Quando gli squadristi schiaffeggiarono Toscanini che non voleva piegarsi al fascismo

Il maestro si rifiutò di dirigere l'inno fascista Giovinezza e l'Inno reale al cospetto del ministro Ciano e di Arpinati.

Quando gli squadristi schiaffeggiarono Toscanini che non voleva piegarsi al fascismo
Arturo Toscanini
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25 Marzo 2024 - 02.50


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Tra i fascisti di ieri e di oggi non cè nessuna differenza, schiaffi e minacce sono il loro marchio di fabbrica. 
La sera del 14 maggio del 1931 al teatro comunale si doveva tenere un concerto, diretto da Arturo Toscanini, in memoria di Giuseppe Martucci, direttore emerito dell’orchestra bolognese alla fine dell’800.

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Il maestro si rifiutò di dirigere l’inno fascista Giovinezza e l’Inno reale al cospetto del ministro Ciano e di Arpinati. Venne aggredito e schiaffeggiato da alcune camicie nere presso un ingresso laterale del teatro. Tra gli squadristi c’era il giovane Leo Longanesi (secondo I. Montanelli, ma per altri questa è “una leggenda senza conferma”).

Rinunciando al concerto, Toscanini si rifugiò all’hotel Brun. Il Federale Mario Ghinelli, con un seguito di facinorosi, lo raggiunse all’albergo e gli intimò di lasciare subito la città, se voleva garantita l’incolumità. Ottorino Respighi mediò con i gerarchi e ottenne di accompagnare il direttore al treno la sera stessa.

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Il 19 maggio l’assemblea regionale dei professionisti e artisti deplorerà “il contegno assurdo e antipatriottico” del maestro parmigiano. Sull’ “Assalto” Longanesi scriverà: “Ogni protesta, da quella del primo violino a quella del suonatore di piatti, ci lascia indifferenti”.

Toscanini dal canto suo scriverà una feroce lettera di protesta a Mussolini, già suo compagno di lista a Milano nel 1919. Dal “fattaccio” di Bologna maturerà la sua decisione di lasciare l’Italia.

Fu l’inizio del suo esilio antifascista, che lo vide vivere principalmente a New York, dove era attiva l’associazione antifascista Mazzini Society, fondata qualche anno prima dallo storico Gaetano Salvemini. Ritornò in Italia solo nel 1946, a guerra finita, per dirigere il concerto che segnava la riapertura del Teatro La Scala.

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Nel 1949 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nominò senatore a vita per i suoi meriti artistici. Toscanini, però, rifiutò.

Morì a New York nel 1957, ma la sua salma venne portata a Milano, dove una grande folla accorse per il corteo funebre.

Il concerto in onore di Martucci sarà rifatto al Comunale sessanta anni dopo, il 14 maggio 1991, sotto la direzione di Riccardo Chailly. E si denunciò l’oltraggio delle ‘masnade fasciste’ nei confronti di Toscanini,

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