La cultura della radio
Top

La cultura della radio

In occasione dei cento anni della radio, ripubblicato "La radio in Italia- Storia, industria, linguaggi" , dopo il successo delle dieci edizioni

La cultura della radio
In foto Guglielmo Marconi
Preroll

redazione Modifica articolo

8 Ottobre 2024 - 13.09 Culture


ATF

Da pochi giorni è nelle librerie il volume “La radio in Italia – Storia, industria, linguaggi”, a cura di Tiziano Bonini e Marta Perrotta. E’ una nuova edizione del libro già pubblicato nel 2013 e che, dopo ben dieci ristampe, è stato ora ristampato per i tipi della Carocci.  Abbiamo chiesto a Tiziano Bonini di riassumere, per i lettori di Culture, il significato di questa ristampa.

La copertina del libro

di Tiziano Bonini
Siamo nell’anno delle celebrazioni per il centenario della radio in Italia. Se dovessimo riassumere questi cento anni in poche righe, potremmo dire che c’è stata una prima fase in cui c’era solo una radio, quella di stato, sotto il regime fascista, che mescolava intrattenimento popolare con la propaganda di regime; poi c’è stata una radio di servizio pubblico, monopolista fino agli anni settanta, pedagogica e di qualità, a cui è seguita la stagione dei “mille fiori”, la fertilità della società civile italiana rispecchiata nelle 4000 emittenti libere; ad essa è succeduta l’epoca della liberalizzazione e della nascita e consolidamento di un mercato privato radiofonico, alimentato dagli investimenti pubblicitari. E poi un’ultima fase in cui la radio si è confrontata, ed è sopravvissuta, all’arrivo dei media digitali. Non possiamo parlare più di una “radio” in Italia, ma di diversi modelli – pubblici, commerciali e comunitari – che rendono questo medium ancora ricco culturalmente e capace di attrarre ogni giorno milioni di ascoltatori.

Leggi anche:  Il cuore come orologiaio dell’anima

Ma al di là della felice coincidenza, questo non è un libro celebrativo del medium e della sua storia in senso stretto. È innanzitutto un libro che celebra, a undici anni dall’edizione di un libro analogo e molto fortunato per lo stesso editore Carocci, la cultura della radio nel nostro paese. Una cultura fatta di linguaggi, di pubblici, di modelli produttivi, edito- riali e di business, una cultura di tecnologie di distribuzione estrema- mente malleabili e adattive, in grado di contenere tutta la ricchezza e la leggerezza delle forme espressive del suono.

La radio, scriveva Zavoli (1984, p. 8) nell’introduzione al catalogo della mostra per i sessant’anni del mezzo, è «un grande patrimonio umano, professionale, artistico, culturale, tecnico e industriale, speso in nome della comunità nazionale […] una sterminata voliera di voci e di suoni, al servizio di generi e di interessi diversi» in cui ha trovato e trova eco, di giorno in giorno, la vita di molte generazioni di italiani, di ieri e di oggi. Questo affresco tracciato dal grande giornalista e nume tutelare del mezzo radiofonico ha ancora il potere di descrivere il valore del medium che oggi taglia il traguardo dei cento anni.

Leggi anche:  Intelligenza artificiale e umanità: riflessioni etiche e sfide della trasformazione digitale globale

Con il nostro libro, noi che di anni ne abbiamo un po’ di meno, vogliamo allora contribuire a una riflessione sul mezzo che dia al lettore – studente di media e comunicazione, aspirante professionista o semplice appassionato – la possibilità di conoscere le varie sfaccettature della cultura della radio, per com’è composta, per come si è trasformata in senso digitale e per il valore che riveste nella nostra società.

Per far questo, come già era accaduto undici anni fa nella prima edizione della Radio in Italia (cfr. Bonini, 2013), abbiamo chiamato a raccolta una comunità di studiosi e studiose del mezzo, che negli ultimi dieci anni è cresciuta in termini numerici e di produttività, nella felice – e necessaria – collaborazione tra profili accademici e profili professionali, mettendo in luce due aspetti in particolare: da un lato, la crescita delle pubblicazioni dedicate alla radio cui abbiamo recentemente assistito e contribuito (cfr. Barra, Bonini, Splendore, 2016; Di Biasio, 2016; Menduni, 2016; Cirri, 2017; Perrotta, 2017; Zanchini, 2017; Sacchettini, 2018, 2022; Ri- kitianskaia, Balbi, 2020; Ceresa, 2021; Lorrai, 2021; Brunati, Zambotti, 2022; Laufer, Ruggiero, 2022; rai Ufficio studi, 2022; Sacchettini, Turi, 2023; Bonini, Perrotta, 2023), con studi focalizzati sulle culture produttive, sulle tecnologie, sui modelli, sui linguaggi, anche in chiave di genere e diacronica; dall’altro, la solidità dei risultati di ricerca espressi, in questo volume come altrove, frutto di un doppio sguardo e di un intreccio di competenze essenziale a comprendere e raccontare il mezzo.

Native

Articoli correlati