Sono ragazzi irresistibili Orsini e Branciaroli al teatro Argentina
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Sono ragazzi irresistibili Orsini e Branciaroli al teatro Argentina

"I ragazzi irresistibili": la coppia di "Sunshine Boys" diretti da Popolizio incanta il teatro italiano. Fino al 2 febbraio a Roma

Umberto Orsini e Franco Branciaroli -I ragazzi irresistibili di Neil Simon - recensione di Alessia de Antoniis
Umberto Orsini e Franco Branciaroli -I ragazzi irresistibili di Neil Simon
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1 Febbraio 2025 - 12.21


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di Alessia de Antoniis

52: gli anni della commedia teatrale di Niel Simon I ragazzi irresistibili. 90: gli anni di Umberto Orsini. 78: gli anni di Franco Branciaroli. 90-52-78 sono le misure della commedia diretta da Massimo Popolizio, che sta spopolando nei teatri italiani, accolta da applausi scroscianti e standing ovation. Perché se è vero che Niel Simon ha detto che “dove c’è talento non ci può essere vecchiaia”, allora nessuno più di questa strepitosa coppia può incarnare la luce del sole, l’allegria, di quel sunshine del titolo originale The sunshine boys. Nessuna coppia può essere più boys.

In scena Willie Clark (Franco Branciaroli) e Al Lewis (Umberto Orsini), due veterani del vaudeville americano – inevitabilmente la mente va a Walter Matthau e George Burns della versione cinematografica del 1975 – che, dopo anni di successi condivisi, si sono allontanati a causa di vecchi dissapori. La proposta di una reunion televisiva riaccende antichi rancori e costringe i due a confrontarsi con il tempo trascorso e le loro fragilità.

Sono così irresistibili Umberto Orsini e Franco Branciaroli – al teatro Argentina di Roma fino al 2 febbraio – che riescono a tenere un ritmo irrefrenabile facendo ridere sulla vecchiaia che incombe. Così ragazzi che, nell’era della recitazione televisiva e cinematografica, non hanno neanche bisogno di essere microfonati. La commedia di Neil Simon ha qui il perlage di uno champagne di ottima annata.

Popolizio dirige 100’ di comicità pura. Non alla Zelig con comici tirati per la giacchetta bisognosi di chi li imbocca con una battuta. L’alchimia sul palco è dinamica e coinvolgente, suscitando risate e applausi a scena aperta. Popolizio è abile nella regia come lo stregone di Goethe con le sue formule, con la fortuna di non aver a che fare due apprendisti ma due grandi del teatro italiano.

Orsini e Branciaroli recitano con energia e sarcasmo un testo che, per fortuna, resiste alla cancel culture del politically correct: frase semi incomprensibile per raccontare quella che sembra essere la rivincita di Jorge da Burgos, che nel romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco cerca di distruggere il testo di Aristotele sulla commedia, vista come minaccia alla fede e alla morale.

La scenografia di Maurizio Balò, con la sua stanza decadente di quell’hotel di lusso dove Branciaroli aveva nei tempi d’oro occupato una lussuosa suite, è il simbolo perfetto del declino di due stelle di un tipo di spettacolo sconosciuto alle nuove generazioni. Ma è anche lo sfondo, la traduzione, di quel retrogusto amaro che accompagna i due ragazzi irresistibili sul viale del tramonto. Due vecchi amici che vivono di ricordi, che si raccontano felici della vita che hanno: uno nel suo hotel di sempre, l’altro ospite della figlia. Nella realtà, uno ha bisogno di assistenza infermieristica – Chiara Stoppa brava nel ruolo di infermiera – l’altro deve lasciare il posto al nuovo nipotino in arrivo. La coppia verrà ricomposta, ma in un ospizio.

Il sipario si chiude su una brillante commedia, gli applausi sembrano non volersi fermare, l’emozione è forte, ma non puoi fare a meno di tornartene a casa con la sensazione che accanto a te, in sala, fosse seduto Joe Black.

Da segnalare Flavio Francucci nel ruolo di Ben Silverman, il nipote di Willy. Nel cast anche Emanuela Saccardi ed Eros Pascale.

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