L’Italia smarrita: da un passato culturale glorioso ad un presente incerto
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L’Italia smarrita: da un passato culturale glorioso ad un presente incerto

Il Belpaese, da sempre fucina di grandi pensatori e artisti, oggi ha un gap culturale molto grave come dimostrano i dati di vari studi che tracciano un quadro inquietante delle competenze di base degli italiani.

L’Italia smarrita: da un passato culturale glorioso ad un presente incerto
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19 Gennaio 2025 - 20.05 Culture


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L’Italia, culla di geni immortali come Leonardo da Vinci e Dante Alighieri, si ritrova oggi in una contraddizione stridente: da un lato, il suo immenso patrimonio culturale e storico; dall’altro, una popolazione che mostra gravi carenze nella conoscenza delle proprie radici e del mondo contemporaneo. Questo è quanto emerge dal report Censis del 2024, che fotografa un’Italia che pare smarrita nelle sue fondamenta storiche e rischia di diventare una “fabbrica degli ignoranti”.

L’ignoranza, seppur non più quella “pura” dell’analfabetismo, è diventata un pericolo diffuso.  Guardando un po’ di dati si può notare che mentre il numero di laureati cresce, la formazione di base, che serve per osservare il mondo da un’altra prospettiva, continua a essere un obiettivo lontano per troppi.

Infatti, nonostante gli 8,4 milioni di laureati, che rappresentano il 18,4% della popolazione adulta, il 24,5% degli alunni non raggiunge i traguardi di apprendimento in italiano alla fine della scuola primaria, e questa percentuale sale addirittura al 43,5% all’ultimo anno delle scuole superiori.

Non se la passa di certo meglio la matematica, visto che il 31,8% degli alunni delle scuole primarie non arriva ai livelli minimi (e questo numero aumenta fino all’81% negli istituti professionali).

Se i “gap” nelle materie scientifiche e linguistiche sono già molto gravi, un altro aspetto ancora più preoccupante emerge dalle lacune storiche e culturali. Ad esempio, il 55,2% degli italiani non sa che Mussolini è stato arrestato nel 1943 e il 30% delle persone non sa chi fosse Giuseppe Mazzini, uno dei protagonisti dell’Unità d’Italia.

Tuttavia, a livello mondiale la situazione non è migliore. Infatti, il 49,7% degli italiani non sa quando è scoppiata la Rivoluzione francese (1789), il 42,1% non conosce l’anno in cui l’uomo è sbarcato sulla Luna (1969), il 25,1% degli italiani non sa quando è caduto il muro di Berlino (1989), il 22,9% non riconosce Richard Nixon come presidente degli Stati Uniti (confondendolo con un grande calciatore inglese, come crede il 2,6%), il 15,3% non ha idea di chi fosse Mao Zedong e il 13,1% non sa che cosa è stata la Guerra Fredda (lo “scontro” tra Usa e Urss).

Il divario culturale riguarda anche la letteratura e l’arte italiana, con il 41,1% degli italiani che erroneamente attribuisce a Gabriele D’Annunzio la paternità de “L’infinito” di Leopardi, per il 35,1% Eugenio Montale potrebbe essere stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50, il 18,4% non può escludere con certezza che Giovanni Pascoli sia l’autore del capolavoro “I promessi sposi” e il 6,1% crede che il sommo poeta Dante Alighieri non sia l’autore delle cantiche della “Divina Commedia”.

E ancora, il 35,9% degli italiani crede erroneamente che Giuseppe Verdi abbia composto l’Inno di Mameli, e ben il 32,4% non sa che la Cappella Sistina è stata affrescata da Michelangelo, confondendo l’autore con Giotto o Leonardo da Vinci.

Non si tratta solo di un problema di conoscenze storiche ma  (purtroppo) anche di quelle riguardanti la geografia. Infatti, il 23,8% degli italiani non sa che Oslo è la capitale della Norvegia, mentre il 29,5% ignora che Potenza è il capoluogo della Basilicata.

Nella popolazione italiana, inoltre, c’è anche un’ampia ignoranza circa i meccanismi istituzionali. Oltre il 53% della popolazione non sa che il potere esecutivo è attribuito al Governo e non al Parlamento o alla magistratura.

In questo “limbo” dell’ignoranza, dove si intrecciano convinzioni irrazionali e pregiudizi, cresce la possibilità che teorie antiscientifiche e stereotipi culturali prosperino.

Tra le convinzioni più diffuse, infatti, troviamo il 26,1% degli italiani che crede che in Italia ci siano 10 milioni di immigrati clandestini o il 20,9% che pensa che gli ebrei dominino il mondo tramite la finanza.

Per non parlare delle idee più inquietanti: il 15,3% crede che l’omosessualità sia una malattia di origine genetica, il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, mentre il 9,2% sostiene che la criminalità abbia una base genetica, e per l’8,3% islam e jihadismo sono la stessa cosa ma, del resto, per il 5,8% degli italiani il “culturista” è una “persona di cultura”. 

Il fenomeno dell’ignoranza non è solo una questione di lacune nella conoscenza storica, ma anche di percezione distorta della realtà. Infatti, secondo il Rapporto Ipsos sulle “Perception Gaps”, l’Italia è uno dei Paesi con il più ampio divario tra la percezione della realtà e i fatti oggettivi.

Ad esempio, più della metà degli italiani ritiene che la criminalità sia aumentata rispetto agli anni 2000, quando in realtà i tassi di omicidi sono diminuibili del 39%. Allo stesso modo, la percezione dell’immigrazione è fortemente sovrastimata: gli italiani credono che circa il 21% della popolazione sia composta da immigrati, mentre la cifra reale si ferma a circa l’11%.

Inoltre, sempre secondo l’Ipsos, la sfiducia nelle istituzioni è crescente, e la manipolazione delle percezioni da parte di politici e media contribuisce ad alimentare una polarizzazione sociale che rende sempre più difficile il dialogo e la comprensione reciproca.

Insomma, la situazione culturale in Italia è molto grave e tutti ci auguriamo che la situazione si risolva al più presto, perché la patria di Dante, Michelangelo e altri personaggi illustri non può e non deve essere  considerata “ignorante”, per il bene di tutti gli italiani.

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