Sanremo si reiventa: verso un festival diffuso tra tradizione e innovazione
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Sanremo si reiventa: verso un festival diffuso tra tradizione e innovazione

Un incontro tra il Comune e la Rai getta le basi per una trasformazione tra spettacolo e vivibilità, abbracciando la città e mutando l’Ariston in un teatro diffuso che espande l’esperienza canora nelle arterie urbane e storiche della città dei fiori

Tearto Ariston - Sanremo
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15 Novembre 2024 - 22.18 Culture


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di Lorenzo Lazzeri

In un’atmosfera che ricorda i grandi consessi culturali, Sanremo prova a ridefinire i propri confini, trasfigurando il Festival della Canzone Italiana in una manifestazione polimorfa e dai mille volti attraverso una capillare diffusione. Nello scenario probabilmente futuribile, delineato in questo primo incontro tra il sindaco Alessandro Mager, l’assessore al Turismo Alessandro Sindoni e Claudio Fasulo, alto responsabile della Rai per l’intrattenimento di prima serata, si analizza un possibile esperimento logistico, un tentativo ponderato di ampliare la risonanza dell’evento, includendo una pluralità di spazi cittadini che, in armonia, risuonino con lo storico Teatro Ariston.

La conversazione, a tratti tecnica, ha messo a fuoco il nodo della vivibilità urbana durante la kermesse, affrontando la necessità di un equilibrio tra l’inevitabile assembramento mediatico e il decoro urbano, la mobilità pedonale e la piena fruizione degli spazi pubblici. La proposta verte sull’articolazione di location distribuite, da piazza Colombo a via Matteotti, con un’innovativa progettazione scenografica, fino a Santa Tecla, Pian di Nave e oltre. Si delinea così una cartografia di eventi che trasforma le vie della città in un continuum di spettacolo, cultura e socialità, moltiplicando le possibilità esperienziali per residenti e i  visitatori che spesso non potranno seguire gli eventi nell’epicentro storico.

L’operazione, tuttavia, non si limita a un’estensione quantitativa degli spazi coinvolti, ma mira a una valorizzazione qualitativa del territorio, rivitalizzando luoghi storici e inserendoli in una narrazione tra tradizione e innovazione. Gli antichi baluardi, come il Forte di Santa Tecla, potrebbero divenire cornici di esposizioni e performance che si allontanano dai cliché abbracciando un discorso estetico più complesso e integrato, evidenziando l’identità locale e fondendola con l’universalità del linguaggio musicale.

Mager, con una nota di compiaciuta fermezza, ha sottolineato l’importanza di trasformare il Festival in un evento su cui possa specchiarsi la poliedricità della cittadina stessa, senza mai sacrificare le esigenze dei residenti. Sindoni ha sottolineato l’urgenza di coinvolgere ancor più quelle zone finora ai margini del festival, proponendo una sperimentazione logistica che, se realizzata con efficacia, potrebbe costituire un modello replicabile anche per altre manifestazioni culturali italiane.

In questo primo incontro, descritto da tutti i partecipanti come “proficuo”, si lascia intravedere la volontà di creare un dialogo nuovo tra gli interlocutori istituzionali e l’intera comunità, coinvolgendo le associazioni di categoria, i commercianti e gli stessi cittadini che saranno invitati a partecipare a tutta una serie di tavoli progettuali, così che la visione del “Festival diffuso” non sia un’imposizione, ma una co-creazione collettiva.

Sanremo, dunque, si prepara a cambiare volto? Forse mostrando che la cultura non è un monolite immobile, ma una materia plastica, in grado di adattarsi alle esigenze del presente senza tradire le sue radici? Questa è una prima fase di una possibile metamorfosi, la città forse potrebbe scoprire una nuova identità e trascendere il momento mediatico per diventare simbolo vivente di inclusività e innovazione.

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