Il Todi Festival in rampa di lancio

La kermesse dell'affascinante città umbra aprirà i battenti il 26 agosto, con un programma tutto da gustare. Parla il direttore artistico, Eugenio Guarducci

Il Todi Festival in rampa di lancio
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

24 Agosto 2023 - 16.54


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L’Italia, almeno per un aspetto, è un paese fortunato. Le sue straordinarie bellezze artistiche e naturali, la sua storia, le tradizioni millenarie, fungono da mirabile cornice per eventi che in ogni stagione appassionano spettatori affamati d’arte, cultura e spettacolo. Tra questi, il Todi Festival, nello scenario incomparabile della cittadina umbra.

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Giunta alla 37a edizione, è una delle manifestazioni con più radicata identità, che si segnala per l’offerta culturale in termini qualitativi e per il coraggio di puntare non tanto su artisti e rappresentazioni che già godono di fama e successo, quanto sulle novità scovate nel panorama in continua ebollizione dello spettacolo. Quest’anno il Festival si svolgerà dal 26 agosto al 3 settembre, con un programma che vede in scena poesia, teatro, danza, musica, rivolto come per sua tradizione ad una multiforme espressività: alla soglia dei quarant’anni, la kermesse si può ben considerare nel pieno della sua maturità, grazie anche all’accorta direzione artistica di Eugenio Guarducci, all’ottavo anno alla guida della manifestazione tuderte. Il suo approccio pragmatico ne ha decretato il successo crescente, contrassegnato da un’attenta selezione delle performance proposte e da una sensibilità al dato organizzativo, indispensabile per conseguire il traguardo di un sempre più ampio coinvolgimento di pubblico.

Da sabato prossimo saranno in cartellone le due rassegne “Main Stage” e “Todi Off”, che vedranno avvicendarsi sul palcoscenico spettacoli come l’Omaggio a Patrizia Cavalli, dedicato alla poetessa recentemente scomparsa e portato in scena dalla coppia Iaia Forte-Diana Tejera, la pièce Vecchi tempi di Harold Pinter per la regia di Pierpaolo Sepe, con Lisa Galantini, Sara Bertelà, Roberto Biselli, il balletto What’s Your nAIM della Cornelia Dance Company Performing Arts, e molti altri: per il programma completo si rimanda al sito Web: https://www.todifestival.it. Per l’occasione abbiamo intervistato Eugenio Guarducci, direttore artistico del Todi Festival.

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Anche nell’edizione di quest’anno, il Todi Festival è caratterizzato dall’attenzione alle arti performative. Da dove nasce questa sensibilità?
Il Todi Festival nasce dedicando i suoi spazi soprattutto al teatro, alla danza, alla musica. E lo ha fatto incalzando il tema della sperimentazione della innovazione. Su questo solco ben delineato dal suo fondatore, Silvano Spada, noi ci siamo inseriti apportando altri innesti, altri percorsi. Lo abbiamo fatto attingendo a tutte le arti performative ma anche a quelle figurative. La sensibilità non nasce da noi. Nasce da un pubblico che ha sempre più voglia di vivere esperienze diverse alternandole in un ritmo incalzante e fresco.


Esiste un filo conduttore che lega gli eventi della rassegna “Todi Off” a quelli del “Main Stage”, o seguono percorsi diversi?
Sono percorsi diversi che nascono anche qui dal bisogno di creare spazi reali ai nuovi talenti o a quei “già” talenti che avrebbero meritato maggiore attenzione da parte dei circuiti culturali italiani spesso sonnacchiosi e poco interessati a rischiare anche di sbagliare. Per noi invece l’errore fa parte del percorso creativo. Guai se non ci fosse.

Come tutte le imprese, anche quelle culturali hanno costi e budget da rispettare. Che qualità si richiedono ad un organizzatore che deve mediare tra ragioni d’impresa e valore artistico?
Semplicemente tenere a bada i suoi istinti leggeri e creativi attraverso una sana lettura settimanale delle tristissime tabelle Excel che ti consegna ogni lunedi l’Amministrazione.

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Il Festival da lei diretto è assegnatario del bando triennale dei fondi Fus, il finanziamento pubblico dello spettacolo, fondamentale per la sopravvivenza del comparto. In quale misura ciò incide sulla programmazione degli eventi?
Nel caso del Todi Festival lo ritengo più un riconoscimento morale e culturale piuttosto che un semplice valore economico. Anche perché non parliamo di centinaia di migliaia di euro ma di pochissime decine. Il Todi Festival si regge in piedi perché una piccola e sana Amministrazione locale crede nell’investimento in cultura e a differenza di città potenzialmente più attrezzate riesce a ritagliare nei suoi bilanci cifre importanti non solo per il Todi Festival ma anche per tante altre iniziative di qualità.


Da uomo pragmatico ed esperto in campo gestionale, quali proposte concrete formulerebbe per sostenere il settore artistico e culturale in così grande difficoltà?
Sarò banale ma la prima cosa da fare è quella di togliere spazio ai giovani per darne di più ai giovanissimi. Dobbiamo assegnare a loro compiti di guida, di responsabilità. Non possono essere eterni “aspiranti a”. Dobbiamo avere il coraggio di affidare alle nuove generazioni il compito di animare gli spazi culturali della nostra nazione. Questo lo può fare soltanto una politica visionaria. Purtroppo politici visionari ce ne sono pochi in circolazione.


Lei ha ereditato la direzione artistica dal fondatore del Todi Festival, Silvano Spada, ormai otto anni fa. Che bilancio personale può trarre da questa esperienza?
Non avrei certo immaginato di rilasciare una intervista alla ottava edizione. Mi aspetta ora la prova del nove! È stata una esperienza nuova che però ho affrontato con lo stesso spirito con il quale affronto la mia vita imprenditoriale perché in fondo quello che ho fatto in questi anni a Todi è l’aver lavorato alla valorizzazione e promozione di un brand già esistente per il quale non ho mai sentito il bisogno di strafare ma semplicemente di fare bene.

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