Afghanistan dei talebani: la nuova legge sui media cancella la libertà di stampa

Vietato pubblicare immagini di esseri viventi (compresi gli animali)

Afghanistan dei talebani: la nuova legge sui media cancella la libertà di stampa
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21 Ottobre 2024 - 21.36 Culture


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In un mondo globalizzato anche grazie alle immagini, il portavoce del Ministero per la Promozione delle Virtù e la Prevenzione del Vizio di Kabul ha annunciato un nuovo provvedimento, riguardante il divieto di pubblicare sui media immagini di esseri viventi. Il nome dell’istituzione fa sorridere, ma davvero c’è poco da ridere in un Afghanistan che torna indietro al primo periodo in cui erano al potere i talebani, tra 1996 e 2001, e viene privato ulteriormente delle libertà più elementari.

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Questo nuovo divieto affonda le radici in un principio islamico secondo cui è vietato rappresentare Dio per non incorrere nel peccato di idolatria e, per estensione qualsiasi essere vivente, perché la loro raffigurazione sostituisce l’esclusivo potere creativo di Dio. L’arte islamica, infatti, raramente prevede immagini, anche se nel Corano non c’è un divieto esplicito in tal senso; dunque, estendere la proibizione ai media pare un’interpretazione particolarmente radicale della Sharia.

La nuova legge sui media è composta da 114 pagine e 35 articoli su molti e variegati aspetti della vita quotidiana, come riportato da Associated Press che l’ha potuta visionare, e ci si aspetta che avrà un impatto significativo sulla possibilità di raccontare il Paese, anche se France-Presse riporta che è stato assicurato che i giornalisti potranno continuare a fare il proprio lavoro. Ma, di fatto, convocando i giornalisti locali e annunciando l’inizio dell’attuazione della legge seppure in modo graduale, i funzionari del Ministero hanno consigliato ai fotoreporter di iniziare a scattare foto da più lontano e di filmare meno eventi.

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Quando gli studenti coranici hanno ripreso il controllo del Paese, nell’agosto 2021, l’Afghanistan contava 8.400 lavoratori nei media: oggi sono scesi a 5.100, tra cui 560 donne, e molti giornali sono stati chiusi. L’Afghanistan è scivolato così dal 122° al 178° posto su 180 Paesi nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter senza frontiere.

Com’è noto, l’impatto delle limitazioni talebane nel Paese ha colpito soprattutto le donne, alle quali negli ultimi tre anni è stato vietato di parlare in pubblico, apparire in pubblico da sole, viaggiare per più di 72 chilometri senza un accompagnatore maschio, leggere testi sacri fuori dalla propria abitazione, andare dal parrucchiere o nei centri estetici, studiare sopra i 12 anni, lavorare. Nelle poche occasioni in cui possono ancora uscire di casa, seppur mute e accompagnate da un uomo di famiglia, esse devono coprirsi completamente lasciando scoperti, ma velati, solo gli occhi.

Tutto questo ha convinto la Corte di giustizia europea a dichiarare il diritto di asilo per le donne afghane negli Stati membri dell’Unione europea, senza bisogno di accertamenti o controlli. Ma le vessazioni colpiscono anche gli uomini afghani: secondo i dati della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, tra il 2021 e il 2022 nel Paese sono stati frustati pubblicamente almeno 307 uomini, oltre a 80 donne e 4 bambini, e due persone sono state lapidate. Le loro colpe: adulterio, fuga da casa, omosessualità, consumo di alcol, frode e traffico di droga. Addirittura, a Kabul molti uomini sono stati percossi solo per essersi tagliati troppo la barba, o per non essere andati in moschea il venerdì o aver ascoltato musica in automobile, uno dei tanti, assurdi divieti messi in atto dai talebani.

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