Per accontentare Salvini, il governo proroga di un anno, per tutto il 2024, la famosa quota 103. Ma chi dal prossimo gennaio maturerà i requisiti per andare in pensione anticipata – 62 anni di età e 41 di contributi – avrà l’assegno decurtato. E non di poco, perché il calcolo sarà fatto col metodo contributivo che azzera la parte retributiva per i versamenti fatti fino al 1996.
Non solo. Si allunga anche la finestra tra la maturazione del diritto e la effettiva erogazione dell’assegno mensile. Per incassarlo, i lavoratori privati dovranno aspettare 7 mesi e i dipendenti pubblici 9 mesi.
Ma non è finita. Per trovare le coperture necessarie ad accontentare Salvini, salterà una quota del 5% della indicizzazione delle pensioni medie di tutti gli altri. Le pensioni di importo tra quattro e cinque volte il minimo (da 2.100 a 2.627 euro lordi), per le quali la Meloni aveva assicurato una rivalutazione del 90% a recupero dell’inflazione, scenderà all’85%.
Che dire, se non è zuppa è pan bagnato. E la pezza è peggio del buco. Peggio della legge Fornero che avevano promesso di abolire e che invece si apprestano a peggiorare. Con gli assegni che vengono tagliati, le quote, opzione donna e ape sociale destinate a scomparire, i giovani che andranno in pensione a più di settant’anni con importi da fame.
Argomenti: giorgia meloni