Il recovery fund divide la destra e Berlusconi esalta l'Europa contro i sovranisti

Salvini parla di fregatura, Meloni a denti stretti ammette il successo di Conte e Forza Italia esulta: "Compromesso positivo che ha superato le resistenze e toglie argomenti ai nemici dell'Europa"

Meloni, Berlusconi, Salvini
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21 Luglio 2020 - 20.11


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Alla fine l’ex Cavaliere ha ricominciato a lavorare per scompaginere l’egemonia sovranista nel centro-destra: e infatti l’accordo sul recovery fund riporta in superficie le divisioni fin qui faticosamente messe in secondo piano, con Silvio Berlusconi che si toglie la soddisfazione di attaccare i “partiti sovranisti” e Meloni e Salvini che ancora una volta scelgono di recitare copioni diversi.

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Per il leader della Lega il Recovery fund è “una grossa fregatura”, mentre la Meloni dice che “poteva andare meglio”, ma ammette che “Conte è uscito in piedi”. Berlusconi, poi, festeggia: “E’ un compromesso, ma positivo, che ha superato le resistenze di alcuni paesi del nord e toglie argomenti ai nemici dell’Europa”. Soprattutto, il leader di Fi avverte: “Certamente – spiega – questo difficile compromesso deve far riflettere sul futuro, sui pericoli per l’Europa del condizionamento che i partiti sovranisti esercitano”.

Tre alleati, tre linee diverse, in un quadro che è destinato ad esaltare le differenze. C’è un governo Conte rafforzato, delle elezioni regionali che potrebbero ridefinire gli equilibri nel centrodestra e un possibile voto sul Mes che metterebbe di nuovo a dura prova l’unità della coalizione.

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Se nei mesi scorsi erano sempre di più quelli che scommettavano sull’implosione del governo Conte, la chiusura dell’intesa sui fondi europei cambia lo scenario e Berlusconi dimostra di non essere rassegnato a giocare la parte del comprimario. La Meloni, poi, da tempo ha assunto un profilo “più istituzionale” rispetto al leader della Lega che sta pagando nei sondaggi e che potrebbe essere premiato alle prossime regionali, se è vero che il centrodestra potrebbe strappare al centrosinistra due regioni nelle quali i candidati sono stati indicati da Fdi, la Puglia e le Marche. Senza contare che l’unico candidato leghista certo della vittoria è Luca Zaia, una figura non proprio allineata a Salvini e che rischia di diventare ingombrante per il leader della Lega.

Da Conte, se e quando si riuscirà a fare l’ormai fantomatico incontro, il centrodestra assicura che andrà tutto insieme, perché “non ci stiamo a farci dividere dal premier”. Ma i diversi giudizi sull’intesa Ue fotografano una coalizione tutt’altro che consolidata.

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