di Agostino Forgione
Ci sono storie che vanno raccontate e tramandate, minacciate dal peso dei decenni che rischia di farle scomparire. Storie di uomini di altri tempi che, per quanto distanti e diversi da noi, hanno contribuito a dare forma al nostro oggi. Racconti che spesso si perdono nei ricordi degli ultimi che ne hanno memoria, orami in pochi, ma che per fortuna qualcuno cerca di tenere vivi e di regalare alle prossime generazioni. È il caso dei trascorsi dei minatori dell’Amiata, che continuano a risuonare proprio nei luoghi in cui hanno lavorato.
È quanto accaduto nell’incontro “Racconti di minatori e carte d’archivio”, tenutosi presso il Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, in occasione della festa di Santa Barbara, protettrice dei minatori. L’evento, organizzato dal Parco stesso, dal Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata e dal Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena, è stato moderato dal prof. Maurizio Boldrini e ha visto la partecipazione degli studenti frequentanti il suo laboratorio di giornalismo.
Nel corso dell’evento sono stati plurimi gli interventi che si sono alternati, ripercorrendo gli aneddoti e il vissuto di chi ha lavorato all’estrazione di quella che era un’importantissima risorsa: il mercurio. È proprio grazie alla presenza di quest’ultimo che una comunità piccola come quella amiatina è stata oggetto di uno sviluppo economico e territoriale impensabile, nella prima metà del ‘900, per quelle di analoghe dimensioni. È stato infatti grazie alla miniera, come sottolineato, che le prime lampadine di Abbadia si sono accese.
Nel corso dell’evento è stato poi presentato il lavoro di restauro del “libro matricola 1840”, un’importante testimonianza che raccoglie le generalità dei minatori che hanno lavorato nel sito. Un documento di estremo valore, grazie al quale è possibile ricostruire un pezzo di storia che rischiava di essere perduto. Il documento è ora esposto presso la sede museale.
Grande spazio è stato dato poi alle interviste, diligentemente raccolte nel corso degli anni, agli ex operai e visionabili su questo canale YouTube. Nei video, girati dallo studio Video Grafica 01 di Grosseto, le voci dei minatori narrano le loro storie quotidiane, snocciolando racconti dalle tinte variopinte capaci di suscitare sorrisi ma al contempo anche di stendere un velo di tristezza.
Una la conclusione principale alla quale si è giunti alla fine del convegno: i minatori dell’Amiata, contrariamente alla concezione comune che accomuna la loro categoria, non erano solo uomini da lavoro, ma personaggi spesso brillanti.