Delicate amicizie e segreti svelati tra tè e solitudine oxfordiana
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Delicate amicizie e segreti svelati tra tè e solitudine oxfordiana

In Due tazze di tè a Swinburne Road, Ada e Eliza scoprono il calore dell'amicizia tra segreti, Oxford e cambiamenti

Delicate amicizie e segreti svelati tra tè e solitudine oxfordiana
Re Carlo III e Leaf Arbuthnot
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3 Agosto 2023 - 09.11


ATF

di Rock Reynolds

Chi non ha mai prelevato dallo scaffale di una libreria un romanzo per la copertina suggestiva o per un titolo che allude a mondi allettanti? Una scelta impulsiva come quella spesso si trasforma in una perdita di tempo o in uno spreco di soldi. Ma c’è pure la possibilità non tanto remota di imbattersi in un piccolo tesoro.

Ammetto che il titolo, più ancora della copertina, di Due tazze di tè a Swinburne Road (HarperCollins, traduzione di Stefano Beretta, pagg 348, euro 19) di Leaf Arbuthnot mi ha intrigato e, per una volta, ringrazio che così sia stato.

E pensare che, dapprima, adocchiando il colore della copertina, avevo immaginato che fosse un romanzo rosa. Non che la cosa di per sé debba spaventare, anche perché, in un certo senso, lo è. Due tazze di tè a Swinburne Road è senz’altro una storia d’amore e, soprattutto, d’amicizia. Non se ne può più, potrebbe dire qualcuno. Invece, no! Nulla di più lontano da ciò che questo romanzo rappresenta: una di quelle storie che riescono a nutrire il nostro anelito di sentimenti puri e intensi, senza scadere in certe melensaggini di cui si può tranquillamente fare a meno. Non vi stancherete, leggendolo, e le pagine scorreranno davanti ai vostri occhi con la leggerezza delle storie d’amore di un tempo, ma pure con la forza travolgente di certi romanzi di suspense, spingendovi a voltarle fino al finale al cardiopalma. Verserete una lacrimuccia? Io l’ho fatto e non me ne vergogno per nulla. È anche quella la magia di un buon libro.

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A fare da contorno e, a tratti, da spettatore attivo alla vicenda è l’ambiente tutto sommato poco austero del mondo dell’accademia e, nella fattispecie, della città di Oxford. Poco austero perché a spazzare via gran parte delle ragnatele e della polvere dell’universo professoriale è la variegata torma di studenti che si aggira per le strade dell’antica cittadina universitaria, mentre incombe sul paese la spada di Damocle del referendum sulla Brexit. La storia è semplice e geniale al tempo stesso, come si richiede sempre a un grande romanzo.

Ada è rimasta da poco vedova dell’adorato Michael, un docente universitario, e la sua vita non ha più una direzione. Anche perché, prima della morte del marito, non aveva nemmeno mai pensato a un universo senza di lui e la sua perdita la scaraventa con violenza in una spirale il cui elemento dominante è l’inerzia. Eliza è una giovane ricercatrice la cui relazione con Ruby sta andando a rotoli, anche perché la sua fidanzata, cosciente del ruolo dominante nella loro coppia, la umilia ripetutamente. Ma la tossicità della loro relazione non basta a far prendere a Eliza una decisione sofferta quanto necessaria. D’altro canto, la sua storia familiare non aiuta: Eliza è figlia unica e ha un rapporto contrastato con suo padre e praticamente inesistente con sua madre, soprattutto da quando quest’ultima ha abbandonato il tetto coniugale. Nemmeno il dottorato che la porta ad approfondire l’opera di Primo Levi basta a riempire di bellezza la sua vita. Sa di essere giunta a un punto morto e la sua autostima è scesa a livelli di guardia. Quando Ada, per vincere la noia e sentirsi di nuovo viva, decide di fare qualcosa di non convenzionale, distribuendo volantini che pubblicizzano un servizio di “nonna in affitto”, la sua strada e quella di Eliza si incrociano per non allontanarsi più, anche grazie ad altri eventi decisivi che fanno da corollario alla vicenda principale.

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Due tazze di tè a Swinburne Road non è un noir e si potrebbe anche svelarne gli ulteriori sviluppi, ma, considerato che la tensione cresce e la vicenda imbocca sentieri sorprendenti, sarebbe davvero poco carino strappare al lettore il gusto della scoperta.

È difficile trovare qualcosa che non funziona in questo romanzo e, dunque, non mi ci metto nemmeno. L’ambientazione è perfetta: Oxford fa da quinta ideale alla storia raccontata dalla giovane Leaf Arbuthnot, senza mai essere eccessivamente invadente, perché quello che sta a cuore all’autrice non è tanto la suggestione degli antichi college e l’aura stantia dell’accademia quanto la geografia interiore delle due protagoniste e di tutti gli altri personaggi inevitabilmente relegati a ruoli di supporto ma indubbiamente strumentali alla riuscita del romanzo. Ada, infatti, non sarebbe la persona che è senza la presenza ingombrante del ricordo del marito scomparso. Eliza, da parte sua, risulterebbe decisamente meno interessante e credibile se a farle da contraltare non ci fosse Ruby e a completarla non contribuisse uno stuolo di amiche. Perché Due tazze di tè a Swinburne Road è un romanzo sull’amicizia e sul suo opposto: la solitudine. Si può pensare che quest’ultima appartenga essenzialmente all’autunno della vita, ma quanti giovani si sentono rodere dentro da quel male perverso? Non a caso, è Ada a dire senza più nascondersi: «Ora credo di conoscere bene la differenza tra essere soli e sentirsi soli».

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Ci vorrebbe, anzi ci vuole un amico. Nel suo caso, un’amica. Ne ha tanto bisogno pure Eliza, una sorta di archetipo della persona (non solo della donna) normale, con insicurezze e fragilità che rischiano di oscurare una serie di qualità talmente appetibili e normali da non svettare. Perché stare da soli in certi momenti terrorizza anche i più forti. «Mentre camminava cercò di soffocare il terrore di ritrovarsi a breve nella sua stanza, circondata da libri che non avrebbe letto.»

Non temete: non ci sono solo pagine stracariche di zucchero e buoni sentimenti. Il proverbiale humour britannico affiora qua e là. Come quando Ada, svolgendo il suo servizio di nonna in affitto, è costretta a rintuzzare avance di uomini più o meno maturi che scambiano la sua anomala proposta commerciale per un’offerta di sesso a pagamento. E c’è pure una lucida, direi quasi illuminante analisi sociopolitica del popolo britannico alla vigilia di quel voto che ha spaccato il paese in due e lo ha allontanato forse per sempre dall’Europa come un iceberg impazzito staccatosi da un ghiacciaio in lenta liquefazione.

Non c’è nulla – o quasi – di straordinario e innovativo in questo libro, ma la perfezione stilistica, narrativa e di contenuti lo rende ancor più godibile. Portatevelo sotto l’ombrellone e non ve ne pentirete di certo.

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