I Beatles, nessuno suonò come loro
Top

I Beatles, nessuno suonò come loro

Il 5 ottobre 1962 usciva il primo 45 giri dei Beatles, dal titolo Love Me Do, una semplice canzoncina che inizierà un’epocale rivoluzione musicale e sociale. Poi il 22 marzo 1963 il primo album e il 29 agosto 1966 in California

I Beatles, nessuno suonò come loro
I Beatles
Preroll

globalist Modifica articolo

29 Agosto 2023 - 09.20


ATF

Il 5 ottobre 1962, usciva il primo 45 giri dei Beatles, dal titolo ”Love Me Do” (“Love, love me do, You, know I love you, I’ll always be true, So please, love me do”) una semplice canzoncina con un ritmo binario marcato sul ‘battere’, e non sul ‘levare’ (come era uso nello “swing” e fino a quel momento), che inizierà un’ epocale rivoluzione musicale e sociale. Poi  il 22 marzo 1963 il primo album Please, please me.

Beatles in inglese vuol dire anche scarafaggi, ma il loro nome, in realtà, veniva da “beat” battere, il battere della musica, il tempo “forte” che cambierà la struttura musicale delle canzoni pop, fino a quel momento in voga.

“Amami, sai che ti amo, sarò sempre sincero con te, per favore, amami”. Nel semplice testo una richiesta d’amore davvero poco rivoluzionaria, quasi banale, ma la forza dei Beatles è stata proprio quella di aver portato la semplicità e la normalità sulle vette più alte dell’Arte.

Leggi anche:  Il “nuovo” Omar Pedrini, fra teatro-canzone e ricerca della felicità

Rivoluzionario l’arrangiamento invece lo era, con l’armonica a bocca a punteggiare tutto il brano con un piccolo “riff” blueseggiante, la batteria di Ringo (in verità, non eccezionale per noi musicisti, ma con un sound personalissimo) a scandire fortemente il “beat” e i cori, che già si intrecciavano magicamente, a farci riconoscere le loro voci, nel tempo divenute familiari, e che ci accompagnano ancora oggi. Trasversali e buoni per tutte le generazioni di appassionati, che si contano a milioni in tutto il mondo, dopo la loro divisione, nel 1970, hanno continuato a vendere dischi come se nulla fosse accaduto.

Sui Beatles è stato detto tutto e scritto tutto: commercialmente, oltre ad essere gli artisti con il maggior numero di vendite nella storia della musica, con oltre un miliardo di dischi, sono diverse decine i record che i Beatles si sono aggiudicati negli anni, premi e riconoscimenti assegnati ai quattro, tra cui il conferimento della medaglia che li portò a diventare, poco più che vent’enni, Baronetti dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1965.

Leggi anche:  Levante torna con Opera Quotidiana: tra poesia, vita e rinascita

200 canzoni scritte fra il 1962 e il 1970, The Bealtles hanno avuto anche un ruolo fondamentale nello sperimentare nuove tecniche di registrazione all’avanguardia, sviluppate negli storici Abbey Road Studios di Londra.

Non dimenticheremo mai il loro ultimo Lp “Abbey Road” (in realtà ”Let It Be” è l’ultimo, ma fu pubblicato successivamente al loro scioglimento) perché questo è il loro vero testamento musicale e tecnolgico, e fu per me – bassista alle prime armi – una folgorazione di suoni ed atmosfere.

Provate a riascoltare “Come together” in un impianto acustico di oggi, 43 anni dopo, e ditemi che ne pensate del basso: attenzione al volume, però, che salta tutto!

Nessun suono così, fino a quel momento, si era mai sentito sulla terra!

Native

Articoli correlati