Questa non è una fase ordinaria per l’Unione europea. Stanno cambiando i “paradigmi” su cui è stata costruita. E per questo servono risposte in tempi brevi.
Immediate. Non si può aspettare “marzo o aprile”. In particolare sul piano economico. Bisogna mettere a disposizione dei 27 risorse per affrontare la crisi. Soldi per fronteggiare ad esempio il piano di aiuti messo in campo dagli Usa. Il presidente del consiglio europeo, intervistato da Repubblica, Charles Michel, chiede alla Commissione di presentare una proposta concreta già al prossimo summit di febbraio. E nella sua ricetta c’è almeno l’estensione del fondo Sure già attivo per aiutare lavoratori e aziende, e l’introduzione di un Fondo Sovrano europeo che faccia perno sulla Bei, la Banca europea per gli investimenti. Senza chiudere la porta a nuove misure attraverso debito comune come è avvenuto per il Recovery fund e soprattutto senza affidare tutto alle distorsioni degli aiuti nazionali che assegnerebbero un vantaggio competitivo a Germania e Francia.
“Sono assolutamente convinto – dice al rientro dalla sua missione in Ucraina – che il 2023 sarà decisivo per il prossimo decennio. Dovremo dare risposte rapide su economia, migranti, energia e difesa comune. Abbiamo bisogno di un’Europa forte”.
Michel vede “un collegamento molto stretto tra Kiev e crescita economica. Per noi è fondamentale non aprire la porta alla frammentazione del mercato interno. Sarebbe un errore esaminare la situazione caso per caso. Servono regole comuni”. Ma come? “Abbiamo bisogno di rendere più flessibili i mezzi esistenti nel sistema dei fondi Ue. Ad esempio, estendendo il fondo Sure.
E’ il modo più semplice per garantire solidarietà tra i partner perchè sappiamo che non tutti gli Stati hanno le medesime capacità. Serve poi un fondo sovrano. Su questo ci vorrà più tempo, non è una risposta a breve termine ma bisogna prendere una decisione il prima possibile almeno sui principi di base. Se decidiamo di socializzare gli investimenti nella transizione verde e digitale, possiamo anche socializzare i benefici. Possiamo essere i padroni del nostro destino”.
“La Bei – spiega Michel – dovrebbe essere il fulcro di questo progetto. Possiamo avviarlo su base volontaria senza costringere nessuno. Dobbiamo anche concordare una politica commerciale comune. E dire ai nostri amici americani che il loro piano di aiuti va rivisto. Al prossimo Consiglio europeo spero che la Commissione presenti una proposta complessiva su tutto questo”.