Un regalo agli evasori, un regalo all’economia sommersa e un regalo al mondo dell’usura o del riciclaggio. Lo hanno detto in tempi non sospetti Bankitalia e Corte dei Conti.
E adesso? Il tetto ai contanti continua a tenere acceso il dibattito politico dopo la proposta di legge, presentata dalla Lega, di innalzare la soglia (attualmente a 2mila euro, ma dal 1° gennaio 2023 sarebbe dovuta scendere a 1.000) fino a 10mila euro. E dopo giorni di polemiche, anche all’interno della maggioranza (ad esempio con Giorgio Mulè, di Forza Italia, che non ritiene prioritario l’intervento), dopo un vertice a Palazzo Chigi con i ministri Giorgetti, Fitto e Calderone è arrivata la mediazione del premier Giorgia Meloni. Il punto di compromesso potrebbe essere una soglia a 5mila euro.
Il provvedimento, che il Carroccio sostiene come intervento urgentissimo che deve avere una corsia preferenziale in Manovra, oltre a essere fortemente stigmatizzato dall’opposizione non era stato interamente condiviso nemmeno in maggioranza. E la stessa premier, che pure ha sostenuto la necessità di allentare una norma a suo giudizio troppo restrittivo, pare aver espresso perplessità su una soglia così elevata come quella proposta presentata da Alberto Bagnai, vicepresidente del gruppo leghista alla Camera.
E anche Forza Italia non ha nascosto i propri dubbi sull’intervento, ritenuto di importanza marginale: secondo Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, il fatto che la Meloni non abbia menzionato la misura nel suo discorso programmatico è la prova che non si tratta di un’urgenza.
Ora, con l’ipotesi di accordo a 5mila euro, la questione sembrerebbe essere chiusa, anche se non è detto che la cifra sarà poi quella finale indicata nella Legge di Bilancio. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha infatti chiarito che la soglia definitiva potrebbe essere anche più bassa: “Vedremo se 2mila, 3mila o 5mila euro”.
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