Sesso, bugie e (tanti) videotape: Giulia Steigerwalt racconta Diva Futura
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Sesso, bugie e (tanti) videotape: Giulia Steigerwalt racconta Diva Futura

Ambientato nell’Italia degli anni ’80 e ’90, il film racconta la storia di Riccardo Schicchi e della sua agenzia Diva Futura, che tentò di rivoluzionare la cultura di massa sdoganando il porno.

Sesso, bugie e (tanti) videotape: Giulia Steigerwalt racconta Diva Futura
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Marco Spagnoli Modifica articolo

10 Febbraio 2025 - 23.29


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“È un film per le donne, con una vocazione addirittura femminista”, sottolinea Giulia Steigerwalt, che con Diva Futura firma la sua seconda regia dopo il fortunato Settembre. Ambientato nell’Italia degli anni ’80 e ’90, il film racconta la storia di Riccardo Schicchi e della sua agenzia Diva Futura, che tentò di rivoluzionare la cultura di massa trasformando l’utopia hippie dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno.

Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre divennero improvvisamente dive di fama mondiale, entrando nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori VHS. Fu coniata l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era. L’impatto mediatico fu travolgente, tanto da portare all’elezione in Parlamento di Ilona Staller, nota come “Cicciolina”.

“Quando mi sono avvicinata per la prima volta a questa storia, ho trovato tutto tranne quello che mi sarei aspettata dal mondo del porno”, racconta Steigerwalt. “Le vicende personali dei protagonisti, la loro filosofia di vita e l’incredibile parabola che hanno vissuto hanno ribaltato il mio punto di vista. Immagino sia dovuto al fatto che ciò che il porno è diventato successivamente è l’opposto di quello che questi personaggi sognavano di creare quando iniziarono la loro ‘rivoluzione’”.

Steigerwalt ha scelto un cast di giovani interpreti di fascino e talento, come Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan e Lidija Kordic. “I sogni iniziali, uniti allo squallore e alla tragicità della caduta, hanno reso il tutto estremamente poetico ai miei occhi, tragico e, per certi versi, ingenuo. Era la storia di una grande illusione: quella di diventare delle dive prendendo la scorciatoia del porno, che sembrava assicurare una fama immediata, salvo poi essere stigmatizzate e rifiutate proprio da quella società che le aveva bramate e rese famose. Tutto perché quel desiderio, per la società, è segreto e accettabile solo se rimane tale. Il tentativo di liberalizzare certe fantasie e portarle alla luce è, in ultima analisi, inaccettabile. Ed è qui che queste creature, che io non giudicherò mai, diventano per me personaggi di una saga iconica ed effimera insieme”.

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Un film “in costume”, ma ancora attuale
“Anche se ambientato nel passato e ‘senza veli’, il film è molto attuale”, continua Steigerwalt. “È come se all’interno di questa arena del mondo del porno ci fossero delle tematiche amplificate del presente: questa storia funziona come una lente di ingrandimento, proprio perché quello era un mondo così eccessivo”.

Riccardo Schicchi: un sognatore ingenuo
“Schicchi era uno spirito libero, giocoso e anche ingenuo”, spiega la regista. “È un personaggio che cambia quando deve prendere atto che il grande sogno di rivoluzionare il costume italiano, ancora intriso del perbenismo degli anni ’50 e ’60, in nome dell’amore libero, aveva portato a una degenerazione di quello stesso sogno. Si aprì la strada alla creazione di un immaginario distorto della sessualità e del femminile, in cui la mercificazione del corpo e la violenza presero il sopravvento. Tutto ciò che Schicchi aveva sempre rifiutato, e che di fatto è il nostro presente. In questo senso, il film è il racconto di una pericolosa contraddizione, e tenta di mostrare luci e ombre di un fenomeno che ha influenzato profondamente la cultura del nostro Paese, le cui conseguenze sono ancora attuali. Porta, in ultimo, a una domanda fondamentale: perché il sesso e l’erotismo devono essere per forza associati alla violenza sulle donne? Perché dobbiamo creare una narrativa in cui l’immedesimazione dello spettatore e la formazione dell’immaginario sessuale si basano sulla violenza?”.

La valenza politica della storia
“Dobbiamo ricordare che Schicchi e Ilona Staller, alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli ’80, venivano dalla rivoluzione dei figli dei fiori, dall’amore libero, che andava contro il perbenismo degli anni ’50 e ’60. Era un gesto di rottura. Tanto che Marco  Pannella, con i Radicali, lo raccolse, e finirono in Parlamento. È nato come un gesto di rivoluzione del costume. E poi non c’era internet: era un immaginario diverso. Anche il modo in cui loro facevano questi film non ha nulla a che vedere con ciò che vediamo oggi. Erano delle star, invitate a tutti i talk show, entrate nel quotidiano degli italiani. Oggi, tutto questo non potrebbe mai accadere”.

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Il rispetto di Schicchi per le donne
“Paradossalmente, Riccardo Schicchi aveva un grande rispetto per le donne. Aveva una visione quasi psichedelica: vedeva l’assenza di pudore come una forza. Ma quello che è successo dopo è stato l’opposto di ciò che lui sognava. Il suo sogno si è trasformato in qualcosa di distorto: la mercificazione del corpo della donna. Lui si rifiutava di accettare la violenza, eppure ha dato inizio a qualcosa che è diventato l’opposto delle sue intenzioni. Oggi, viviamo in una società in cui la visione di Schicchi non è più attuale. Siamo ancora lontani da una vera parità tra uomo e donna”.

Ironia e leggerezza
“Secondo me, l’ironia e la leggerezza di queste persone sono qualcosa che oggi non troviamo. Vediamo influencer su Instagram che non sono poi tanto più vestite di queste ragazze, ma che si prendono troppo sul serio, come se stessero dando lezioni di vita. Questo film, in qualche modo, è un cautionary tale: ci ricorda che la vita è un’altra cosa. È un film carico di umanità e libertà, perché loro erano estremamente liberi. Volevo raccontare un film con tutti i loro sentimenti, parlare delle persone. Perché poi si pensa che il corpo sia lontano da noi, ma in realtà i sentimenti sono molto più difficili da gestire”.

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Una rivoluzione mancata
“Quella rivoluzione, partita dai figli dei fiori e dall’amore libero, si è trasformata in una società in cui i tabù sono stati abbassati, ma spesso in modo distorto. C’è stata una perdita di sensibilità. Oggi, viviamo in un’epoca in cui il maschilismo e la mancanza di rispetto per il corpo femminile sono ancora molto presenti. Ogni volta che succede qualcosa di sgradevole, c’è un momento di irrigidimento, necessario per ristabilire un equilibrio. La storia di Schicchi e delle pornostar è stata un’onda culturale: una grande rivoluzione di rottura dei tabù, ma anche un’illusione che si è scontrata con la realtà”.

L’Italia degli scandali
“Questa storia non è accaduta in Francia o in paesi più liberali, ma in un’Italia con un partito cattolico di maggioranza relativa e una forte influenza religiosa. Il sesso, così come è stato raccontato da Schicchi e dalle sue dive, è stato anche una reazione politica a un contesto sociale conservatore. Gli scandali in Italia erano scandali due volte: Moana Pozzi, ad esempio, era una donna intelligentissima e bellissima, ma il suo successo è stato anche una forma di rottura con gli schemi di una società ipocrita. Schicchi era un anticonformista: odiava l’ipocrisia. Nel suo libro Oltraggio al pudore, racconta come tutti i politici, di destra e sinistra, lo cercassero in segreto, ma lo condannassero in pubblico. Il suo movimento era anche politico: ha aperto il primo partito ecologista, il Partito del Sole, e ha proposto leggi a favore delle donne e degli animali. Era un uomo che amava stupire e scandalizzare, ma non mortificare. Ha immaginato qualcosa che non esisteva e l’ha creato, lasciando un’eredità complessa e contraddittoria”.

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