Diritti civili e anche diritti sociali per contrastare disuguaglianze e precariato. “Considero che la battaglia per la difesa del reddito di cittadinanza e quella per il salario minimo siano anche in difesa di due grandi misure di politica industriale e non soltanto di equità. Due misure che costituiscono un antidoto ad un modello di competizione prevalentemente estrattivistico e di ritardo rispetto ad una modernizzazione del nostro Paese”.
Lo ha detto il deputato del Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, nel suo intervento all’evento organizzato dall’Associazione «Rosa Rossa» a Torino.
«Penso che ci sia un nesso molto forte tra gli interventi che mettiamo in campo di sostegno al reddito e quelli di sostegno ai salari», ha spiegato l’ex ministro dem, «nel modello di competitività del nostro Paese. Per questo credo vada fatta una battaglia che tiene insieme questi aspetti con una riflessione anche sulle politiche industriali. Questo pezzo di economia del nostro paese, che è l’eredità storica delle svalutazioni competitive e della dimensione informale dell’economia di alcuni settori, ad esempio il commercio e il turismo, è un elemento di forza o di debolezza del nostro sistema? Questo è un punto sul quale va data una risposta molto diversa di quella degli scorsi anni».
Per Orlando, «l’idea del capitalismo molecolare non solo non ha retto ai fenomeni di globalizzazione ma ha lasciato sul campo questo portato con cui dobbiamo fare oggi i conti. La destra questo lo ha capito benissimo perché se guardiamo all’impostazione che hanno dato alla Legge di bilancio – osserva Orlando – c’è una strategia molto lucida. Se decidi di reintrodurre i voucher, di introdurre l’aumento della soglia del contante, di non intervenire sulla questione dei salari in nessun modo, hai tracciato una linea di competitività del nostro Paese basata su più nero e dumping salariale. Sulla transizione ecologica secondo la Meloni bisogna aspettare, prendere più tempo e difendere il lavoro. Sappiamo che aspettare non aiuta a difendere il lavoro. Il loro è un modello che allude ad una possibile ricollocazione del nostro Paese in una dimensione di paese del terzo mondo, continuando a stare nel vecchio modello nel quale con i salari bassi, con scarsi investimenti su ricerca e sviluppo, con dimensioni delle imprese piccole si può continuare a fare quello che si è sempre fatto. Questo meccanismo, inoltre, funziona se tu hai la manodopera a basso costo ma quando impatta la curva demografica cominci ad avere una sere di problemi. Se consideriamo anche che il divario salariale tra il nostro paese ed altre economie aumenta, si rischia di avere la fascia delle competenze più alte che vanno in altri paesi. Si impone il tema – aggiunge l’esponente dem – della cura e della custodia del lavoro e della manodopera perché c’è una necessità di cercare figure che si rischia di non trovare più».