Italia in controtendenza su vinile e diritti: é terza nel mercato discografico Ue
Top

Italia in controtendenza su vinile e diritti: é terza nel mercato discografico Ue

Il mercato discografico mondiale cresce per il decimo anno tra vinili in ripresa, streaming onnivoro, il 2024 è stato l’anno della maturità dove I nuovi ascoltatori scelgono l’accesso al possesso e il digitale impera sulla musica globale.

Italia in controtendenza su vinile e diritti: é terza nel mercato discografico Ue
Preroll

redazione Modifica articolo

21 Marzo 2025 - 13.11 Culture


ATF

Ci sono numeri che meritano di essere scrutati con pazienza; quelli del mercato discografico italiano del 2024 raccontano una dinamica che restituisce un’immagine di un’industria che ha, ormai, consolidato una mutazione nei suoi geni. Dopo un decennio di crescita continua, il settore ha registrato un incremento globale del (+4,8%), toccando i 29,6 miliardi di dollari; un traguardo questo che non è una vetta, ma un passaggio di quota nella scalata del digitale.

La fetta più corposa di questa espansione è stata, infatti, divorata dallo streaming, che ha superato per la prima volta i 20 miliardi di dollari, attestandosi a 20,4 miliardi e rappresentando il 69% dell’intero comparto (Fonte: IFPI) . È una cifra che va letta con lente d’ingrandimento: da sola, quella somma equivale a più dell’intero fatturato globale dell’industria discografica in ogni anno compreso tra il 2003 e il 2020. All’interno dello streaming, l’abbonamento a pagamento resta il cavallo di razza, in crescita del (+9,5%), con una base utenti che ha raggiunto i 752 milioni (+10,6%). Un dato che misura l’appetito del pubblico, confermando l’efficacia di un modello di business che ha smesso di rincorrere la pirateria per offrire un’alternativa strutturata, modulare e – paradossalmente – più libera.

Se la componente ad-supported (finanziata dalla pubblicità, n.d.r.) ha avuto un incremento più modesto (+1,2%), è interessante notare come la fedeltà degli utenti ai modelli premium segni una svolta culturale e pagare per ascoltare musica è tornato ad essere un gesto normale, non da collezionista o purista, ma da fruitore abituale. Ed è proprio il valore dell’abitudine che sta alla base della tenuta di un mercato che ha saputo, non solo sopravvivere al terremoto digitale, ma farne il proprio asse portante.

Leggi anche:  A fine estate tre date in Italia per Richard Thompson

Non tutto, però, ha conosciuto la stessa sorte. Il mercato fisico ha registrato una flessione del (3,1%): eppure, la notizia che merita attenzione non è il declino, quanto piuttosto la resistenza del vinile, che cresce ancora (+4,6%) per il diciottesimo anno consecutivo. Una forma di resistenza culturale, quasi antropologica, che continua a rappresentare una nicchia nell’universo della musica registrata. L’Asia si conferma il primo mercato fisico del mondo, con il 45,1% del totale; eppure, proprio lì si è registrata la battuta d’arresto più vistosa (-4,9%), sufficiente a rallentare l’intera crescita regionale (+1,3%).

Il valore dei diritti di esecuzione pubblica ha toccato i 2,9 miliardi a livello globale, crescendo del (+5,9%) ed è per questa area già il quarto anno consecutivo di crescita per un segmento che, pur meno visibile, resta vitale, specie nei mercati dove l’esibizione live e la diffusione ambientale sono ancora assi portanti.

Le sincronizzazioni, ossia le licenze per l’utilizzo di musica registrata in film, serie, spot pubblicitari e videogiochi, sono salite del (+6,4%); un dato spesso sottovalutato, ma fondamentale dove il suono, oggi più che mai, è la colonna vertebrale del contenuto visivo.

Le crescite più robuste si sono registrate nei mercati considerati, fino a pochi anni fa, “periferici”, come il Medio Oriente e Nord Africa (MENA) che hanno segnato un (+22,8%), facendo di quest’area la locomotiva dell’anno. Subito dietro a loro, l’Africa subsahariana con un (+22,6%), spinta in larga parte dal Sudafrica, che da solo rappresenta il 75% del mercato regionale, con un incremento del (+14,4%). Occorre prestare molta attenzione a queste aree che non sono più da considerare semplici paesi dai consumi “emergenti”, ma territori dove la penetrazione dello smartphone e l’accesso mobile a basso costo hanno accelerato un passaggio dal consumo frammentario alla fruizione sistematica.

Leggi anche:  Ultima chiamata per i Cccp

Anche l’America Latina continua a crescere con un (+22,5%) nel 2024, per il quindicesimo anno consecutivo. In questi paesi lo streaming è ancora più dominante che altrove e rappresenta l’87,8% del mercato, con il Brasile che vola a (+21,7%), ma anche con il Messico che, crescendo del (+15,6%), entra per la prima volta nella classifica dei “top ten” del mercato globale, spodestando l’Australia.

Gli Stati Uniti restano il primo mercato mondiale, ma con una crescita contenuta del (+2,2%) indicando un mercato oramai saturo, e così fa il Canada che si attesta a (+1,5%). Insieme rappresentano oltre il (40%) dei ricavi globali. L’Europa, seconda regione per importanza, ha registrato un aumento dell’(8,3%), con Francia (+7,5%), Regno Unito (+4,9%) e Germania (+4,1%) in ascesa. Il vecchio continente ha contribuito in valore assoluto con la più alta aggiunta di ricavi dell’anno.

E poi c’è l’Italia. Spesso assente nei grandi discorsi strategici, ma in questo caso protagonista. Con un mercato in crescita dell’8,5%, ha raggiunto 461,2 milioni di euro e consolidato il terzo posto tra i paesi Ue (Fonte: Fimi). Lo streaming è egemone, con un peso del (67%) sul totale e una crescita del (+13,5%), trainato soprattutto dagli abbonamenti (+17,1%). Le riproduzioni sono salite a 95 miliardi, con un (+31%) su base annua. Anche il video streaming ha dato un contributo sostanziale (+14,1%), a conferma della commistione ormai permanente tra ascolto e visione. Il download, come nel resto del mondo, arretra (-12,7%), mentre il digitale nel suo complesso segna (+13,1%) e raggiunge quota 312,2 milioni.

Il vinile italiano, pur nel rallentamento generale del fisico (-2,1%), cresce ancora (+6,8%) e si conferma il supporto prediletto dagli appassionati, con 38,9 milioni di euro. L’Italia è oggi l’ottavo mercato globale per il vinile; un dettaglio che dice molto sulla specificità del nostro rapporto con l’oggetto musicale.

Leggi anche:  Patty Pravo torna con il singolo 'Ho provato tutto'

Interessante anche l’andamento dei diritti connessi, che crescono del (+2,6%) e si attestano a 74,8 milioni, diventando la seconda fonte di ricavo dopo lo streaming. Un dato controcorrente, se si considera il calo della copia privata dovuto alla riduzione nelle vendite di dispositivi elettronici. Le sincronizzazioni, invece, flettono (-4,8%), vittime di una competizione agguerrita e di investimenti più cauti nel settore pubblicitario.

Ma è forse sul fronte dell’export che l’Italia offre il suo racconto più inatteso. Le royalty provenienti dall’estero crescono del (+13,8%), raggiungendo quasi 28 milioni, spinte da un aumento del (+24,4%) dei ricavi digitali. Dal 2020 al 2024 la crescita è stata del (+140%), a conferma di un’espansione della canzone italiana, nella sua versione più moderna, si fa spazio nei palinsesti algoritmici di tutto il mondo.

Infine, come un grumo d’inchiostro in una tavolozza luminosa, resta l’incognita dell’intelligenza artificiale. Il rapporto IFPI non la demonizza, ma ne delinea i contorni di rischio se e quando utilizzata per addestrare modelli generativi su musica protetta senza consenso, può erodere il senso stesso dell’autorialità; essa è una minaccia reale alla “creatività umana”, che impone urgentemente regole nuove e forme di tutela non più rinviabili.

Così si chiude l’analisi dell’anno musicale del 2024, un’epoca di transizione; un tempo in cui la musica si è fatta piattaforma, esperienza ubiqua e al tempo stesso ha riscoperto angoli intimi, ritorni al vinile, localismi sonori e nuove voci. Non era mai successo che così tanti paesi, artisti e tecnologie camminassero insieme verso il futuro.

Native

Articoli correlati