In collegamento da Boston, l’epidemiologo Alessandro Vespignani è intervenuto a Piazzapulita per parlare della ‘fase 2’, sulla quale però si dice molto scettico: “Si parla in continuazione di fase 2. Ma è come litigare su quando fare lo sbarco in Normandia e non avere nessuna strategia per farlo!”
Insomma non c’è una strategia? “Le strategie si basano sui numeri, e i numeri sono solo la punta di un iceberg. Le morti di oggi sono persone che si sono ammalate due settimane fa. Il numero di contagiati e di infezioni è almeno 10 volte maggiore rispetto a quanto viene dichiarato ufficialmente, sia perché ci sono molti asintomatici sia perché le persone non vengono testate, e alle volte non arrivano nemmeno in ospedale. I numeri che abbiamo ci permettono di avere delle stime, ma ci sono almeno 5 milioni di contagiati e considerando quel che succederà nelle settimane prossime la situazione muterà in fretta. L’Italia procede a due velocità, da una parte il Nord dove l’epidemia ha già fatto dei danni ma ha contribuito a rendere più preparate le infrastrutture, dall’altro il Sud che è più ‘vergine'”.
E i paesi che invece stanno riaprendo? L’Italia è impreparata come al solito? “Non tutti i paesi che stanno riaprendo sono così preparati come vorrebbero far credere. Per molti di loro ci saranno delle ricadute anche gravi, e succederà anche a noi se apriamo senza riflettere. Servono delle infrastrutture, serve mappare il territorio per capire come si muove il virus. Senza queste misure, tra un mese e mezzo siamo punto e a capo e la situazione sarà molto più drammatica. Testing, Tracciamento, Trattamento. Sono le tre T. I tre step fondamentali per ricominciare. L’unico modo per garantire che non ci siano crisi economiche ancora più gravi è evitare che ci siano ricadute serie”