Madri che non volevano essere madri raccontate da Mara Cinquepalmi

L'amore materno e l'amore filiale non sono obbligatori. Lo racconta Mara Cinquepalmi attraverso quattro storie, sullo sfondo di una storia sociale dell'Italia attraverso il calcio

Madri che non  volevano essere madri raccontate da Mara Cinquepalmi
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Serena Bersani Modifica articolo

27 Aprile 2025 - 15.01 Giulia


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«Nessuna legge obbliga genitori e fi­gli a volersi bene. Si sceglie di essere madri come di essere figli». È in questa verità, che chiude il terzo racconto, il senso del libro di Mara Cinquepalmi Breve atlante delle (altre) madri e dei (nostri) figli appena pubblicato dall’editore Scatole Parlanti nella collana Soffi. Dopo brillanti prove di saggistica, questa volta Cinquepalmi (giornalista e presidente del Collegio delle probe domine di GiULiA giornaliste) si è cimentata con la narrativa, sempre su temi attinenti ai suoi interessi e al suo attivismo, con una qualità della scrittura decisamente di alto livello.

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Proprio come in un atlante, i quattro racconti che compongono il libro e che lo rendono una sorta di romanzo “disseminato”, con lo stesso tema riproposto in tempi, luoghi e contesti sociali diversi, rappresentano un po’ una mappatura dell’essere madri e dell’essere figli o, meglio, del non esserlo. Perché se tutti siamo figli, non tutte sono madri, per impossibilità o per scelta, anche quando lo sono diventate. L’autrice non usa mai la parola abbandono, con tutto lo stigma che essa si porta dietro, e non la useremo nemmeno noi. Ma certo tutte le protagoniste di questo libro sono costrette a lasciare, per un tempo più o meno lungo o per sempre, i figli da loro partoriti ad altre donne, che diventano così madri a loro volta. I motivi sono i più diversi, ma alla fine i soliti: la povertà, la solitudine, la vergogna e lo stigma che accompagnava chi aveva figli fuori dal matrimonio (l’arco temporale coperto da questi racconti va dal dopoguerra a oggi), l’abbandono da parte della famiglia d’origine, il desiderio di trovare la propria realizzazione. E poi l’eclisse dei padri, che in questo libro compaiono solo per condannare le gravidanze non conformi alla propria morale familiare. I padri di questi figli affidati ad altre madri non abbandonano, scompaiono come se non fossero mai esistiti, proprio come quei segreti di famiglia che nessuno vorrebbe tramandare e che prima o poi risalgono in superficie con il sembiante di chi agonizza ma si ostina a non morire.

Agata è il nome di tutte le madri biologiche protagoniste di questi racconti. Un nome simbolico, che ricorda il “kalòs kai agathòs” dei greci: ciò che è bello è anche buono, la bellezza interiore è la bontà al quadrato, colei che ti mette al mondo è comunque valorosa, il suo è un atto di coraggio. Ma la maternità non passa solo attraverso la pancia, come dimostrano alcune di queste madri acquisite, non sempre per scelta, a volte per caso o per necessità. Si può essere madri dei figli di altre donne e figli di donne la cui capacità di accoglienza le ha rese madri.

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A fare da sfondo alle storie ci sono alcuni eventi calcistici (l’autrice ha una formazione da giornalista sportiva) che hanno segnato i nostri tempi, al pari delle tragedie, delle morti dei papi, dell’elezione di un nuovo presidente della Repubblica. La vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982, la finale dei Mondiali del 1994 raccontano il Paese, ma anche lo spareggio Bologna-Inter per lo scudetto del 1964 che è rimasto un perno attorno a cui ruota la storia dei bolognesi delle ultime quattro generazioni (l’autrice è pugliese, ma ormai “naturalizzata” felsinea) o la vittoria del campionato da parte del Cagliari del 1970 con l’osannato Gigi Riva. Insomma, il calcio come gancio mnemonico collettivo, piccole madeleine che ti riportano in un attimo là e allora, perché tutti coloro che hanno vissuto quei momenti ricordano persino la temperatura atmosferica di quei giorni o il calore della mano del padre con cui sono andati allo stadio. Ma non c’è solo il calcio, c’è anche la cronaca che segna la partita collettiva e quella di ciascuno di noi fino al fischio finale. A fare da sfondo ci sono i grandi eventi della storia degli ultimi settant’anni ma anche le storie minime che restano grandi eventi per le piccole comunità che li hanno subìti.

La scrittura di Mara Cinquepalmi ha un tratto neorealistico molto convincente, che spesso emoziona. In questi racconti, a tratti drammatici, non si versa una lacrima. Ma l’autrice ha la capacità di tenerti con il magone fino all’ultimo e le lacrime che non vengono versate nel libro scorrono quando lo si chiude.


Breve atlante delle (altre) madri e dei (nostri) figli di Mara Cinquepalmi, Editore Scatole Parlanti, 2025, 13 euro.

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