Di Manlio Pirrotta
A volte i libri arrivano laddove niente altro può. È il caso di Ma che belle parole! Luciano Rispoli Il fascino discreto della radio e della Tv (in uscita per le prestigiose edizioni di Vallecchi Firenze, da poco rilevate e rilanciate da Manlio Maggioli), a firma di Mariano Sabatini, uno che di piccolo schermo ne sa, per averlo frequentato a lungo: prima come autore di tanti programmi – Tappeto volante, Uno Mattina, Parola mia, Adesso sposami – poi come critico e commentatore in video. Sa anche di radio perché l’ha fatta. E sa di Rispoli per averlo affiancato oltre quindici anni nella realizzazione dei suoi più grandi successi. Questo suo nuovo libro, dopo i romanzi pluripremiati e tradotti all’estero, è pur sempre il romanzo della vita e delle imprese di un piccolo grande uomo che seppe cambiare la storia dei mass media. Uno su cui, con tutta evidenza, si conosce poco e niente, considerato quanto ora possiamo leggere. A novant’anni dalla nascita, il 12 luglio 1932.
Parrebbe che Rispoli potesse dire “Baudo l’ho inventato io”…
Tale Giuseppe Baudo, attore dilettante, prese parte ad uno spettacolo delle Radiosquadreorganizzato da Rispoli in Sicilia. Ne dà conto un quotidiano dell’epoca. Secondo me quel Giuseppe Baudo era Superpippo.
Perché sostiene che fu Rispoli a inventare il talk show?
Perché è vero, e non è vero tutto quello che si è detto finora a proposito del talk show. Giuseppe Tabasso scriveva dell’Ospite delle due come del primo esempio di talk show in Italia, era il 1975 e avevano chiesto a Luciano di inventare un programma a basso budget che tenesse compagnia agli italiani costretti a casa per l’austerity la domenica pomeriggio su Rai1. Parteciparono Ingrid Bergman, Amedeo Nazzari, Renato Rascel, Macario, Renato Carosone. Bontà loro di Costanzo arrivò l’anno dopo.
Costanzo si era distratto?
Parebbe di sì, non solo non guardava la Tv ma neppure leggeva i giornali.
Anche la radio moderna deve molto a Rispoli?
Sulle sue intuizioni vivono i programmi di oggi. Con Chiamate Roma 3131 nel 1969 aprì l’accesso del pubblico ai microfoni, prima solo annunciatori paludatissimi, questo uso del telefono ha condizionato anche tantissima televisione futura, pensi a Telefono giallo. Con Bandiera giallainvece, il titolo ispirato alle navi degli appestati è suo, consentì ad Arbore e Boncompagni di proporre la musica dei giovani e di segnare un’epoca.
Qual è il giallo della Corrida?
Tra lui e Corrado non correva buon sangue. Ai Telegatti Corrado neppure lo salutò dal palco, benché il Tappeto volante fosse tra i candidati al miglior talk show e Rispoli sedesse in sala. E nel suo libro neppure lo nomina. Eppure Rispoli ha sempre dichiarato, senza essere mai smentito da Corrado, di aver inventato La Corrida e di averlo convinto a presentarla. Di fatto tutti i programmi radiofonici di Rispoli, dal Buttafuori a Radiostop e il Vostro Juke-box, erano fondati sulla ricerca e l’esibizione di dilettanti. Mentre Corrado aveva sempre condotto programmi più istituzionali tipo Rosso e nero.
La radio non gli piaceva ho letto nel libro.
Non è che non gli piacesse, preferiva la Tv, quella che gli ha dato la popolarità. Ma bisogna direanche che era entrato in contrasto con Dino Basili, che non lo invitò ai festeggiamenti per i 25 anni del Chiamate Roma 3131 e poi gli tolse il programma Il signor Bonalettura per darlo a Alessandro Cecchi Paone.
Sempre per un contrasto con i dirigenti lasciò la Rai per Tmc?
Entrò in rotta di collisione con Gianni Pasquarelli e poi con Giampaolo Sodano, all’epoca potente craxiano, perché lui avrebbe voluto Patrizia Caselli al posto di Laura Lattuada a La rete. Rispoli tenne la posizione, Lattuada accanto a sé in studio, Caselli inviata dalle case dei politici. Ovvio che da quel momento la Rai non avrebbe più potuto più essere casa sua.
A Tmc ebbe per fortuna una seconda consacrazione.
Difficile spiegare ora la centralità e la forza del Tappeto volante. Tutti volevano venire, e a titolo gratuito… Rispoli fu scelto come testimonial dell’Euro tanto divenne familiare agli italiani, battendo il difensore civico Antonio Lubrano. Difese il suo salotto dalle ingerenze di Vittorio Cecchi Gori che avrebbe voluto mettere becco sulla scelta degli ospiti. Tenne testa ai modi radicalchic di Sandro Curzi e Corrado Augias, nel frattempo passati anche loro alla rete monegasca. E a Domino, realizzato da loro tre con Federico Fazzuoli, ci furono begli scontri.
I politici lo amavano?
Sia D’Alema che Fini gli proposero seggi in parlamento, rifiutò entrambi perché aveva troppo rispetto per la politica. Scalfaro lo ricevette al Quirinale e Napolitano lo nominò commendatore per aver divulgato la lingua italiana.
Garbato ma non le mandava a dire, zio Luciano?
L’aggettivo garbato lo infastidiva, preferiva rispettoso o civile. Max Tortora, che bazzicava il dietro le quinte del Tappeto volante in cerca di un ingaggio, lo ha proposto in modo iperrealistico nelle sue imitazioni. Ma era un po’ così, Luciano, educato ma inflessibile e un po’ incazzoso. Impossibile fargli fare ciò che non pensava fosse consono ai suoi modi e alla sua idea di Tv.
Ne sa qualcosa Lina Wertmuller?
Li ho ancora davanti agli occhi, due tipetti animosi che si fronteggiarono poco prima della diretta, perché Bova, protagonista di Ninfa plebea, aveva dato forfait dopo aver promesso di venire. Rispoli non perdonava, a Miguel Angel Zotto che non voleva ballare un suo tango disse “arrivederci e grazie”.
Se non fosse stato per Sonia Raule Tappeto volante avrebbe continuato su La7?
Ma certo. Era un programma ben oltre la media di rete, parliamo anche del 6-7% di share, e lei lo spostò in prima serata. Un talk show del pomeriggio in prima serata? Bella prova di sapienza televisiva. Fece perdere a Tmc un format che gli investitori bramavano.
Dica la verità, le donne gli piacevano molto?
Sì, da dirigente lanciò Carrà, Azzariti, Lambertucci, Saluzzi… donne pensanti, prima che belle. Epoi Anna Carlucci, Capua, Forte, De Grenet. A tutte diede un ruolo da “padrone di casa”, cancellando l’idea di valletta. Ma seppe essere duro, ad esempio con Tania Zamparo, la cui madre ingeriva troppo nelle scelte della figlia e per questo la mandò via, e con Melba Ruffo, quando lei decise di fare Uno Mattina senza avvertirlo per tempo.
Gli piaceva molto anche bere, e bere bene?
Ho assistito a delle scenate quando lo champagne non era della marca giusta… lo beveva lui e in trasmissione lo bevevano gli ospiti, che si rilassavano e parlavano con più scioltezza. Un suo stratagemma. Per gli ottant’anni confessò a Vanity Fair di aver bevuto tutta la vita senza moderazione. Io l’ho sempre visto con un bicchiere in mano, mai superando la soglia di una gioiosa ebbrezza.
Al di là di quello che si potrebbe pensare, era un uomo dalle passioni forti, insomma?
Lo definirei l’uomo di ferro con le mani in guanti di velluto. Ripeteva di avere la schiena di titanio e penso fosse vero. Questa indisponibilità di fronte alle coercizioni la paga ancora, considerato che la Rai non gli ha intitolato neppure un androne, nonostante gli appelli di Fiorello. A Bibi Ballandi sì, a Rispoli no. Inconcepibile.