Strategie militare e vita quotidiana: in un libro le 'leggi per vincere"
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Strategie militare e vita quotidiana: in un libro le 'leggi per vincere"

Strategie. Le 33 leggi per vincere Robert Greene, a cura di Joost Elffers, un tomo le cui dimensioni da enciclopedia potrebbero intimidire, non fosse che è scritto con un piglio divulgativo e una leggerezza che non guastano.

Strategie militare e vita quotidiana: in un libro le 'leggi per vincere"
Robert Greene
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3 Aprile 2023 - 09.29


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di Rock Reynolds

Ci sono ricordi che tornano ad affacciarsi nella nostra psiche con una certa frequenza. Non necessariamente si tratta di riflessi di momenti gioiosi o di eventi tragici. Talvolta, la memoria si fissa su cose triviali o, comunque, non particolarmente essenziali.

È esattamente ciò che mi è successo quando ho iniziato a sfogliare Strategie. Le 33 leggi per vincere (Baldini+Castoldi, traduzione di Luigi Carrozzo e Fernando Coratelli, pagg 624, euro 20) di Robert Greene, a cura di Joost Elffers, un tomo le cui dimensioni da enciclopedia potrebbero intimidire, non fosse che è scritto con un piglio divulgativo e una leggerezza che non guastano. Il singolare ricordo che ha suscitato nella mia mente risale a una trentina di anni fa quando, da ingenuo e ignaro studente capitato assolutamente per caso – se non per errore – in un master post-laurea in marketing, mi ritrovai a seguire le lezioni di un consulente di alcune grandi aziende di beni di largo consumo che faceva abbondante ricorso a simbologie belliche, similitudini ardite, metafore altisonanti e guerresche. E il suddetto consulente aveva praticamente un solo idolo – oltre al successo e al denaro, naturalmente – ovvero Carl von Clausewitz, generale dell’esercito prussiano che prese parte attiva alle guerre napoleoniche e, soprattutto, scrisse un trattato di strategia militare, Della guerra, uscito postumo e diventato una sorta di bibbia della letteratura bellica ma pure un testo di riferimento per i soloni dell’economia spiccia. Mi correggo. Di idoli ne aveva due: von Clausewitz, appunto, e il suo anticipatore, il cinese Sun-tzu, autore del testo L’arte della guerra, scritto con ogni probabilità nel IV secolo avanti Cristo.

Nonostante i miei trascorsi da ufficiale nell’esercito, la mia avversione per le storture e le idiosincrasie del mondo militare, oltre che dell’idea stessa della guerra e – più per esteso – della violenza, non fanno certo di von Clausewitz uno dei miei autori prediletti. Ma la mia scarsa simpatia per il generale prussiano è con ogni probabilità dovuta al fatto che sentirne parlare costantemente dal docente di quel corso me lo ha fatto venire a uggia.

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Pertanto, urge un consiglio di lettura per chi intende approcciarsi a Strategie. Le 33 leggi per vincere. Potete prendere alla lettera i suggerimenti che l’autore dà, peraltro in maniera molto razionale e mai saccente, oppure potete accantonare le lezioni di strategia e godervi il libro per la sua seconda virtù che, a mio avviso, è decisamente più interessante e appetibile della prima: la grande abbondanza di informazioni storiche, aneddoti, citazioni, presentati sotto una veste grafica vincente, che consente una lettura selettiva di un testo che si presta abbondantemente a salti in avanti e indietro.

Ma partiamo dal principio, ovvero dalla prefazione in cui l’autore di fatto delinea un manifesto programmatico del suo pensare. Come dice Greene, «Oggi, viviamo in una società che incentiva i valori democratici di lealtà, l’importanza di far parte di un gruppo… Sin da piccoli ci insegnano che chi è bellicoso e aggressivo paga un prezzo: impopolarità e isolamento… Il nostro problema è che siamo allenati e preparati per la pace, ma non lo siamo affatto per quello che ci aspetta realmente nel mondo: la guerra».

Più chiaro di così… Il celebre “Si vis pacem, para bellum” di latina memoria tornerà a più riprese. C’è davvero bisogno di mettersi sulla difensiva, pronti a scattare all’attacco per imporre il nostro essere, il nostro modo di pensare, il nostro sistema di operare e, alla fine, per raggiungere gli obiettivi materiali o spirituali che ci poniamo?

Robert Greene ne è tutto sommato convinto, ma non lo fa dal pulpito. Motiva abbondantemente le sue scelte, condivisibili o meno che siano.

Le sue “33 leggi per vincere” sono un compendio di luoghi comuni ma pure di riflessioni profonde e spetta al lettore districarvisi. E il lettore può farlo con gusto, facendo propri oppure cestinando i consigli dell’autore mentre Greene ci spiega che a suggerirli a lui sono stati grandi personaggi – non necessariamente condottieri – con il loro esempio concreto.

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Ma c’è strategia e strategia e in questo libro ne compaiono ben 33! Solo pensare di trovare 33 strategie diverse deve essere stato un bel grattacapo per l’autore che, partendo dalla “Strategia della popolarità”, giunge alla “Strategia della reazione a catena”.

Napoleone Buonaparte diceva, «Meglio avere un cattivo generale che averne due buoni”, facendo dell’arte del paradosso uno degli abili giochini mentali con cui era solito ammaliare i suoi interlocutori, prima di stupirli realmente con la sua genialità, rapidità di pensiero e d’azione e pure sfrontatezza sul campo di battaglia. Ma, quanto a sfrontatezza, pochi sapevano tenere testa a Ma Tse-tung che pare abbia detto, «Ferire tutte le dieci dita di un uomo non è efficace quanto tagliargliene uno».

I capitoli – a cui corrispondono altrettante leggi/strategie – sono raggruppati in parti distinte, ognuna delle quali racconta un diverso archetipo di guerra. Ci sono la “Guerra diretta all’io”, la “Guerra di squadra”, la “Guerra difensiva”, la “Guerra offensiva” e la “Guerra sporca”. Posto che la guerra è sempre sporca, verrebbe da pensare che, magari, questo libro farebbero bene a leggerlo Putin, Zelensky e pure Biden. O, magari, l’hanno già letto. Non sarei sorpreso se sul comodino Vladimir Putin tenesse Della guerra di von Clausewitz sopra la Bibbia. E non sarei nemmeno sorpreso se sul comodino di Biden, invece, la Bibbia stesse sopra il trattato del prussiano. Ho qualche perplessità, invece, sul fatto che il presidente ucraino la Bibbia la tenga sul comodino.

Come dicevo, di luoghi comuni se ne incontrano parecchi tra le pagine di questo libro, che non so bene se definire un trattato o un manuale di sopravvivenza. Chi non si dichiarerebbe d’accordo con una frase come «Alcuni argomenteranno che guerra e strategia sono questioni che riguardano gli uomini, in particolare quelli aggressivi o che appartengono alle élite di potere. Lo studio della guerra e della strategia, diranno, è una cosa da uomini ed elitario, la maniera con cui il potere perpetua se stesso. Quest’argomentazione è un pericoloso nonsenso»? Sappiamo tutti, infatti, che certi ragionamenti che hanno a che fare con la strategia possono tranquillamente trasferirsi dal campo di battaglia a un ufficio, un campo da calcio, persino una camera da letto. In fondo, come disse Lawrence d’Arabia, «il nostro equilibrio era affidato al massimo disordine». Ma capita più spesso che no che l’esito di una contesa, di qualunque tipo essa sia, si determini in modo semplice, talvolta addirittura prevedibile. Tutta questione di scienza e razionalità. Come, per esempio, nel caso della sconfitta degli austriaci in Italia a opera di Napoleone, che scommise su uno dei due eserciti che avrebbe dovuto affrontare, il cui rischio era più imminente. Da quella vittoria Napoleone sfruttò spesso un tipo di strategia analoga, fingendo un attacco frontale e in realtà prendendo di infilata il nemico su un fianco o alle spalle.

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Come anticipato, però, in questo libro monumentale non compaiono solo celebri militari e condottieri, ma pure personalità di spicco della storia che dell’anti-violenza o pacifismo militante hanno fatto un vero e proprio stile di vita ed esempio trascinante. Naturalmente, non possono che essere il Mahatma Gandhi e Nelson Mandela. Ancora una volta, attraverso citazioni di questo o quel pensatore o uomo d’azione, Robert Greene con la collaborazione di Joost Elffers ci suggerisce letture illuminanti. Perché la guerra più efficace è quella delle parole e la vittoria più duratura è quella delle idee.

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