Con il nuovo volume di Maurizio Bettini riprende il ciclo de "I libri del centro Ama"

Mercoledì 5 febbraio al Palazzo San Niccolò (Siena), Maurizio Bettini presenterà il libro "Per un punto Orfeo perse la cappa" dialogando con Antonio Prete.

Con il nuovo volume di Maurizio Bettini riprende il ciclo de "I libri del centro Ama"
Ragazza tracia con la testa di Orfeo (1865), di Gustave Moreau.
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1 Febbraio 2025 - 19.42 Culture


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Riprende la ormai tradizionale iniziativa de I libri del Centro AMA con un nuovo appuntamento in programma per Mercoledì 5 febbraio alle ore 16 presso l’Aula 468 (IV piano Palazzo San Niccolò – Siena)
Ad inaugurare la nuova stagione sarà Maurizio Bettini con il suo nuovo libro “Per un punto Orfeo perse la cappa” (Il Mulino 2024).
A dialogare con l’autore interverrà il saggista e scrittore Antonio Prete.

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Perché un titolo del genere? “Per un punto Martino perse la cappa”. Così suona il detto popolare che indica coloro che, per un nonnulla, falliscono in un’impresa importante. Si raccontava infatti che il monaco Martino perse la cappa, che lo avrebbe promosso a canonico, perché aveva dimenticato di mettere un punto nel testo che stava scrivendo. Un solo insignificante punto. Allo stesso modo Orfeo, per un fuggevole sguardo rivolto a Euridice uscendo dall’Ade, la perse per sempre. Perché Orfeo si voltò? Perché un errore così grossolano a un passo dalla felicità? L’antropologia del mondo antico ci spiega il significato del maldestro fallimento di Orfeo, come di tanti altri aspetti della classicità che ci appaiono bizzarrie, ma che grazie al loro contesto di riferimento svelano i meandri di una cultura e di una struttura sociale lontane dalla nostra. Nelle altre nove lezioni scopriremo come agisce l’invisibilità concessa a dèi ed eroi nei poemi omerici; come si ‘spartiva’ il destino e la ‘vita’; il senso del mito legato al fuoco nuovo di Lemno e all’odore delle sue donne. Le lezioni dedicate a Roma affrontano poi il ruolo del silenzio ma anche il valore vincolante degli incantamenti e della magia; la “giustizia popolare” praticata nelle piazze; cosa significava essere un “dio” – uno e molti, maschile e femminile nello stesso tempo; infine, il modo in cui gli antichi hanno immaginato una “biologia” dei liquidi che scorrono nel corpo umano. L’ultima lezione riguarda l’incesto, un crimen tanto grave e orribile da essere per la cultura antica addirittura “indicibile”.

La locandina dell’ evento

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