Masha Magarik racconta la Russia di Putin in "Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa"
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Masha Magarik racconta la Russia di Putin in "Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa"

Un viaggio di ritorno  dell'autrice, russa che adolescente, nei giorni convulsi del colpo di Stato, si trasferì in Italia, dove oggi è giornalista Rai.

Masha Magarik racconta la Russia di Putin in "Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa"
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11 Maggio 2018 - 10.11


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“Lampedusa è il sole che ti apre gli occhi da Oriente, che ti lascia la sera, affogando ad Occidente. Lampedusa è il mare piatto che sembra invitarti a provarci, a provare a camminarci sopra per raggiungere l’altra sponda. Lampedusa è il mare in tempesta, con le onde che, supplici di un’antica tragedia, piangono i morti. Lampedusa, i volti neri accanto ad antichi tratti che resistono anche nei bambini. L’isola e le sue notti bianche, così lontane da quelle del mare Baltico, eppure pastello che unisce”. Dal Baltico al Mediterraneo dopo aver attraversato la Russia di oggi e di ieri. Questo, nel libro d’esordio di Masha Magarik* “Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa” (Medinova).  Un viaggio di ritorno  dell’autrice, russa che adolescente, nei giorni convulsi del colpo di Stato, si trasferì in Italia, dove oggi è giornalista Rai. Dal racconto e dalle riflessioni sulla Russia di oggi e sulla Russia di ieri, è nell’incontro con lo scrittore Viktor Vladimirovic che si incontra il Mediterraneo: “A Lampedusa ho visto una vitalità pazzesca – racconta Erofeev – gente che si muoveva velocemente per organizzare i soccorsi, l’aiuto in mare, le barche tra il mare e la riva…lì ho visto i segni del riscatto del Vecchio Continente, ho visto in faccia la speranza. Lì sono riuscito a scrollarmi di dosso il nostro pesante fardello russo…” In “Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa”, due Russie, l’una che non ama l’altra. La prima è quella dell’attuale politica del Cremlino, la seconda è quella della cultura occidentale, più vicina all’Europa. “Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa” è soprattutto un racconto privato a cavallo di due Russie, appunto,quella lasciata da ragazzina, nei giorni drammatici del colpo di Stato del’91, e quella ritrovata in questo 2018 che celebra anche il potere del suo zar Putin, all’inizio di un nuova mandato. Una Russia divisa tra grandi ricchezze ed enormi povertà. Erofeev, il più rappresentativo scrittore contemporaneo russo, autore di libri come “L’enciclopedia dell’anima russa”, e “La bella di Mosca”, nel presentare “Scattami una Polaroid sulla Piazza Rossa”, scrive:” Entrambi – io e Masha –   vogliamo fortemente che i valori della Russia si avvicinino all’Europa, che i legami tra la nostra Russia e l’Occidente siano più stretti. Io e Masha siamo per il dialogo della nostra Russia con l’Occidente. Per il nostro Paese sono giorni di chiusura e di isolamento, ma sono convinto che questo momento di isolamento internazionale presto finirà, sono convinto che prenderà forza la nostra comune visione della Russia. In questo libro – chiude Erofeev – c’è tutto il fascino della vita culturale russa, ben rappresentati e sviscerati i meccanismi dell’autocrazia del nostro Paese”. 

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In “Scattami una polaroid sulla Piazza Rossa”, la protagonista, Sasha Averina,  andata via ragazzina dall’Unione Sovietica , torna in Russia per  raccontare, da giornalista, il Paese di oggi  nel centesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Sasha, naturalizzata italiana,  arriva nella sua città, la vecchia Leningrado, nel giorno di un attentato terroristico firmato dal fondamentalismo islamico. Inizia così la rivisitazione di una  città tra “polaroid” del passato, scattate  all’ombra dei palazzi lasciati in eredità dall’edilizia sovietica e nei salotti della prospettiva Nevskij.  Accanto alle “polaroid”, ricordi del passato, i selfie di oggi, Nel romanzo, la ricerca della felicità di un Paese e dei suoi incredibili personaggi  si intreccia con quella personale di Sasha.  Mosca,  storica rivale della “capitale del Nord”,  svela la sua anima divisa tra nostalghija, la ricchezza di Rublevka, paradiso degli oligarchi,  l’isolamento internazionale seguito alla  crisi ucraina, e le difficili proteste. 

“La Russia muore senza narrazione”, ricorda Sasha Averina, che attraversa e ci offre la Russia di oggi e ci accompagna nel ricordo, in una Russia che è nostalgia, poesia, e rivisitazione di quel pesante clima legato al soffocante regime di allora.  Nel racconto di Sasha-Masha, piccole storie, tanti “autoscatto”, l’interno di famiglia con un padre poeta e uomo libero, aperto alla grande comune cultura europea. A lui dedicato l’ultimo capitolo del libro. Dallo studio di Victor Erofeev, Sasha segue  le proteste dei giovani, guidati dal blogger anti-corruzione Alexej  Navalny, parlando della Russia di ieri, di oggi e quella auspiucata. Nell’incontro con il grande scrittore fa irruzione l’Italia, avamposto di una Europa che smarrisce antichi valori e che si riscatta con lumanità e la cultura dellaccoglienza di Lampedusa, isola che Erofeev ha vissuto accanto a Pietro Bartolo, langelo degli immigrati. 

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*giornalista, nata a Leningrado, tornata a chiamarsi San Pietroburgo nel ‘91, dove vive gli anni della perestrojka di Michail Gorbachov, studiando al Liceo n.318, il “Palmiro Togliatti”, unico istituto superiore nell’URSS con l’insegnamento dell’italiano. Prima esperienza alla cronaca della “Leningradskaja Pravda”. Il colpo di Stato dell’agosto del 1991 la sorprende in gita scolastica in Italia. E in Italia rimane, dove si laurea in Lingue e letterature straniere all’Università dell’Aquila. Poi la Scuola di giornalismo radiotelevisivo RAI di Perugia. Lavora in RAI, nella Redazione Esteri del Giornale Radio, dopo anni al TG3.

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