La Casa del Tiaso di Pompei e i suoi misteriosi gusci di ostrica
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La Casa del Tiaso di Pompei e i suoi misteriosi gusci di ostrica

Un materiale edile inusuale ritrovato nelle rovine, usato negli affreschi sepolti per secoli dai detriti dell'eruzione vulcanica

La Casa del Tiaso di Pompei e i suoi misteriosi gusci di ostrica
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redazione Modifica articolo

10 Marzo 2025 - 17.37 Culture


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Un’insolita scoperta archeologica sta rivelando nuovi dettagli sulla lussuosa dimora di Pompei, la Casa del Tiaso. Dopo la rivelazione della meravigliosa sala per banchetti affrescata, dove si trovano le megalografie di baccanti e satiri, un angolo della villa ha rivelato un altro particolare a distanza di pochi metri: un ammasso di gusci di ostrica, finora pensati come resti di un sontuoso pranzo. Tuttavia, le ricerche successive hanno svelato un uso ben diverso per questi resti marini.

I gusci di ostrica erano, infatti, utilizzati dai romani come materiale edile per la realizzazione di una finissima polvere di carbonato di calcio. Questa polvere veniva passata sugli affreschi come ultimo strato, dando loro una lucentezza straordinaria. Gli archeologi hanno osservato che, nonstante la stanza fosse sepolta dai detriti dell’eruzione vulcanica, la polvere di carbonato di calcio continua a brillare anche oggi a contatto con una sorgente luminosa, tipo una semplice torcia. Un effetto che trasformava la stanza di accesso al tempietto in un cielo stellato, rischiarato nella penombra da lucerne e candelabri. Un risultato visivamente sbalorditivo. Quel luogo spirituale era infine decorato con affreschi che narravano scene delle quattro stagioni e allegorie dell’agricoltura e della pastorizia, dipinti su uno sfondo di un azzurro intenso, il blu egizio, un altro materiale decorativo sfarzosissimo ricorrente nella villa.

Il blu egizio, l’unico pigmento preparato chimicamente ai tempi dei Romani, era a base di rame e veniva prodotto in una fabbrica di Pozzuoli. Era un materiale costosissimo, tant’è che era richiesto un extra per questo colore, quindi si poteva considerare un lusso per pochi.

“Questa scoperta – raccontano gli archeologi e restauratori che hanno curato gli scavi – è la prova del livello di ricchezza del proprietario di questa enorme casa, che si potevano permettere una villa dotata di quartiere termale.” Mentre la pars privata è stata in gran parte esplorata, due terzi dell’enorme proprietà restano ancora da scoprire, tra cui l’ingresso, l’atrio e gran parte del giardino colonnato. Questa villa, che stiamo scoprendo pian piano, ha ancora molti segreti da svelare.

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