Pino Di Blasio: "La reazione di Mediobanca all'Opa Mps mi sembra dettata da pregiudizi e da rendite di posizione"
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Pino Di Blasio: "La reazione di Mediobanca all'Opa Mps mi sembra dettata da pregiudizi e da rendite di posizione"

“Sono da paragonare a Maria Antonietta a Versailles prima della Rivoluzione francese -dice- che vedeva i nuovi barbari in tutti quelli che stavano arrivando. Insomma, considerano l’Mps di status inferiore"

Pino Di Blasio: "La reazione di Mediobanca all'Opa Mps  mi sembra dettata da pregiudizi e da rendite di posizione"
Luigi Lovaglio, il banchiere che ha riportato in alto il Monmte dei Paschi di Siena
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30 Gennaio 2025 - 09.15 Culture


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di Marcello Cecconi

Siena torna sulle prime pagine di giornali, telegiornali, talkshow e rete ancora grazie alla sua storica banca. La notizia è quella dell’Opa, offerta pubblica di acquisto, lanciata dal Monte dei Paschi nei confronti della nobile e forte Mediobanca. Stavolta, la notizia non deprime senesi e azionisti dell’Istituto di Credito senese, semmai sorprende molti per come l’azienda, alla guida dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio, abbia bruciato i tempi per essere ora già in grado di tentare un matrimonio d’interesse così importante per il risiko bancario italiano e non solo. Ne abbiamo parlato a lungo con Pino Di Blasio, giornalista senese che scrive per La Stampa e che è stato direttore di “Economia” di QN Quotidiano Nazionale.

Un terremoto finanziario e mediatico che parte dalla Piazza Salimbeni di Siena e arriva dritto a Piazzetta Cuccia a Milano. Si legge da più parti, però, che l’epicentro sia a Roma nel palazzo voluto da Quintino Sella, ora sede del Mef. Che ne pensi?

Non so quanto ci sia del Governo nell’operazione, di certo c’è il Monte dei Paschi che dall’inizio vede un’operazione molto più industriale che finanziaria perché punta soprattutto a Compass, leader del credito al consumo del gruppo Mediobanca.

Tutto qui?

No. Sicuramente ci sono anche la menti finanziarie di Caltagirone e Milleri che pensano intensamente a Generali e c’è anche l’avallo del Governo per un’operazione che, se riuscisse, andrebbe a costituire il player numero 3 delle banche italiane, un player con tutti campioni tricolore.

Un player senza stranieri, dunque?

A differenza dell’operazione appena conclusa da Generali con Natixis, la banca d’affari francese, che sposta il colosso delle assicurazioni verso la Francia, oppure come quella tentata da Unicredit con Commerzbank che sposterebbe verso la Germania. Qui abbiamo solo campioni italiani e, guarda bene, la cosa che nessuno ha notato è che nella sua conference call Luigi Lovaglio è stato molto attento a non parlare mai di ‘terzo polo’ per un motivo molto semplice: anche lui è convinto che questa accoppiata di parole, come in politica, non porti bene.

Ieri Mediobanca, come era atteso, ha dichiarato l’ostilità all’Opa spiegando, senza tanti fronzoli, che il matrimonio sarebbe un disastro finanziario. Perché?

Una reazione scontata. Qua siamo di fronte ai salotti buoni della finanza che hanno un po’ la puzza sotto il naso e oggi, come in altre occasioni, sono da paragonare a Maria Antonietta a Versailles prima della Rivoluzione francese che vedeva i nuovi barbari in tutti quelli che stavano arrivando. Insomma, considerano l’Mps con status inferiore non adeguato ai salotti buoni.

Una reazione scomposta dunque?

La reazione di Mediobanca non mi sembra molto motivata, come al solito, dettata da pregiudizi e soprattutto da rendite di posizione da parte di Nagel e della sua maggioranza azionaria. Qui si parla solo di soldi e di equilibri, di percentuali, di chi ha più azioni, ma non c’è più gente come Cuccia che era capace con le sue manovre di determinare ascese e provocare cadute vertiginose della finanza e dell’industria italiana. Siamo di fronte a persone che hanno meno moral suasion, meno potere e soprattutto hanno meno azioni.

Quindi la distruzione di valore è una fandonia?

Si può dire che l’offerta può essere migliorata ma non che l’operazione distrugga valore industriale. Se poi si pensa come produce reddito Mediobanca c’è ancora più da stupirsi. Mediobanca produce il 40% dei suoi profitti attraverso la partecipazione del 13% in Generali che genera profitti con le polizze e la sua bancassurance, un ulteriore 30% deriva da Compass che fa credito al consumo e solo il restante 30% deriva dalla banca di investimenti che sarebbe la natura vera di Mediobanca, ruolo che poi è quello che vorrebbe assegnarle questa Opa.  Dunque, Mediobanca non è più una banca che fa merger and acquisition, aggregazione e fusioni, ma una banca che prende i soldi dalle partecipazioni (Generali), dal credito al consumo (Compass) dando credito alle famiglie e ai piccoli privati ma non certo alle grandi banche e, solo per un terzo dei suoi profitti, dal merger and acquisition. Lovaglio ha solo chiesto che in ogni caso il focus di Mediobanca torni ad essere quello di banca di investimento mentre vorrebbe armonizzare Compass nella rete di filiali del Monte dei Paschi che sono 10 volte superiori a quelle di Mediobanca.

Dunque, l’operazione non distruggerebbe valore ma lo creerebbe

A me sembra un’operazione industriale e soprattutto bancaria molto più bancaria di quanto lo sono i piani attuali di Mediobanca. Ma al di là delle parole come ‘distrugge valore’, il vero obiettivo di Nagel e Mediobanca non è Lovaglio e la banca senese ma sono Caltagirone e Milleri tanto che, non a caso, hanno già spostato il fronte su Generali con appuntamento al prossimo Cda.

Perché Milleri e Caltagirone che hanno interessi azionari in Mediobanca, in Generali e anche in Mps vogliono questo terremoto se da Generali e Mediobanca hanno sempre avuto un ottimo ritorno economico?

Hanno investito soldi e quindi è giusto che abbiano dei ritorni però non hanno mai contato nulla. In Generali ha sempre comandato Donnet con l’appoggio dei suoi partner forti, tra cui Mediobanca e Nagel, e l’ultima fusione decisa con la francese Natixis li ha fatto arrabbiare ancor di più. Caltagirone e Milleri da anni vogliono contare nel salotto buono ma, come al solito, vengono trattati con i sopraccigli alzati da questa presunta nobiltà finanziaria.

Chi la spunterà?

Io non so se vincerà Caltagirone, Milleri, Lovaglio e il Governo oppure vinceranno Nagel, Donnet, i fondi e chiunque si allei con loro. Io so solo che questi continuano a sottovalutare pesantemente rispondendo come nobili decaduti all’offensiva di un nuovo progetto industriale. Io vedo questo, vedo sempre le stesse reazioni che normalmente portano alla sconfitta.

Ma insomma l’Mps, l’Mps senese, la banca delle liti, degli scandali, del caso Rossi, dell’azzeramento delle azioni, della massoneria, del fallimento di una certa sinistra locale e nazionale è già tornata così forte da portare a termine questa operazione?

Non sottovalutiamo Lovaglio. Io ricordo, e lo sto ripetendo fino alla nausea in questi giorni, che Lovaglio è diventato amministratore delegato del Monte dei Paschi il 7 febbraio 2022 quando la banca capitalizzava in borsa 300 milioni e tre mesi prima lo Stato aveva rifiutato di dare 8 miliardi a Unicredit perché si prendesse il “lesso” di Piazza Salimbeni. Quel giorno la banca aveva ancora 22.000 dipendenti e 10 miliardi di euro di richieste di risarcimenti e ovviamente i bilanci erano in perdita. Lovaglio in 9 mesi ha messo a segno un aumento di capitale da 2 miliardi e mezzo facendolo pagare per 900 milioni ai privati e il resto allo Stato, cioè 1 miliardo e 600 milioni. Con quei soldi ha mandato in prepensionamento 4125 dipendenti che rappresentano l’esodo volontario più cospicuo dai tempi di Mosè e in più ha risanato la banca facendo il banchiere, quello che deve fare una banca commerciale. In tre anni scarsi la capitalizzazione è salita da 300 milioni a più di 8 miliardi, i dipendenti ridotti di 4500 unità, il rapporto costi/ricavi intorno al 40% dal 64% di prima e dall’ultimo posto fra le banche europee è ora fra le prime per capital ratio.

Si può dire una banca risanata?

Non è giusto dire risanata. È una banca sana, la banca più liquida e più forte che c’è e, in più, ci sono anche i crediti fiscali che assommano più o meno a 1 miliardo e mezzo. Ecco questo è quello che ha fatto Lovaglio. In più sono cadute tutte quelle richieste di risarcimento danni che frenavano qualunque acquirente del Monte dei Paschi, richieste evaporate a colpi di sentenze di assoluzione con un Lovaglio che era solo in consiglio d’amministrazione a non voler pagare nessuna di quelle cause. Da senese voglio ricordare anche che se Lovaglio fosse arrivato prima non avrebbe mai concesso quei 150 milioni di euro alla Fondazione Montepaschi in cambio del ritiro delle querele; forse le avrebbe dato la gestione delle opere d’arte, quello è sicuro, ma mai i 150 milioni di euro.

Buon per Siena che Lovaglio sia arrivato dopo che la Fondazione abbia ottenuto i 150 milioni

Sì, è stata proprio una fortuna per Siena. Detto ciò, è però ora inutile tornare a quei 15 anni che vanno dal 2007 al 2022, gli anni più neri della storia penta secolare del Monte Paschi dove siamo stati ad un passo dal crac e salvati dallo Stato con l’allora Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan. Furono bruciati 30 miliardi in aumenti di capitale e siamo stati ogni giorno sui giornali per scandali, per la commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, per trame oscure, per titoli tossici e per qualunque schifezza finanziaria si fosse prodotta. Insomma, il Monte dei Paschi, la banca più antica del mondo, era diventato il buco nero della finanza italiana. Ripeto, in tre anni tutto questo è evaporato e il Monte dei Paschi da brutto anatroccolo si è trasformato in cigno bianco che può aspirare all’ingresso nel salotto buono. Un salotto dove Nagel, Donnet e compagnia continuano a scavarsi la fossa con le loro mani sottovalutando Lovaglio, il banchiere italiano che io considero uno dei migliori di questo nuovo secolo.

Saranno sufficienti altri 2 o 3 miliardi aggiunti all’offerta da parte di Mps per fare andare in porto l’Opa?

Non è così e non sarà così. Tutto dipenderà da ciò che faranno gli altri. Non bastano 2 o 3 miliardi ma non ne basterebbero nemmeno 10 se i fondi come Vanguard, Blackrock e altri, che hanno una buona percentuale azionaria in Mediobanca, non si appoggeranno alla cordata Monte dei Paschi.  Lovaglio, Caltagirone, Milleri e il Governo italiano hanno bisogno di alleati non di miliardi perché Caltagirone e Milleri sono considerati i finanzieri più liquidi d’Europa e non si spaventerebbero per qualche miliardo in più. L’importante è trovare alleanze tra gli azionisti di Mediobanca e se alcuni fondi si sfileranno da Nagel la vedrò dura per il salotto buono. Ma non saranno i prossimi giorni a raccontarcelo ma le prossime settimane. Io, per esempio, non so che faranno Benetton e Cassa di Risparmio di Torino che sommati hanno il 6% di Mediobanca e che ai vecchi tempi erano alleati con Caltagirone e Milleri. Vediamo! L’alleanza con loro e con qualche altro fondo come Blackrock avvicinerebbe l’obiettivo che poi potrebbe essere colto definitivamente rastrellando un 20% sul mercato. Insomma, servono alleati perché se i fondi non credono in questa operazione l’Opa cadrà.

Cosa accadrebbe se cadesse l’Opa?

A quel punto il fronte si sposterà su Generali e anche là la battaglia sarà abbastanza cruenta. Per non vivendo a Milano e non essendo mai entrato nel salotto buono, in quel tempio della finanza, sono comunque certo che se l’operazione andasse in porto e i nuovi barbari facessero irruzione là dentro non distruggerebbero il vasellame ma sicuramente cambierebbero molte cose. Questo è sicuro.

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