Da circa un mese stiamo vivendo un dramma sanitario e una crisi economica tra le più sconvolgenti della nostra storia. Certamente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Siamo tutti annichiliti, spaventati ed attoniti per tutto ciò che di tragico accade ogni giorno intorno a noi.
Nello stesso tempo moltissime persone sono profondamente disperate per come devono affrontare il loro presente e tutti siamo angosciati per il futuro a cui andremo incontro quando la lotta contro il demone che ci ha invaso sarà finalmente terminata. Il nostro paese in tale contesto ha, rispetto a tutti gli altri grandi stati del mondo avanzato, un problema in più. Siamo uno stato che avendo accumulato un debito pubblico di dimensioni davvero esorbitanti e non avendo voluto affrontare questo problema nei tempi e nei modi più appropriati, si ritrova con una capacità di utilizzo di risorse pubbliche molto limitate rispetto alle necessità contingenti.
A seguito delle inevitabili misure di contenimento del contagio tantissime attività economiche, commerciali, tantissimi lavoratori, professionisti ed operatori economici in genere sono rimasti all’improvviso senza alcuna fonte di reddito. Una situazione del tutto inedita ed inimmaginabile. Tutti per questo si aspettano che lo stato faccia tutto il necessario per alleviare adeguatamente le grandissime tragedie che stanno emergendo di giorno in giorno e che l’Europa a sua volta attivi tutti i meccanismi di sostegno per far sì che il governo sia in grado di assolvere a questo compito.
A riguardo dal 3 marzo siamo intervenuti su questo giornale per rappresentare il nostro punto di vista con vari articoli. Tuttavia, pur ribadendo che la solidarietà esterna è assolutamente necessaria e va giustamente richiesta, non va dimenticato che in una economia di guerra qual è certamente quella attuale si devono attivare le migliori risorse del paese per promuovere una solidarietà interna efficace e rapportata alle effettive capacità delle forze in campo.
E’ giusto ed incontestabile che restiamo tutti a casa per riuscire nel più breve tempo possibile a fermare il contagio ma non sarebbe giusto se manteniamo ferma anche la nostra capacità di reagire in modo straordinario mettendo in campo iniziative private davvero efficaci nel contrastare la discesa nel baratro di molti di noi italiani. Lo stato siamo anche noi e ognuno dovrebbe fare, nei limiti delle proprie possibilità, qualcosa di straordinario per aiutare il paese a risollevarsi partendo da chi è stato più duramente colpito dagli effetti di questa immane paralisi economica.
Partendo dalla consapevolezza che in una situazione così drammaticamente eccezionale non è assolutamente sufficiente che qualcuno senta il bisogno di essere solidale e lo faccia qua e in là con qualche donazione in maniera spot per sentirsi in regola con la propria coscienza. Occorre una iniziativa più consistente, più strutturata, più incisiva rispetto agli obiettivi da raggiungere. La solidarietà in questo momento non può essere solo uno slogan che tutti più o meno pronunciano affinchè siano solo gli altri o alcuni a farsene carico in forma prevalente. Occorre una quantità enorme di risorse per fronteggiare le difficoltà più acute ed il problema quindi non può essere demandato alla iniziativa dei singoli, né può esser posto tutto sulle spalle delle finanze pubbliche, perché così facendo limiteremo sempre di più la sua capacità effettiva di manovra.
Occorre attivare una vera economia della solidarietà.
Allora proviamo a proporre qualcosa che possa andare in questa direzione: creiamo un grande “club della solidarietà”; chiamiamolo club “Amiamo l’Italia”; si potranno iscrivere a questo club tutte le imprese e tutti i soggetti privati che credono nella missione di questa iniziativa; tutti coloro che si iscrivono si devono impegnare a destinare al fondo di solidarietà “Amiamo l’Italia” l’1 per cento di tutte le transazioni finanziarie che faranno (o meglio che sono state fatte dall’inizio della pandemia) fino al ritorno alla normalità; tutte le imprese che hanno avuto, per motivi contingenti, crescite importanti dei loro fatturati (e non sono poche) devono essere indotte a partecipare in modo più robusto; venga costituito un comitato di gestione del fondo formato da persone di specchiata professionalità e moralità affinchè stabilisca le regole per gestire equamente la distribuzione dei fondi raccolti; facciamo patrocinare questa iniziativa dalle maggiori istituzioni del paese; diamo la presidenza del club ad una personalità di altissima caratura; tutte le somme raccolte dal fondo siano immediatamente utilizzate per fornire mezzi finanziari a fondo perduto a coloro che sono stati colpiti più duramente dalla depressione economica di questo momento (piccole imprese, lavoratori, famiglie); fissiamo la durata di vita del fondo fino al recupero di una piena normalità; chi partecipa al club deve accettare di destinare una percentuale delle proprie transazioni finanziarie in quota fissa con un limite minimo prestabilito; la mission della partecipazione al club deve essere quello di contribuire a salvare una parte del sistema paese acquisendo un alto merito onorifico e non quello di fare donazioni spot in senso classico; le somme potranno essere versate in una unica soluzione o gradualmente; lasciamo alla storia il libro dei nomi delle aziende e delle persone che avranno partecipato a questa iniziativa straordinaria; le aziende e le persone che vi partecipano potranno godere di un grande ritorno d’immagine; apriamo la possibilità di partecipare al fondo con donazioni spot anche dall’estero.
Deve trattarsi in pratica di una grande mobilitazione delle ricchezze private, realizzato per un periodo limitato ma congruo, con l’obiettivo ambizioso di aiutare una parte importante del sistema Italia a risollevarsi nell’interesse di tutta la collettività, attuato su base volontaria ma stimolato dalla validità della missione e dal coinvolgimento di personalità di elevato spessore professionale e culturale. In modo tale che se riusciremo ad alleviare in modo sufficientemente incisivo le sofferenze di coloro che stanno pagando un prezzo altissimo per questa crisi, quando tutto sarà finito, comunque vada, saremo un’Italia migliore.
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