“Perché Sanremo è Sanremo” e per questo si stanno cercando tutte le ipotesi possibili per evitare il rischio di cancellare la 71esima edizione del Festival.
Molte ipotesi per il primo Sanremo post-pandemia: dopo quella della ‘nave bolla’ e dei sanitari vaccinati come pubblico, la nuova possibilità è avere gli spettatori ‘tamponati’ e in platea all’Ariston, in gruppo ristretto. Ma quanto è fattibile? Nasconde eventuali rischi?
Ecco cosa dicono gli esperti.
Il Festival di Sanremo “si può fare in sicurezza e l’ideale sarebbe avere il pubblico in ‘bolla’, ovvero una settimana prima dell’inizio della manifestazione si organizza uno screening completo e si tiene lontano dall’esterno. Come avviene anche nel calcio. Si faranno poi i controlli ogni 2-3 giorni. Non occorre una nave da crociera per creare una bolla, si possono usare anche gli alberghi di Sanremo”. Così Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria.
“Chiedere come ha fatto qualcuno al Comitato tecnico scientifico (Cts) delle linee guida per il Festival mi sembra assurdo – avverte Bassetti – Credo che si possano usare dei professionisti esterni alla Rai, esperti specializzati in epidemiologia, microbiologia, infettivologia, che possono consigliare qual è il modo migliore per gestire la manifestazione in sicurezza. Chiederlo al Cts è chiederlo all’ufficio complicazioni”.
Ma secondo Stefania Salmaso, epidemiologa dell’Aie (Associazione italiana di epidemiologia), l’ipotesi di creare una ‘bolla’ per gli spettatori della 71esima edizione del Festival di Sanremo “non si può fare, anzi è infattibile. Troppe persone che arrivano da posti diversi e che vengono messe insieme. Così è molto alto il rischio di focolai. Ricordiamoci cosa è accaduto con la partita di calcio Atalanta-Valencia lo scorso anno”. “Anche l’eventualità di fare tamponi rapidi al pubblico mi pare molto azzardata”, sottolinea.
In questa fase dell’emergenza Covid-19 “siamo in un momento di grande incertezza epidemiologica – avverte l’esperta – I numeri ci dicono che c’è un impatto su tutte le fasce d’età. A marzo mancano ancora molti giorni, vediamo come evolve la situazione. C’è ancora tempo”.
Il Festival di Sanremo “si può fare in sicurezza, con protocolli molto mirati, ma va detto che non c’è rischio epidemiologico zero”, sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.
“Si possono pensare delle soluzioni anche per avere il pubblico in sala, che dovrebbe essere sempre lo stesso – aggiunge Andreoni – Serve poi un piano di screening ripetuto nel tempo, come accade già nel calcio. E’ chiaro che però non si può avere la garanza al 100% che tutti quelli coinvolgi siano negativi perché si può essere positivi subito dopo un test negativo”.
“Il distanziamento e l’uso delle mascherine devono essere perentori – avverte l’infettivologo – Vanno utilizzati ambienti più ampi possibili e aerati, che facilitano così dispersione del virus. Non è facile organizzare un protocollo simile, mirato per ogni settore coinvolto nella produzione del Festival, ma – conclude – ci si può lavorare da oggi e per marzo essere pronti”.
“Avere spettatori sottoposti a tampone è un elemento complementare, sicuramente utile e necessario, però ci vorrebbe una stringenza notevole”, dice il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.
Ma l’idea di un ‘Ariston Covid free’, “alla stregua dei voli aerei Covid-free”, quindi frequentati solo da chi ha in mano un test negativo, può rivelarsi un miraggio, ragiona l’esperto: “Fare il tampone aiuta, ma non risolve. Non esclude totalmente il rischio contagio, ovviamente, in questa fase di ampia diffusione del virus. Quindi va valutata bene fra le varie opzioni, non garantisce una sicurezza totale”.
Pregliasco è dubbioso anche sull’altra opzione che pare essere tramontata, quella della ‘nave bolla’, memore di casi che hanno fatto scuola, di focolai in mezzo alle onde. E c’è anche un altro possibile effetto ‘boomerang’: “Abbassi le difese perché pensi che in teatro siano tutti negativi e invece può esserci sempre il rischio di una quota di falsi negativi. Suggerisco cautela”, conclude Pregliasco.
“Il Festival di Sanremo è un evento popolare di grande rilievo, ma l’intervento del Cts avviene su richiesta del ministro competente”, precisa Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts), commentando l’eventualità che il Cts possa elaborare un protocollo di sicurezza ‘ad hoc’ per il Festival.
A tirare in ballo il Cts sono stati i discografici, guidati da Enzo Mazza, il presidente della Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana, che aveva chiesto “un serio protocollo sanitario sul Festival di Sanremo, che dovrebbe essere approvato dal Cts, così come è avvenuto, ad esempio, per i prossimi mondiali di sci a Cortina”.
“E’ vero che siamo intervenuti sui mondiali di sci, così come sugli Internazionali di tennis di Roma – replica Miozzo – ma perché siamo stati coinvolti dai ministeri competenti. Sarebbe bizzarro che il Cts esprimesse un parere sul Sanremo e non su una altra manifestazione nazionale. Rispondiamo alla politica”.
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