Daniele Vagnozzi tra La spiaggia dei gabbiani, la psicologia e il palcoscenico

Da Neri Marcorè a "La Spiaggia dei Gabbiani". È Daniele Vagnozzi di "Tutti bene ma non benissimo"...forse presto in tv

Daniele Vagnozzi - film La Spiaggia dei Gabbiani - di Alessia de Antoniis
Daniele Vagnozzi
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8 Maggio 2024 - 13.15


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di Alessia de Antoniis

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Daniele Vagnozzi

È in  teatro con Neri Marcorè (“La Buona Novella” – Teatro Impavidi – Sarzana – 14/15 maggio) e in sala con il film La Spiaggia dei Gabbiani di Claudio Pauri (Porto Recanati, 10/12 maggio – Fano 20/22 maggio; poi Roma, Milano, Napoli, Fermo, Jesi, Macerata, Senigallia, San Benedetto e tante arene estive).

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Daniele Vagnozzi è attore e autore. Diplomato in recitazione all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, laureato con 110 e lode alla magistrale di Psicologia Cognitiva Applicata all’Università di Bologna, è coprotagonista nel film “La spiaggia dei gabbiani” (con Giorgia Fiori, Alessandra Penna, Marco Brandizi), presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Festival del cinema di Roma (Alice nella città). Per molti è Franco Pitton nella fiction di Rai 1 “Il Paradiso delle Signore”.

In teatro ha firmato “Argonauti e Xanax”, spettacolo sul tema dell’ansia e del panico nei giovani,  e “Tutti bene ma non benissimo” monologo che indaga in chiave ironica e poetica il rapporto tra giovani e psicoterapia.

Quando gli hanno proposto il copione de “La spiaggia dei gabbiani”, lo ha colpito proprio il personaggio che interpreta, Lele. “Mi hanno colpito le potenzialità espressive che intravedevo, sia comiche che umane. La sfrontatezza e la freschezza della sceneggiatura – racconta Daniele Vagnozzi – e poi l’ambientazione, una storia di amicizia in barca a vela: parlava dei miei luoghi dell’adolescenza.

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Nel cast variegato, attrici e attori teatrali, cinematografici, televisivi e una tiktoker da 5 milioni di follower. Siete riusciti a fare squadra?

Incredibilmente sì, eravamo 8 interpreti su una barca minuscola eppure si è creato un clima di collaborazione e simpatia per tutte le settimane di riprese, quasi un miracolo per chi conosce le difficoltà di girare un film

Ci sono stati momenti in cui uno psicologo ha fatto comodo?

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(Ride) Uno psicologo fa sempre comodo, ma a volte è bene non tirarlo fuori perché altrimenti si sostituirebbe alla storia, che invece deve fare il suo corso, fuori e dentro il set.  Qualche consiglio e chiacchierata con i colleghi però ci scappa sempre.

Tra i personaggi de “La spiaggia dei gabbiani”, chi prenderesti in terapia?

Bella domanda. Tutti avrebbero un gran bisogno di un bravo terapeuta (ride). Forse prenderei Laura (Giorgia Fiori), la sessuologa rifatta e irrisolta e Nicole (Giulia Sara Salemi), la sedicenne in cerca di un’identità. Sono i personaggi con cui interagisco di più nel film e ai quali sono maggiormente affezionato. Penso abbiano un grande margine di crescita. Farei anche un prezzo di favore eh!

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Sei quello da cui tutti vanno a raccontare problemi e guai sperando in una soluzione?

Per fortuna no, cerco di tenere il più possibile lontana l’aurea da “esperto”, perché nella vita non mi si addice. Però le persone si aprono quando qualcuno è pronto ad ascoltare. Non sono ufficialmente psicologo, mi mancano tirocinio e l’esame di stato, ma non credo di diventare terapeuta. Il mio lavoro è quello dell’attore. Ma sapere di psicologia mi aiuta a fare meglio il mio mestiere.

Ormai a scuola sono tutti depressi, ansiosi, stressati. A una classe, regaleresti dieci sedute di psicoterapia o dieci lezioni di stand-up comedy?

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Entrambe! Facciamo 5 e 5? Penso che a scuola la recitazione e il sostegno psicologico dovrebbero essere obbligatori. In alcuni paesi del mondo lo sono già, dobbiamo fare un salto di consapevolezza in Italia.  Senza la possibilità di esprimersi e di essere ascoltati si cresce soli e male.

In teatro, con “Tutti bene ma non benissimo” indaghi i pregiudizi che abbiamo sui nostri problemi psicologici. Il quaderno degli appunti di uno psicoterapeuta lo useresti più per un personaggio da stand-up o per una “serie seria”?

Per una stand up sicuramente, ma anche per una serie ironica magari tratta dal mio spettacolo… In realtà ci sto già lavorando… ops! È uno spoiler!

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E se fosse una serie tv, la faresti più “In treatment”, più “Tutta colpa di Freud” oppure …?

Non so, sicuramente proverei a mantenere lo sguardo ironico che mi contraddistingue nella vita. Non prendersi troppo sul serio è importante, ma anche trattare il tema in maniera non superficiale… il giusto mix insomma.

Già Aristofane e Menandro facevano satira sui politici del tempo. Ma con questi di oggi, il comico lo mandiamo in cassa integrazione?

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Come dici, purtroppo sembra che i politici oggi si facciano satira da soli e tolgano lavoro ai comici. Credo che la satira vada fatta ovunque qualcuno si stia prendendo troppo sul serio e il loro modo di fare influenzi la società, che siano politici o meno.

Ma Freud ha tirato fuori da un baule i vecchi abiti di scena delle tragedie greche per vestire i suoi traumi o Eschilo, Sofocle e Euripide avevano scoperto la psicoanalisi prima del tempo e non se ne erano accorti?

Ognuno legge cose già inventate con gli occhi del suo tempo, Freud legge tutto attraverso il sesso, gli antichi greci attraverso il destino e la morte, altri oggi usano altre lenti. Tutto è racconto, tutto è cinema!

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Usi l’ironia anche quando scrivi canzoni. Puoi incidere un disco con De André o Jannacci: chi scegli?

Chiamerei Ivan Graziani, il cantautore che più mi ha ispirato. Poi Gaber, oggi Giovanni Truppi.

Se ti proponessero LOL, con chi vorresti essere in studio?

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Sicuramente Neri Marcorè, con cui ho avuto già la fortuna di lavorare a teatro. Richiamerei Guzzanti, altro riferimento. E poi chiuderei il tridente d’attacco con Lopez e Solenghi. Perderei LoL ma felice.

Diplomato all’Accademia dei Filodrammatici, ti manca il teatro?

Il Teatro lo porto avanti sempre in un modo o nell’altro.

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Un personaggio drammatico che psicanalizzeresti in chiave comica?

Personaggi da psicanalizzare ce ne sarebbero così tanti, ma sono più interessanti così. Non so con quanti di loro prenderei un caffè, e va bene così.

Hai lavorato con Matano: il primo pensiero quando lo hai conosciuto?

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Che era uguale in TV e dal vivo. Stessa risata, stessa energia. Abbiamo fatto insieme la serie “Coinquilini del terzo tipo”. Non riuscivamo a smettere di ridere e il regista doveva riprenderci per iniziare a girare. Uno spasso.

E Neri Marcorè?

Beh, c’è poco da dire. Grande professionista e grande persona, una scuola. Ho avuto il piacere di stare con lui ad Ancona un mese e mezzo in teatro per lo spettacolo “La buona novella” ed ho imparato tanto. È nato un bel rapporto, proprio l’altro giorno ero a vedere con lui il suo film d’esordio alla regia, “Zamora”.

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