Ricordando Vezio: il titolare del 'bar del Pci' tra storia e passione
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Ricordando Vezio: il titolare del 'bar del Pci' tra storia e passione

C’era una volta il bar di Vezio di Maria Arcidiacono (Iacobelli Editore) ricorda la storia di un militante comunista e della sua

Ricordando Vezio: il titolare del 'bar del Pci' tra storia e passione
Vezio Bagazzini (al centro) con i compagni della Vigilanza dentro Botteghe Oscure
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19 Agosto 2023 - 17.24


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C’era una volta il bar di Vezio è un viaggio a ritroso in un luogo di Roma frequentato da una comunità che sapeva discutere e confrontarsi su svariati temi e, cercando il più possibile di tenere a distanza la banalità, sapeva anche divertirsi.

Tutto questo non esiste più, ma leggendo il libro che Maria Arcidiacono ha scritto assieme a un nutrito gruppo di frequentatori del bar di via de’ Delfini, una certa atmosfera riaffiora e riemergono personaggi familiari, un po’ perché quei bar-latterie si somigliavano tutti, ma quando ti accorgi che alcuni di quei personaggi si chiamavano Enrico Berlinguer o Ennio Morricone, allora ti rendi conto che quel baretto doveva essere speciale. E la differenza la faceva Vezio: trasteverino, appassionato di musica e di calcio, occasionalmente opinionista politico per giornalisti usciti da Botteghe Oscure con il taccuino immacolato, ma soprattutto l’unico a poter entrare liberamente nella sede del PCI, che era a due passi dal bar.

Era di casa nel bottegone anche quando il partito non si chiamava più così e il segretario non era più Luigi Longo, il comandante Gallo, che su una parete del bar scrutava gli avventori, in una foto color seppia, con indosso la divisa della guerra civile spagnola.

Ma Vezio non era solo malinconia dei bei tempi andati: aveva fatto proprie le parole di Pierangelo Bertoli “… con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, perché la voglia di discutere era tanta, perché gli piaceva essere controcorrente quando voleva lui, e, a parte Berlinguer e pochissimi altri, non faceva sconti a nessuno.

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Appassionato di gialli e di letteratura di spionaggio, cercava di approfondire notizie e ricerche riguardanti le trame eversive che segnarono la stagione della strategia della tensione, proponendo chiavi di lettura insolite, diventando instancabile lettore di ogni libro d’inchiesta che veniva pubblicato sull’argomento. Un capitolo è dedicato alle sue battute e agli scherzi che architettava con la complicità della vigilanza del partito, un altro parla della musica, che nel bar non mancava mai, un altro capitolo ancora al trasferimento del bar dalla storica sede di via de’ Delfini a quella nuova di via di Tor di Nona, nel 2005.

Tutti da leggere anche i ricordi personali degli amici abituali e di lungo corso: dall’economista di Banca d’Italia Marco Magnani, all’esperto di geopolitica Alessandro Politi, dallo scrittore Fulvio Abbate, che per primo lo inserì in uno dei suoi itinerari insoliti della città, al giornalista, scrittore e sceneggiatore Dante Matelli, dal quale Vezio aveva imparato tutto quello che sapeva di cinema.

Ci sono anche la prefazione di Massimo D’Alema e il contributo di Walter Veltroni, perché il bar lo frequentavano entrambi e per Vezio le dicerie sui loro veri o presunti antagonismi non venivano nemmeno prese in considerazione. C’è poi un Vezio più intimo e familiare, quello intervistato in appendice da Pino Strabioli, mentre la documentarista e sceneggiatrice Mariangela Barbanente racconta la reazione di diffidenza quando Vezio la vide piazzarsi con la telecamera dietro il bancone per realizzare il docu-film sul trasloco del bar.

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Un bar che Paolo Virzì amava molto, è suo il ritratto di Vezio in copertina; non mancano i ricordi di altre persone meno conosciute, ma che gli volevano un gran bene. Resta invece il mistero irrisolto sull’identità del misterioso autore che, quando si diffuse la voce che il bar aveva ricevuto la notifica di sfratto, inviò una email firmandosi Domenico Scandella, proprio come l’eretico Menocchio, morto nel 1600, e in poche righe così sfogava il suo sdegno per lo sfratto del bar:el bar non mancava mai, un altro capitolo ancora al trasferimento del bar dalla storica sede di via de’ Delfini a quella nuova di via di Tor di Nona, nel 2005.

Tutti da leggere anche i ricordi personali degli amici abituali e di lungo corso: dall’economista di Banca d’Italia Marco Magnani, all’esperto di geopolitica Alessandro Politi, dallo scrittore Fulvio Abbate, che per primo lo inserì in uno dei suoi itinerari insoliti della città, al giornalista, scrittore e sceneggiatore Dante Matelli, dal quale Vezio aveva imparato tutto quello che sapeva di cinema. Ci sono anche la prefazione di Massimo D’Alema e il contributo di Walter Veltroni, perché il bar lo frequentavano entrambi e per Vezio le dicerie sui loro veri o presunti antagonismi non venivano nemmeno prese in considerazione.

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C’è poi un Vezio più intimo e familiare, quello intervistato in appendice da Pino Strabioli, mentre la documentarista e sceneggiatrice Mariangela Barbanente racconta la reazione di diffidenza quando Vezio la vide piazzarsi con la telecamera dietro il bancone per realizzare il docu-film sul trasloco del bar. Un bar che Paolo Virzì amava molto, è suo il ritratto di Vezio in copertina; non mancano i ricordi di altre persone meno conosciute, ma che gli volevano un gran bene.

Resta invece il mistero irrisolto sull’identità del misterioso autore che, quando si diffuse la voce che il bar aveva ricevuto la notifica di sfratto, inviò una email firmandosi Domenico Scandella, proprio come l’eretico Menocchio, morto nel 1600, e in poche righe così sfogava il suo sdegno per lo sfratto del bar:

(…) Il Bar di Vezio è sotto sfratto e a me me vie’ da ride.

Ma lo capiscono o no che è fiato sprecato, che a noi ce rimbarza?

Perché? Perché noi se sfrattamo da soli, da sempre.

Perché è una vita che se famo male da soli, figurate se ce fregate proprio ‘sta volta.

A Vezio lo cacciamo noi, noi del Bar di Vezio, del resto è un’invenzione nostra, una visione, un’idea.

Piccola e pelata, d’accordo, ma sempre una gran bell’idea.

C’era una volta il bar di Vezio di Maria Arcidiacono (Iacobelli Editore)

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