Rissa a casa di Sgarbi, il social media manager accusa: "Il capo dell'ufficio stampa mi ha aggredito"
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Rissa a casa di Sgarbi, il social media manager accusa: "Il capo dell'ufficio stampa mi ha aggredito"

Ma Sgarbi nega la versione di Giulio Borgognoni: "Escludo che il responsabile del mio Ufficio Stampa Nino Ippolito abbia potuto aggredire qualcuno"

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13 Novembre 2020 - 20.34


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Il social media manager di Vittorio Sgarbi, Giulio Borgognoni ha denunciato di essere stato fisicamente aggredito da Nino Ippolito, responsabile dell’ufficio stampa del critico d’arte. L’aggressione sarebbe avvenuta proprio a casa di Sgarbi.
Racconta Borgognoni: “Sono stato interrogato da Vittorio più volte sulla validità della gestione dei suoi account social ed ho espresso così nella riunione di oggi a casa di Sgarbi il mio parere negativo. Considero, infatti, tale gestione scellerata e l’ho fatto presente a Vittorio di fronte a Nino Ippolito che, ascoltata la mia valutazione, prima mi ha aggredito verbalmente, poi mi ha chiesto di poterne parlare in privato. Io ho acconsentito e ci siamo spostati sulla terrazza dove lui ha esordito dicendomi con rabbia ‘Innanzitutto da te pretendo rispetto’. A quel punto ho risposto con fermezza ‘Non mi interessa nessuna tua pretesa. Non so chi tu sia e non ti ritengo competente’. E’ allora che Ippolito mi ha sferrato un violentissimo pugno sull’orecchio. Mentre chiamavo le forze dell’ordine Ippolito si è dileguato e, dopo l’arrivo della polizia del Commissariato Trevi, è arrivata anche l’ambulanza. Vittorio, che non era presente al momento del pugno, ha subito voluto sincerasi sulle mie condizioni, rimanendomi vicino”.  
Ma Vittorio Sgarbi racconta una versione diversa: “Escludo che il responsabile del mio Ufficio Stampa Nino Ippolito abbia potuto aggredire qualcuno, tanto meno a casa mia; probabilmente l’alterco è nato dall’equivoco determinato dallo spirito provocatorio di Borgognoni che bisogna conoscere senza prenderlo sul serio”.
Sulla vicenda Nino Ippolito aggiunge: “Quella di Borgognoni è una grave diffamazione: mi accusa di una cosa inventata, cioè un’aggressione mai avvenuta. Nell’attesa delle sue scuse, non mi resta che procedere per calunnia”.

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