Cosa dobbiamo aspettarci dal governo Draghi
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Cosa dobbiamo aspettarci dal governo Draghi

Il suo compito in questo ambito si prospetta estremamente arduo perché le buone idee di riforma nel nostro paese sono sempre ostacolate da potentati che non vogliono un vero cambiamento

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Giuseppe M. Pignataro Modifica articolo

14 Febbraio 2021 - 16.37


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C’è un punto su cui la stragrande maggioranza degli italiani è unita: Draghi è il miglior direttore d’orchestra che il paese potesse desiderare di avere e che grazie alle miserie della nostra classe politica ha avuto.

La sua orchestra comunque, ad evidenza, è stata organizzata anche con lo scopo di ottenere i necessari voti in parlamento e gli orchestrali non sembrano essere stati scelti con la stessa logica con cui è stato nominato il Direttore. Ma si trattava di un obiettivo chiaramente velleitario e di conseguenza non possiamo che rimetterci al realismo.

Questa situazione accresce le responsabilità del Direttore, in quanto il suo ruolo diventa ancor più decisivo affinché l’orchestra suoni una musica gradevole ed adatta alla gravità del momento.

Sappiamo bene quali sono le priorità su cui la musica di Draghi deve focalizzarsi:

  • la massima velocizzazione possibile della vaccinazione del popolo italiano;
  • la definizione di un Recovery Plan convincente nel delineare un futuro virtuoso del paese;
  • la eliminazione dei principali cancri che bloccano il motore dello sviluppo economico.

Sulla prima si può essere pienamente fiduciosi, il nostro Stato ha le competenze e le risorse per dotarsi di una organizzazione che ci ponga ai massimi livelli di efficienza e di efficacia mondiali.

Sulla seconda il Presidente e la squadra che ha scelto, per gestire il tema specifico, hanno qualità di assoluto rilievo per fare un lavoro di eccellenza.

Sulla terza priorità si misureranno le effettive capacità del direttore d’orchestra di individuare gli spartiti giusti da far suonare ai propri orchestrali e di farli suonare al ritmo e con la sintonia utili allo scopo di cambiare le sorti del paese.

Bisogna essere consapevoli infatti che solo se il paese viene messo su un cammino sicuro di piena modernizzazione e di allineamento con i paesi europei e mondiali più evoluti, nei suoi meccanismi strutturali di funzionamento, potremo dire che la svolta che a tutti noi (o quasi) il Maestro Draghi ci fa sognare, si realizzerà.

Ma il suo compito in questo ambito si prospetta estremamente arduo perché le buone idee di riforma nel nostro paese sono sempre ostacolate, in modo molto pervicace, da potentati che non vogliono un vero cambiamento e che proveranno quindi anche questa volta a minare pesantemente il percorso del nuovo governo.

Pertanto, il nuovo direttore d’orchestra opererà in un contesto in cui:

  • dovrà individuare gli spartiti giusti che i suoi ministri (a prescindere dalla loro estrazione) dovranno suonare;
  • dovrà trovare il metodo affinché la musica cambi davvero rispetto al passato e cambi in modo stabile;
  • dovrà trovare il modo per bloccare i disturbatori tra il pubblico che si adopereranno con grande impegno per evitare che il cambiamento musicale abbia successo.

Uscendo dalla metafora possiamo dire che il governo Draghi risponderà pienamente alle aspettative degli italiani solo se su i tre mali endemici, Pubblica amministrazione, Giustizia civile e penale, fisco/evasione, cambierà strategia rispetto al passato.

In questi campi c’è innanzitutto un problema di approccio da non trascurare. Non hanno funzionato e non funzioneranno provvedimenti riformatori spot, più o meno ricchi di buone idee. I problemi che si sono stratificati nel tempo sono tanti e tali da richiedere l’istituzione di organismi presso i Ministeri di competenza guidati da persone di provata esperienza e competenza (pubblica e privata) che gestiscano in modo sistematico “processi di riforma” che devono esplicarsi in modo intensivo, in un arco temporale medio-lungo (3-5 anni), attraverso implementazioni progressive, avendo come punto di riferimento e traguardo finale i migliori esempi in campo internazionale.

Solo così si darà linearità, stabilità e armonia alla musica ed il concerto si concluderà con gli applausi corali che giungono dalle finestre delle case degli italiani e non solo da quelle di palazzo (Chigi).

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