Per celebrare il decennale della scomparsa del leggendario compositore e musicista italiano è stata inaugurata, l’11 marzo, a Roma, la mostra “Armando Trovajoli. Una leggenda in musica”, visitabile fino al 14 maggio al Museo di Roma in Trastevere.
Tantissimi i cimeli esposti: dai premi ricevuti in carriera, ai suoi iconici occhiali, agli spartiti originali con annotazioni a mano, fino a note personali e frammenti di corrispondenza che raccontano l’uomo oltre l’artista.
Oggetti conservati con amore dalla moglie Maria Paola, a testimonianza di una vita di interessi che andavano oltre l’amore per la musica.
Musica della quale Trovajoli è stato senza dubbio uno dei maestri italiani del suo tempo. Di formazione classica, riuscì a reinterpretare la musica leggera e jazz del dopoguerra con grande semplicità.
Oltre ad una brillante carriera come musicista (che lo ha visto suonare con personalità come Duke Ellington, Miles Davis, Chet Baker, Django Reinhardt), ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro cinema, componendo più di 300 colonne sonore originali per grandi classici di Cinecittà, per registi del calibro di Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Luigi Magni, Dino Risi, Antonio Pietrangeli, Marco Vicario, Alberto Lattuada ed Ettore Scola.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, Valerio Mastrandrea, ha raccontato a Claudia Fascia per Ansa, il suo rapporto speciale con il maestro: “ Andava oltre quello professionale. Era un po’ quello nonno-nipote. Oggi mi manca l’idea che possa confrontarsi con le piattaforme per una serie tv. Ho nostalgia di ciò che non è accaduto”.