Parole che vogliono rassicurare gli imprenditori, anche se Bonaccini non sarà un nemico dichiarato della Cgil come lo fu Renzi.
“Senza impresa non c’è lavoro e non si può creare quella ricchezza che dobbiamo redistribuire per rendere la nostra società più giusta e solidal”». Lo dice in un’intervista al Sole 24 Ore il candidato alla segreteria del Pd Stefano Bonaccini.
«Mondo dell’impresa e mondo del lavoro – sottolinea ancora – hanno esigenze che spesso combaciano, ma sento ancora a sinistra rigurgiti e analisi che appartengono a un mondo che non esiste più. La nostra proposta è all’opposto della tassa piatta decisa dal governo Meloni: taglio secco del costo del lavoro, fino al 30% del cuneo contributivo, per aumentare le buste paga e sostenere le imprese che assumono a tempo indeterminato e investono in ricerca e innovazione».
«Il Jobs Act – dice ancora Bonaccini – risale a dieci anni fa, in un mondo completamente diverso. Oggi la priorità è creare lavoro stabile e combattere il precariato. Il lavoro stabile deve iniziare a costare di meno di quello a termine. Quanto al reddito di cittadinanza, bisogna aumentare l’occupabilità di chi il lavoro l’ha perso o non lo ha trovato».
Rispetto all’ipotesi di una patrimoniale «se dobbiamo chiedere un sacrificio, partiamo da chi genera sul nostro territorio fatturati immensi e paga una percentuale minima di tasse: mi riferisco alle grandi multinazionali che generano qui ricchezza che poi portano altrove».
Rispetto al Superbonus: «Prima di cancellarlo Meloni avrebbe dovuto convocare le parti sociali e le rappresentanze di impresa per trovare una soluzione insieme».