Nacque il 5 giugno del 1898, García Lorca, poeta dell’anima, membro della mitica Generazione del 27, maggior referente della letteratura spagnola del secolo XIX. Morì fucilato dai militanti del movimento politico Ceda – che erano alleati dei franchisti – all’alba del 19 agosto 1936, perché di sinistra, omosessuale e massone, gettato in una tomba senza nome a Fuentegrande de Alfacar nei dintorni di Víznar, vicino a Granada.
Le prime raccolte poetiche descrivono perfettamente il mondo andaluso, con i suoi colori e la sua cultura, la sua bellezza e imperfezioni.
Piccola ballata dei tre fiumi
Il fiume Guadalquivir scorre tra olivi e aranci. I due fiumi di Granada vanno dalla neve al grano. Ah amore fuggito e non tornato! Il fiume Guadalquivir ha la barba granato. I due fiumi di Granada, uno sangue e l’altro pianto. Ah, amore, fuggito per l’aria! Per le barche a vela, Siviglia ha una via; per l’acqua di Granada remano solo i sospiri. Ah, amore, fuggito e non tornato! Guadalquivir, alta torre e vento fra gli aranceti. Dauro e Genil, torrette morte sugli stagni. Ah, amore, fuggito per l’aria!
Chi dirà che l’acqua porta un fuoco fatuo di grida! Ah, amore, fuggito e non tornato!
Porta zagare, porta olive, Andalusia, ai tuoi mari. Ah, amore, fuggito per l’aria!
Danza nel giardino della Petenera
Nella notte del giardino, sei gitane, vestite di bianco ballano. Nella notte del giardino, incoronate, con rose di carta e visnaghe. Nella notte del giardino, i denti perlacei scrivono l’ombra bruciata. E nella notte del giardino, le loro ombre si allungano, e raggiungono il cielo violacee.
Strada
Cento cavalieri in lutto, dove andranno, nel cielo giacente dell’aranceto? Né a Cordova né a Siviglia giungeranno. Né a Granada che sospira per il mare. Quei cavalli sonnolenti li porteranno, al labirinto delle croci dove trema il canto. Da sette ai trafitti, dove andranno, i cento cavalieri andalusi dell’aranceto?