal Comitato Italiano Iucn e dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare.

La stessa Unione Europea ha ricordato che la fauna selvatica del Pianeta si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni e un milione di specie rischiano addirittura l’estinzione, la perdita di biodiversità e la crisi climatica sono interdipendenti e se una si aggrava anche l’altra segue la stessa tendenza e che per raggiungere i livelli di mitigazione necessari entro il 2030 è essenziale ripristinare le foreste, i suoli e le zone umide e creare spazi verdi principalmente nelle città.

Per questo Legambiente, nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale della fauna selvatica, nel suo report raccoglie anche un pacchetto di proposte.

Per l’associazione ambientalista per tutelare la fauna selvatica a rischio e il capitale naturale è importante prima di tutto incrementare entro il 2030 le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la gestione della biodiversità e il capitale naturale rafforzandone la conoscenza e il monitoraggio, migliorare la gestione della Rete Natura 2000 e definire i Piani d’azione per le specie faunistiche a rischio e per ogni area protetta completando, ad esempio, il Piano di conservazione e gestione nazionale del lupo, rafforzando le strategie per la tutela dell’orso bruno (Pacobace e Patom) e aggiornando il Piano d’azione del camoscio appenninico.

Il declino della biodiversità, spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, “è uno dei maggiori problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare.

Malgrado ciò, la portata e la gravità delle conseguenze di questo declino non sono ancora percepiti dal grande pubblico e dalla gran parte dei decisori politici.

Nel nostro Paese manca ancora la capacità di pianificare le priorità e le scelte per mettere in sicurezza il nostro capitale naturale”.

“Mancano gli strumenti, sia i Piani d’azione delle specie a rischio che le risorse per continuare a operare in questo campo, e manca la capacità di concertare e decidere in maniera appropriata anche questioni spinose come nel caso dell’incomprensibile ritardo nell’approvazione del Piano di gestione e conservazione del lupo. Per questo è importante adottare un approccio integrato alla risoluzione dei problemi e mitigare la perdita di biodiversità, ridurre l’impatto della crisi climatica aumenta e prevenire le zoonosi rispettando anche gli obiettivi contenuti nella Strategia dell’Ue sulla Biodiversità per il 2030” conclude Nicoletti.

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