Era il 21 marzo 1996 quando veniva celebrata la prima “Giornata della Memoria e dell’Impegno”, in onore delle vittime innocenti di tutte le mafie. Un evento nato dall’idea di Saveria Antiochia (madre di Roberto, poliziotto agente di scorta di Ninni Cassarà ucciso nel 1985), e di Don Luigi Ciotti, Presidente dell’associazione nazionale Libera, durante il quale ogni presidio di questa rete di congregazioni presente sul territorio, leggerà i 1101 di tutte le persone morte a causa delle criminalità organizzate.
«Occorre un impegno forte delle istituzioni – ha sottolineato Don Ciotti – chi sa parli. Questa lettura dei nomi deve graffiare le coscienze. E ci sono molti giovani che abbiamo preparato in questi mesi. Abbiamo lavorato con loro. I giovani ci sono quando proponi loro cose vere, cose vive. Bisogna investire nei giovani».
“Il 21 marzo rappresenta un giorno solenne di ricordo e di impegno civile per affermare valori essenziali per la salute della nostra comunità. L’impegno quotidiano per la pratica della legalità, la lotta contro tutte le mafie, contro le consorterie criminali che generano violenza e oppressione, contro zone grigie di complicità che ne favoriscono affari e diffusione, vede operare tutti i cittadini che desiderano vivere in una società coesa e rispettosa dei diritti di tutti”, ha continuato..
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato: “Ricorrono trent’anni da quando Libera e altre associazioni hanno intrapreso un percorso importante di sensibilizzazione e mobilitazione civile fino a far sì che una legge dello Stato istituisse la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, per esprimere doverosa solidarietà nei confronti delle vittime innocenti uccise dalla mano mafiosa. Ogni ambito è stato colpito da questo flagello: servitori della Repubblica, donne e uomini che si battevano per migliorare la società, imprenditori e cittadini che hanno respinto il ricatto del crimine, persone semplici finite sotto il tiro degli assassini.
“I loro nomi – ha aggiunto il Presidente – sono parte della nostra memoria collettiva, ed è nei loro confronti che si rinnova, anzitutto, l’impegno a combattere le mafie, a partire dalle Istituzioni ai luoghi della vita quotidiana, superando rassegnazione e indifferenza, alleate dei violenti e sopraffattori. La mafia può essere vinta. Dipende da noi: tanti luminosi esempi ce lo confermano”. Perchè la realtà che viviamo ci ricorda che la lotta alle mafie, oltre che nelle questure e nei tribunali, può e deve essere portata avanti nel nostro piccolo, ogni giorno.