La strage nazista di Civitella e gli altri eccidi in Val di Chiana
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La strage nazista di Civitella e gli altri eccidi in Val di Chiana

Il 29 giugno 1944, le truppe naziste perpetrarono un brutale eccidio nelle località di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine. L'"l'eccidio di Civitella", si concluse con la morte di 244 civili innocenti.

La strage nazista di Civitella e gli altri eccidi in Val di Chiana
La strage nazista di Civitella e quelle in Val di Chiana
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29 Giugno 2023 - 09.29


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L’eccidio di Civitella: una strage nazista

Il 29 giugno 1944, le truppe naziste perpetrarono un brutale eccidio nelle località di Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, situate nella provincia di Arezzo. Questa tragica strage, ricordata come “l’eccidio di Civitella”, si concluse con la morte di 244 civili innocenti.

La banda Renzino e i partigiani

Nella zona compresa tra la Val di Chiana e la Val d’Ambra, a circa 15 chilometri a sudovest di Arezzo, operava una piccola formazione partigiana conosciuta come la “Banda Renzino”. A capo di questa banda si trovava Edoardo Succhielli, un ex sottotenente dei paracadutisti. Le attività del gruppo, fino a quel momento relativamente poco rilevanti, si intensificarono nel corso del mese di giugno.

Azioni della Banda Renzino

Tra le azioni documentate della Banda Renzino vi erano il disarmo di stazioni di polizia, aggressioni contro fascisti e, seppur raramente, attacchi a soldati e convogli lungo la strada che collegava Monte San Savino a Bucine. Questa strada era diventata la principale via di transito per le truppe e i rifornimenti della divisione “Hermann Göring”.

La Rappresaglia Nazista

Come risultato delle attività della Banda Renzino, le truppe naziste decisero di reagire con una violenta rappresaglia. Il 29 giugno, gli occupanti nazisti compirono una serie di massacri nelle località menzionate, causando la morte di 244 civili innocenti. Questo triste episodio è rimasto tristemente noto come l’eccidio di Civitella.

L’eccidio di Civitella: il pretesto del massacro

Il 18 giugno, i membri della Banda Renzino, legittimati da una riunione preventiva con gli elementi antifascisti del paese, organizzano un agguato ai danni di quattro soldati tedeschi presso il Circolo del Dopolavoro di Civitella, con l’intento di disarmarli. L’azione si conclude con la morte di due soldati e il grave ferimento di un terzo, il quale morirà poco dopo. Il quarto soldato riesce a nascondersi grazie all’aiuto degli abitanti e riesce a salvarsi. È probabile che questi militari facessero parte della I Divisione Paracadutisti, un reparto dipendente dalla XIV Armata ma operante in una zona di confine.

Il 21 giugno, un sottufficiale della Feldgendarmerie, accompagnato dalla divisione “Hermann Göring”, viene aggredito nelle vicinanze del borgo di Cornia e rimane gravemente ferito (successivamente morirà), mentre due soldati vengono catturati dai partigiani. Queste azioni, unite ad altre di minor entità, forniscono il pretesto ai tedeschi per agire contro la popolazione civile.

Il 23 giugno, le truppe tedesche attaccano il quartier generale dei partigiani nelle vicinanze. Un soldato viene ucciso, ma i due prigionieri vengono liberati. Successivamente, viene arrestato un contadino che, una settimana più tardi, viene impiccato alle porte di Monte San Savino.

Dopo una settimana, gli abitanti di Civitella iniziano a convincersi che non ci sarebbe stata una rappresaglia, incoraggiati anche dalle dichiarazioni rilasciate da alcuni ufficiali tedeschi al parroco e al podestà del luogo.

I soldati tedeschi presso Civitella

Civitella si trovava al confine tra la zona controllata dal 76° corpo corazzato (X Armata) e la XIV Armata, responsabile del territorio compreso tra la Valdichiana e l’Adriatico. A partire dalla seconda metà di giugno, il centro si trovava nel territorio operativo della Divisione Corazzata Paracadutisti “Hermann Göring”. Questa divisione era comandata dal tenente generale Wilhelm Schmalz e il suo quartier generale era situato nei pressi di Monte San Savino. La divisione combatteva all’interno del LXXVI Panzerkorps.

Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti inglesi, le truppe responsabili del massacro provenivano da lì, con un numero stimato tra le 300 e le 400 unità. Non si esclude il coinvolgimento di reparti minori, forse appartenenti alla stessa divisione paracadutisti colpita il 18 giugno, né di una squadra delle brigate nere operante a San Pancrazio nel comune di Bucine e a Cornia.

È certo che tra gli esecutori erano presenti anche membri della banda musicale della divisione “Hermann Göring”. Gli ordini e i documenti originali sono andati perduti, quindi non è possibile stabilire se l’azione debba essere attribuita al LXXVI Panzerkorps o alla divisione stessa. Senza dubbio, la divisione era responsabile della pianificazione dell’operazione. Il comando dell’operazione era affidato al capo della Feldgendarmerie, che guidava un gruppo tattico misto.

Civitella in Val di Chiana

Quanto avviene a Civitella è un massacro sistematico e pianificato dell’intera popolazione maschile adulta. La mattina del 29 giugno, i tedeschi iniziano già a uccidere alcuni civili alle soglie del paese e poi procedono al rastrellamento di una Civitella affollata a causa della festa dei patroni Pietro e Paolo, così come delle vicine frazioni. In alcuni casi, gli omicidi avvengono direttamente nelle case.

La popolazione viene radunata nella piazza del paese e divisa per sesso e età: le donne e i bambini vengono spinti fuori dall’abitato, in direzione di Poggiali. Gli uomini, raggruppati in gruppi di cinque, vengono condotti sul retro della scuola e colpiti con un colpo di pistola alla nuca. Solo due uomini riescono a fuggire e a sfuggire alla morte.

Dopo aver rastrellato alcuni contadini nelle case coloniche sotto il paese, gli uomini del gruppo, separati dalle donne e dai bambini solo dopo una lunga attesa, vengono mitragliati, circa 17 o 18 di loro, nei pressi di un ponte vicino a Civitella. I cadaveri vengono presi dal cumulo e gettati negli androni delle abitazioni in fiamme. Parallelamente, i tedeschi ripetono lo stesso modus operandi nella frazione di Gebbia.

San Pancrazio in Bucine

Analogamente a quanto accaduto a Civitella, anche a San Pancrazio viene adottato lo stesso modus operandi. Alle prime luci dell’alba del 29 giugno 1944, le truppe tedesche della divisione corazzata “Hermann Göring” circondano l’abitato di San Pancrazio. Iniziano a rastrellare tutti gli uomini presenti e li radunano nella piazza principale del paese.

Nel primo pomeriggio, l’arrivo di un portaordini proveniente da Civitella segna l’inizio del massacro. I soldati tedeschi allontanano brutalmente tutte le donne e i ragazzi dal paese, dando fuoco ad alcune case, e conducono gli uomini prigionieri nella cantina della fattoria Pierangeli.

Nonostante l’offerta del parroco don Giuseppe Torelli, che si offre di sacrificare la propria vita in cambio di quella dei suoi concittadini, i tedeschi fanno passare uno per volta tutti gli uomini in una stanza adiacente. Li uccidono singolarmente con un colpo di pistola alla testa, inclusi lo stesso parroco. Cinque uomini si salvano perché vengono portati a Monte San Savino presso il comando della “Hermann Göring” per essere interrogati. Successivamente vengono deportati in un campo di lavoro a Firenze. Un altro uomo, nonostante le gravi ferite, riesce a sopravvivere fingendosi morto.

Cornia

A Cornia si verifica l’azione più estrema. Gli uomini della Feldgendarmerie uccidono tutti gli abitanti che si trovano lungo il loro cammino. Il massacro è indiscriminato, con donne e bambini che vengono colpiti, e probabilmente si verificano anche casi di stupro. Cornia è proprio il luogo in cui i partigiani, il 21 giugno, hanno aperto il fuoco contro i soldati della Feldgendarmerie, ferendo gravemente uno di loro (che successivamente muore) e catturando altri due. È probabile che il comportamento delle truppe sia stato guidato da motivazioni speciali legate a un desiderio emotivo di vendetta e ritorsione.

In ogni centro, comunque, le abitazioni vengono date alle fiamme, provocando un ulteriore aumento del numero di vittime.

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