Kundera fu tra le altre cose l’autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Un successo straordinario in tutto il mondo si potrebbe dire. L’autore venne maturando una posizione sempre più di avversione verso il regime di oppressione comunista e di illiberalità, che si diffondeva nel suo paese.
Posizione che esprimeva un disagio e una certa contraddizione con se stesso essendo stato Kundera sostenitore in precedenza addirittura di Stalin e del comunismo internazionale, testimoniati inequivocabilmente da alcuni suoi scritti giovanili (Clovìk, zahrada širá, “Uomo vasto giardino”) scritti in ceco e che lo stesso Kundera si guardò bene da tradurre e diffondere.
Mi capitò assolutamente per caso di poter assistere ad una sua lezione a Praga in compagnia di una ragazza figlia di un dirigente dello sport cecoslovacco che mi invitò ad assistere ad una conferenza dello scrittore. Per me si trattò di una esperienza difficile e del tutto insolita forse per l’inadeguatezza della traduzione non facile e per la mia inesperienza.
A Praga mi trovavo per uno scambio di incontri di basket con i forti giocatori cechi durante una concordata presenza e confronto sportivo tra le nazionali giovanili dei due paesi. Ero stato giorni prima a La Spezia per l’incontro contro la rappresentativa francese e ora ci si trovava ad un allargamento d’orizzonti e forse alla preparazione della fuga di Kundera a Parigi. Mi sembrò evidente che lo scrittore fosse già orientato a lasciare il suo paese, il suo clima rigido e penoso pur nella nostalgia della inesauribile bellezza di Praga, dei suoi monumenti e di una gioventù studentesca sempre più indisposta al regime del controllo con i carri armati.
Naturale la scelta della Francia e della nuova attività anche letteraria e poetica, centellinata sempre più e accompagnata dall’animo segnato dalla scelta e dal desiderio dell’affermazione della democrazia e della libertà.
Furono necessari molti anni di solitudine e prevalente isolamento anche verso gli intellettuali francesi che tuttavia contribuirono a maturare posizioni di resistenza e di lotta, fino ad affermare una nuova cecoslovacchia, ben presto divisa pacificamente in due autonome realtà statuali – repubblica Ceca e Slovacchia – fonte di innovazione e di maggiore sicurezza nella nuova Europa.