La Svizzera vuole confiscare i beni della Russia ma non si può fare. Confiscare valori patrimoniali privati russi violerebbe la Costituzione e l’ordinamento giuridico vigente. È quanto ha concluso un’indagine dell’amministrazione svizzera, realizzata su incarico del governo federale di Berna.
Attualmente si sta discutendo a livello internazionale se i valori patrimoniali russi bloccati possano essere impiegati per la ricostruzione dell’Ucraina, ricorda il governo in una nota odierna. Un gruppo di lavoro diretto dall’Ufficio federale di giustizia ha pertanto esaminato la questione, anche alla luce di diversi interventi parlamentari presentati.
L’analisi ha stabilito che, secondo il diritto svizzero, l’espropriazione senza indennizzo di proprietà privata di provenienza legale non è ammissibile. La confisca di valori congelati violerebbe infatti la Costituzione federale, l’ordinamento giuridico e gli impegni internazionali della Svizzera. Anche altri Stati prevedono diritti e garanzie analoghi.
A livello internazionale si sta inoltre discutendo della possibilità di confiscare le riserve valutarie della Banca nazionale russa e altri beni di proprietà dello Stato guidato dal presidente Vladimir Putin, oltre che di un possibile inasprimento delle norme penali per chi viola le sanzioni cui è sottoposto.
La Svizzera, assicura il Consiglio federale, sta seguendo tali riflessioni, partecipando al dibattito per fornire il suo punto di vista. In ogni caso, a prescindere dalle discussioni sui valori patrimoniali russi bloccati, il governo ribadisce l’intenzione di continuare a sostenere Kiev. Attaccando l’Ucraina, la Russia ha violato il diritto internazionale ed è in via di principio obbligata a risarcire i danni causati, viene ricordato nella nota.