La consigliera su Sanremo: "Grazie a chi ha lavorato con stipendi bassi e dei quali si parla poco"
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La consigliera su Sanremo: "Grazie a chi ha lavorato con stipendi bassi e dei quali si parla poco"

Rita Borioni fa parte del cda di viale Mazzini: Va ringraziato chi ha dato l'anima, spesso in condizioni difficili"

Orchestra Rai a Sanremo
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9 Febbraio 2020 - 10.41


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Tempo di ringraziamenti dopo la fine del Festival di Sanremo. Attraverso la sua pagina Facebook il Consigliere d’amministrazione della Rai Rita Borioni ha voluto rendere omaggio a tutte le professionalità che sono state impiegate nella macchina organizzativa del festival e che hanno permesso il suo svolgimento.

“Che abbiate visto Sanremo o che non lo abbiate visto – ha aperto la Borioni – che vi sia piaciuto o no, che siate o meno d’accordo con la classifica finale, ci sono delle persone che è necessario ringraziare: le lavoratrici e i lavoratori della Rai, precari o meno, a tempo determinato o indeterminato. Sono le lavoratrici e i lavoratori Rai da meno di 2000 euro al mese, spesso da meno di 1500″.

La Borioni ha sottolineato i meriti anche alla luce delle condizioni di partenza che questi lavoratori da lei definiti “Il vero patrimonio dell’azienda”, si ritrovano ad affrontare: “Sono quelle e quelli – ha proseguito i – che sono troppo spesso stati sistemati dall’azienda in alberghi e pensioni a 4, 5, 7 chilometri dal teatro Ariston, he la notte hanno dovuto attendere 40 minuti un taxi per tornare a dormire in albergo per qualche ora. Sono quelli che hanno continuato a lavorare malgrado tutto”.

In conclusione, il consigliere Rai nel ribadire la gratitudine per queste figure professionali richiede una maggiore attenzione per la loro situazione: “Ci sono direttori e dirigenti che stimo infinitamente in Rai, persone che danno e hanno dato l’anima anche nell’ultima settimana a Sanremo. Ma oggi il vero grazie, va a quelle e quelli che in Rai lavorano con stipendi (bassi) e condizioni di lavoro e di trasferta (spesso difficilissime) di cui i giornali non parlano e per cui non si indignano. E invece dovrebbero”.

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